La città accoglie il nuovo prevosto: “Lavoriamo insieme per il bene di Lecco”

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LECCO – ” ‘L’uomo, fin che sta in questo mondo, è un infermo che si trova sur un letto scomodo più o meno, e vede intorno a sè altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello: e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena s’è accomodato nel nuovo, comincia, pigiando, a sentire qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo in somma alla storia di prima. E per questo si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio’. Manzoni concludeva così i Promessi Sposi, noi così iniziamo il nostro cammino insieme”.

Queste le parole di monsignor Davide Milani, nuovo prevosto di Lecco, pronunciate oggi, domenica, durante l’omelia della messa di insediamento. La basilica di San Nicolò era gremita per la celebrazione officiata dal vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla insieme a tutti i sacerdoti della comunità pastorale.

Il nuovo prevosto è stato accolto alle 18.30 a palazzo delle Paure dal sindaco di Lecco Virginio Brivio, dal presidente della Provincia Flavio Polano, dal prefetto Liliana Baccari, dai maggiori rappresentanti delle forze dell’ordine e da altre autorità civili compreso il sindaco di Valgreghentino Sergio Brambilla, paese d’origine di monsignor Milani.

“Riscoprire un senso di comunità e su questo ci sono spazi di collaborazione sicuramente importanti” ha detto il sindaco di Brivio. “Sono felice di essere stato accolto in città, la prima sera che sono venuto qui, da Valentino, un senza fissa dimora che già conoscevo – ha detto il prevosto -. Mi ha fatto piacere essere accolto da lui e mi sono sentito a casa”.

Accompagnato dal Corpo Musicale Alessandro Manzoni di Lecco il corteo è giunto in basilica dove ad attendere il nuovo prevosto c’erano i flauti di pan dei Picett del Grenta. In tanti hanno voluto partecipare alla santa messa in cui c’è stato l’insediamento ufficiale.

Monsignor Milani ha cominciato l’omelia con una citazione cinematografica, ricordando la storia di Gelsomina e il matto del capolavoro di Fellini “La strada”: “All’inizio del mio ministero pastorale a Lecco non mi sento come un prete che si merita un posto, una carica, un titolo – ha detto – ma come chi riceve un dono. Lavorerò, perché so solamente lavorare. Mi impegnerò, faticherò, pregherò, dall’alba al tramonto, come fate voi tutti ogni giorno. In queste parrocchie lavorerò e pregherò alacremente perché è bello lavorare con Dio, mi entusiasma, mi rende gioioso, mi dà un senso. Questo lavoro, solo questo so fare, mi rende felice, io ne ho bisogno”.

“Sono qui tra voi, stasera, perché ho bisogno di lavorare  – ha detto -. Ho bisogno di essere parte di una comunità, di godere delle amicizie e dei legami che la uniscono. Vengo qui come cristiano tra i cristiani, io con la mia vocazione da prete e con le responsabilità che ne derivano, ciascuno di voi con la propria scelta di vita, ma con la stessa fede. Non sono una personalità pubblica che da stasera entra nel consesso dei notabili del territorio, non sono nemmeno un ecclesiastico da onorare perché nuovo capo di una prestigiosa chiesa, non celebriamo questo stasera. Lavoriamo insieme per il bene di Lecco, per chi vive la nostra città, per chi la abita, per chi viene ogni giorno per lavoro. L’uomo è uno solo, fatto di spirito e di corpo, di anima e di desideri di felicità”.