MERATE – Nei giorni scorsi è stato eseguito con successo, presso l’Ospedale di Merate, il primo trattamento ablativo della fibrillazione atriale, la più comune fra le aritmie cardiache, con una prevalenza dello 0,5% nella popolazione adulta.
“La patologia – spiega Stefano Maggiolini, primario della Cardiologia dell’Ospedale Mandic – è causa di un significativo aumento del rischio di complicazioni cardiovascolari; provoca, inoltre, una riduzione della tolleranza agli sforzi, con sintomi quali palpitazioni, affaticamento e mancanza di fiato. Favorisce, altresì, la formazione di coaguli all’interno del cuore ed il rischio di fenomeni embolici come l’ictus cerebrale. Per questo motivo i pazienti con fibrillazione atriale vengono solitamente trattati con farmaci anticoagulanti”.
Per ripristinare il ritmo cardiaco sono possibili trattamenti farmacologici. Talvolta, tuttavia, i farmaci antiaritmici risultano inefficaci e possono causare effetti collaterali. Non a caso, recenti sviluppi medico-scientifici hanno consentito di trattare la fibrillazione atriale mediante ablazione con radiofrequenza.
Quello di qualche giorno fa al Mandic è stato un intervento di questo genere. La paziente coinvolta? Una donna di 65 anni, abitante a Lecco, che soffriva da anni di episodi di fibrillazione atriale, nonostante la terapia farmacologica a cui si è sempre sottoposta.
La procedura, efficace e senza complicanze, è stata effettuata da Francesco Cantù, primario della Cardiologia di Lecco ed esperto in questo tipo di trattamento, insieme agli elettrofisiologi di Merate Marco Di Sabato e Claudio Carbone.
“L’ablazione – afferma Cantù – è una procedura mini invasiva che prevede l’uso di piccoli cateteri che vengono avanzati fino al cuore lungo il sistema venoso e che consente di eliminare le cellule da cui originano i battiti cardiaci anomali ovvero le aritmie.
“Il trattamento – continua Maggiolini – è riservato a pazienti che hanno episodi parossistici (che durano pochi giorni) di fibrillazione atriale, senza una significativa patologia cardiaca sottostante e che si ripetono nonostante una terapia farmacologica. In questi pazienti la probabilità di successo con una procedura ablativa o, eventualmente, una seconda in caso di recidiva è molto alta”.
Questa terapia non viene effettuata in tutti gli ospedali e la percentuale di successo dipende dall’esperienza degli operatori.
“Nell’ambito del Dipartimento Cardiovascolare la collaborazione tra le strutture cardiologiche di Lecco e Merate – aggiunge sempre il primario del Mandic – è sicuramente un punto di forza dell’Azienda Ospedaliera, permettendo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane e garantendo una qualità professionale di alto livello con il contributo delle eccellenze là dove servono. Un nuovo tassello che si aggiunge al desiderio di dare ai pazienti del meratese un servizio ed una professionalità sempre migliori”.