BALLABIO – Sarà un Carnevale nel segno del canto per il Coro Siyahamba di Ballabio.
Il prossimo 14 febbraio, in occasione appunto del “sabato grasso” festeggiato in tutti i paesi anche del Lecchese non di rito ambrosiano, i coristi diretti dal maestro Massimo Gilardoni si recheranno in trasferta a Nuova Olonio, in territorio del comune di Dubino, e si esibiranno presso la Casa Madonna del Lavoro – Opera don Guanella con l’intento di rallegrare gli ospiti di quello stesso istituto (anziani e disabili) proponendo loro una serie di canti spiritual, gospel e della tradizione africana. Il tutto, naturalmente, in… maschera.
“Regalare momenti di distrazione, serenità e allegria a persone meno fortunate di noi – afferma il maestro Massimo Gilardoni, mandellese – è sempre una bella esperienza, che arricchisce anche chi la propone”.
“I canti che eseguiremo sono in lingua inglese – aggiunge – dunque non accessibili a tutti per quanto riguarda la comprensione del testo, ma ritengo che in casi simili l’importante sia far giungere il messaggio che un canto, in qualunque lingua venga eseguito, sa sicuramente trasmettere”.
Nel corso del pomeriggio in musica e in allegria di sabato prossimo (l’appuntamento a Nuova Olonio è per le ore 15.45) gli ospiti della Casa verranno coinvolti con il battito delle mani e (quando possibile) con i semplici movimenti tipici dei canti gospel, spiritual e afro, cui il Coro Siyahamba attinge come noto come proprio repertorio.
Al momento della morte di don Guanella, datata 24 ottobre 1915, il Ricovero di Olonio era una realtà piuttosto piccola, se confrontata ad altre case dell’Opera. I ricoverati erano tra i 40 e i 60 e abitavano ancora il vetusto edificio “La Castella”, acquistato dal beato (ora santo) nel 1900 e soltanto in parte ristrutturato e ampliato.
Negli otto anni successivi (1915-1923) la situazione rimase per così dire stazionaria. Anzi, se possibile, peggiorò per la penuria del dopoguerra, per il riacutizzarsi della malaria, per l’inadeguatezza dei confratelli presenti e, infine, per lo scetticismo dei superiori maggiori di Como circa l’opportunità di dare sviluppo all’opera sociale in Pian di Spagna.
Per attuare il progetto di graduale smobilitazione dell’attività in favore dei disabili, i superiori maggiori inviarono nel 1923, come direttore ad Olonio, don Giovanni Riva. Questi, in sette anni, ricostruì e ampliò il ricovero Casa Madonna del lavoro, portando a 200 il numero degli ospiti.
Fondò la Pia Opera e pubblicò un bollettino trimestrale, oltre a organizzare comitati di laici impegnati a sostenere lo sviluppo della Casa.
I direttori che gli succedettero – in particolare don Luciano Tosi – dovettero assumersi il compito di portare a termine i lavori iniziati, saldare i debiti e, soprattutto, organizzare un’equilibrata gestione dei gruppi di ospiti (tra gli altri anziani, minorati gravi e bambini disabili scolarizzabili).
A don Francesco Rovida si deve la costruzione della cappella per gli ospiti e dell’abitazione per le suore guanelliane.