MANDELLO – “Da un anno a questa parte, ovvero da quando la Lega Nord di Mandello ha accettato con convinzione di aderire a un tavolo di forze unite di centrodestra, si era ribadito un concetto molto semplice e chiaro: non si rivanghi il passato, voltiamo pagina e cerchiamo di andare avanti. Una dimostrazione di maturità è anche quella di essere propositivi, qualunque fatto sia accaduto in passato”.
Fabiola Bertassi interviene nel dibattito in corso a distanza di pochi giorni dal voto amministrativo mandellese di domenica prossima.
“Riccardo Fasoli, candidato sindaco del “Paese di tutti”, nella conclusione di un articolato discorso apparso su Lecconotizie domenica 24 maggio – osserva il segretario cittadino della Lega Nord, candidato consigliere nella lista “Mandello al centro” – in piena polemica con la lista di Grazia Scurria invita a informarsi sulla storia del “Paese di tutti” e sulla sua nascita. Il perché di questa esternazione non risulta chiaro, tuttavia è chiaro che la Lega Nord, che subì le conseguenze delle scelte di alcuni personaggi oggi alla guida del “Paese di tutti”, è stata indirettamente chiamata in causa”.
“In veste di segretario della sezione cittadina dei lumbard – aggiunge la Bertassi – ora sono qui per spiegare fatti e ragioni. Come nasce il “Paese di tutti”? Nasce da uno scorretto comportamento rispetto alle direttive dei vertici della Lega Nord, che poi si rivelò essere null’altro che un banale tradimento. Nel 2005 il candidato sindaco era il vicesindaco uscente Sergio Gatti che, dopo aver accettato la candidatura per la coalizione alla presenza del direttivo provinciale della Lega Nord, dopo due giorni, al momento della sottoscrizione dell’accordo, rifiutò di firmare (fanno fede i verbali del direttivo provinciale)”.
“Questo accadeva – osserva sempre il segretario cittadino della Lega – un mese e mezzo prima delle elezioni. In seguito si scoprì che un gruppo di militanti capitanati dall’allora segretario della sezione mandellese della Lega, Andrea Tagliaferri, e dallo stesso Gatti da mesi partecipava a riunioni “carbonare” presso una sede diversa da quella del partito, ovviamente all’oscuro degli altri militanti, con i quali però poi partecipavano alle riunioni di sezione del martedì come se nulla fosse”.
Fabiola Bertassi così conclude: “Il gruppetto di facinorosi aveva anche acquistato un computer per il nuovo gruppo politico a spese della sezione cittadina. Quando fu loro richiesto di giustificare l’ammanco in cassa decisero di lasciare alla sezione il pc acquistato, ma poco furbescamente si dimenticarono di cancellarne i files memorizzati in cui erano elencati nomi e fatti del neonato “Paese di tutti”, compresa la lista di tutti i candidati. Complimenti per la trasparenza e lo spirito di onestà!”.