BARZAGO – Le Iene riaccendono le telecamere nel lecchese, questa volta per l’incredibile storia di Valbona Berisha, 33enne albanese, scappata in Siria con il suo figlio più piccolo, lasciando il marito Afrim e le due figlie più grandi a Barzago, paese dove la famiglia viveva da oltre dieci anni.
La trasmissione di Italia Uno diffonde i fotogrammi della donna all’aeroporto di Orio al Serio, poco prima di prendere il volo per Istanbul, la prima tappa del suo viaggio verso la Siria per unirsi all’Isis.
“Entrambi siamo sempre stati musulmani non praticanti – spiega Afrim intervistato dall’inviato Luigi Pelazza – Negli ultimi tempi era però cambiata, ha cominciato a pregare, a studiare il corano, ad indossare il velo quando usciva o arrivava un estraneo a casa”.
Comportamenti che hanno insospettito l’uomo, mentre in lei cresceva la devozione verso l’associazione terroristica. Le prove erano nel cellulare e nel computer della donna: la bandiera dell’Isis come foto profilo in Skype, nel telefonino la foto di Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi, e tra le mail quella di un cittadino kosovaro, noto alle forze dell’ordine come potenziale foreign fighter, che le dava conferma della prenotazione del volo per Istanbul.
Il giorno della sua partenza, nel novembre del 2014, ad accorgersi della fuga della madre è stata la figlia, rincasando, ne ha notato l’assenza e ha telefonato al padre. “ Erano le 5.30 del pomeriggio, sono tornato subito a casa e abbiamo visto che non c’erano i vestiti nell’armadio, mancavano il suo passaporto e quello di Alvin. La mattina successiva abbiamo fatto denuncia ai carabinieri”
Afrim ha intuito le intenzioni della moglie ed attraverso l’Iphone del fratello è riuscita a localizzare la posizione delle donna nelle vicinanze di Aleppo e qualche settimana dopo ha tentato di raggiungerla al confine con la Turchia. Lei però si è negata e gli ha concesso solo un minuto al telefono con il piccolo: “mi diceva che sentiva le bombe, i vetri che si infrangevano, era spaventato – racconta il padre – gli era stato cambiato nome in Yussef e ha iniziato a frequentare la moschea. Lo portavano a pregare alle 5 della mattina”.
Da circa un anno Afrim ha perso i contatti con loro. “Potrebbero non avere più il cellulare, la mia paura è che possano essere morti sotto le bombe”.
Per rintracciarli, l’uomo è disposto a tutto, anche a vendere i propri averi e pagare un mediatore che promette, per 250 mila euro, di riportargli a casa moglie e figlio. Pellezza lo aiuterà nelle ricerche: QUI IL VIDEO