DAY HOSPITAL/10:
in 3 anni, più di mille interventi in Cardiochirurgia

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LECCO – E’ una delle strutture più giovani dell’Azienda Ospedaliera, ma a tre anni dalla sua nascita ha raggiunto traguardi a dir poco eccellenti: è la Cardiochirurgia del Manzoni, protagonista della decima puntata di Day Hospital, la rubrica di Lecco Notizie dedicata al mondo della sanità lecchese.

“Già una decina di anni fa si era tentato di aprire un reparto di Cardiochirurgia a Lecco attraverso una collaborazione con l’ospedale di Bergamo e per un certo periodo si operavano saltuariamente uno o due pazienti alla settimana, con tutto il personale che da Bergamo si muoveva in trasferta verso il Manzoni. Il progetto ha poi subito una pausa fino al 2009, quando è stato invece stipulato un nuovo accordo tra le due strutture ospedaliere, con il mio arrivo definitivo a Lecco nel novembre di quell’anno e il primo intervento effettuato il 16 dicembre”.

A spiegare la recentissima storia della Cardiochirurgia di Lecco è il suo primario, nonché direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliera, il Dott. Amando Gamba che ha guidato la struttura dalla sua nascita al traguardo dei mille interventi realizzati nell’aprile di quest’anno:

“Abbiamo iniziato nel dicembre del 2009 eseguendo i primi sei interventi come da programma. Dal gennaio 2010 l’attività è proseguita con un operazione al giorno fino ad aprile quando, dopo aver verificato che tutto procedeva secondo le più ottimistiche previsioni, abbiamo iniziato ad eseguire due interventi al giorno; programma che continua tuttora”.

Il risultato di questa incessante attività chirurgica ha portato risultati in buona parte insperati: “Per il 2010 erano stati previsti 300 interventi e ne sono stati invece compiuti quasi 400 – spiega il primario – nel 2011 abbiamo raggiunto quota 470 a fronte dei 400 ipotizzati ed è probabile che nel 2012 raggiungeremo quota 480 interventi”.

Il lavoro dei medici, però, deve fare i conti con le disponibilità dei posti letto nel reparto: “A questi ritmi, siamo al limite delle nostre capacità in termini di risorse umane ed ambientali” rivela il Dott. Gamba; la struttura dispone complessivamente di sei posti di degenza, quattro in terapia intensiva ed altrettanti in terapia sub-intensiva. Sono inoltre disponibili 22 posti di riabilitazione post-chirurgica utilissimi per ridurre il periodo di degenza in cardiochirurgia.

Un ruolo fondamentale per garantire l’efficienza della struttura e per facilitare il compito del personale è assunto dalla logistica con la quale è stato studiato dell’intero Dipartimento Cardiovascolare: Cardiochirurgia, Chirurgia vascolare, Cardiologia, Cardiologia Riabilitativa si trovano infatti sullo stesso piano, in stretta interconnessione tra loro. “E’ una situazione difficilmente riscontrabile in altre realtà – spiega il direttore – Questo, oltre ad una comodità non da poco per pazienti e medici, ci permette di lavorare a stretto contatto con i cardiologi e di poter gestire con maggiore elasticità i posti letto a disposizione. Caratteristica più unica che rara nel rapporto con i cardiologi è la riunione che tutti i giorni svolgiamo con loro per discutere in tempo reale sulle condizioni dei malati ricoverati e sulle eventuali indicazioni chirurgiche ; questo scambio di informazioni e la possibilità di una discussione collegiale consente un trattamento del paziente più attento e spesso anche più tempestivo”.

Quattro chirurghi affiancano il primario nell’attività di tutti i giorni, mentre otto anestesisti si occupano della sala operatoria e della terapia intensiva; una trentina il personale infermieristico distribuito su tutto il dipartimento.

“Estremamente comoda e sicura per il paziente – prosegue il dott. Gamba – è la presenza nello stesso dipartimento della Riabilitazione Cardiologica: tutti i malati operati necessitano infatti di riabilitazione e sono pochissimi i centri che hanno la stessa opportunità offerta a Lecco. La vicinanza tra i due reparti fa si che per qualsiasi complicanza sia possibile l’intervento tempestivo di specialisti e l’eventuale trasferimento in ambienti più idonei (terapia intensiva o sub-intensiva). Grazie a questa vicinanza è inoltre possibile accorciare la degenza post operatoria perché i pazienti operati passano, dopo pochi giorni, dalla terapia sub intensiva direttamente in riabilitazione, evitando il ricovero in reparto”.

La conferma inequivocabile dell’ottimo lavoro dei medici è il tasso di mortalità ospedaliera, attestato intorno al 2% con bassa incidenza di complicanze post-operatorie.

Da subito abbiamo deciso di accettare qualsiasi tipo di intervento, sentendoci in grado di affrontare anche i casi più difficili – rivela il direttore – Quando si parte per una cosa nuova e impegnativa, non tutti ti danno fiducia e noi stessi qualche timore lo avevano lavorando in un centro nuovo, con collaboratori e personale che con conoscevamo; i risultati ci hanno invece dato ragione, soprattutto dal punto di vista della qualità: in questi tre anni abbiamo registrato mediamente una mortalità ospedaliera di circa il 2% e considerando che i malati che abbiamo operato avevano un rischio riconosciuto da criteri internazionali del 6-7-8%, non possiamo che ritenerci soddisfatti”.

Circa metà dei casi curati dai cardiochirurghi del Manzoni riguardano malati coronarici, quindi con la necessità di un bypass aortocoronarico, il 25% dei pazienti presenta invece patologie alle valvole cardiache; nel 10% circa è stata eseguita una doppia procedura chirurgica nello stesso intervento (alle valvole e alle coronariche) e il restante 15% dei malati presenta altri tipi di patologie come gli aneurismi all’aorta, aritmie cardiache o cardiopatie congenite.

Per quanto riguarda il trattamento degli aneurismi, sinonimo di grave dilatazione dell’aorta ovvero di quell’arteria che nasce dal cuore e porta il sangue a tutto l’organismo, il Dott. Gamba è autore di un metodo innovativo denominato “Sleeve” (che in inglese significa “manica”): “Di fatto – spiega il primario – consiste nel ricoprire l’arteria dilatata con una protesi particolare riportandone il diametro ad una dimensione normale e scongiurando il pericolo di rottura quasi sempre mortale. Con questo intervento, iniziato a Bergamo nel 2006 e subito introdotto anche a Lecco, sono stati operati a tutt’oggi quasi cento pazienti e recentemente due gruppi di chirurghi ,dal Belgio e dall’Olanda, sono venuti al Manzoni per assistere a questo tipo di intervento perché vorrebbero introdurlo anche nel loro centri”.

Un’altra peculiarità che caratterizza la cardiochirurgia del Manzoni è l’utilizzo, per la sostituzione della valvola ortica, di particolari protesi biologiche denominate “stentless”, “che – rivela il dottore – richiedono una tecnica chirurgica più impegnativa ma in cambio offrono delle caratteristiche in termini di funzionamento e di durata superiori. Per questo tipo di valvole Lecco è centro di riferimento europeo per l’apprendimento delle tecniche di impianto ed è in corso uno studio osservazionale sulla loro durata che durerà almeno 10 anni. Nei by-pass coronarici, numericament l’intervento più eseguito utilizzato per le ostruzione delle coronarie, tra le arterie che irrorano il cuore vengono preferenzialmente utilizzate le arterie mammarie perché offrono una probabilità maggiore di rimanere funzionanti per molti più anni rispetto alle vene”.

“Attualmente – conclude il direttore – il nostro obiettivo principale e quello di stabilizzare la struttura e coprire al 100% le richieste del territorio afferente al nostro ospedale . Per fare questo è probabile che le strutture a nostra disposizione, già oggi utilizzate al massimo delle possibilità, diventino progressivamente insufficienti . E’ pertanto ipotizzabile già da oggi un possibile adeguamento delle risorse ambientali ed umane”.

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