La crisi fa sempre più paura e scappano anche gli stranieri

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LECCO –  Il periodo storico di forte crisi pare proprio non stia risparmiando niente e nessuno, tant’è che per la prima volta in 10 anni anche il numero di immigrati presenti in provincia è calato. Se dal 2001 al 2010 il numero degli stranieri è pressochè triplicato, passando da 10 a 30 mila, nei due anni successivi l’incremento c’è stato nonostante il sensibile rallentamento assestandosi attorno ad un + 10%, fino ad arrivare al 2012 quando il trend si è invertito facendo registrare una diminuzione degli stranieri pari a meno 600 presenze (attualmente in provincia se ne contano 32mila e 400).

A dirlo è il XIV rapporto sull’immigrazione illustrato ieri a Merate, su iniziativa dell’Osservatorio Provinciale sull’immigrazione, da Gian Carlo Blangiardo e Alessio Menonna della Fondazione Ismu che hanno curato il rapporto sotto la la supervisione scientifica del professore Ginacarlo Blangiardo della Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Al tavolo dei relatori anche Mario Mezzanzanica, della facoltà di scienze statistiche dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha presentato un focus sul mercato del lavoro che vede protagonisti gli stranieri.

ASPETTI QUANTITATIVI – In questi ultimi anni la popolazione straniera presente nella provincia di Lecco è passata da 10.500 unità (gennaio 2001), a 32.400 (luglio 2012) di cui più del 85% formata da persone residenti (iscritti alle anagrafi comunali), elemento che parla di stabilizzazione sul territorio provinciale.
Il 2012 però è un anno caratterizzato da una minore pressione migratoria. Complessivamente, in riferimento al luglio 2011, la popolazione immigrata è diminuita di circa 600 unità (lo stesso trend si riscontra anche nelle altre province lombarde).

PAESI DI PROVENIENZA – Dal 2001 al 2012 est-europei e latinoamericani hanno più che quadruplicato la loro presenza nel lecchese, gli asiatici l’hanno triplicato, mentre i macrogruppi africani del Nord e del Centro – sud sono cresciuti più del doppio anche se, con riferimento all’anno scorso, sono diminuiti di circa 1.000 unità.
Come ogni anno, il gruppo più numeroso permane quello europeo. La numerosità est-europea è passata così da 3.200 a 12.700 unità. Gli africani del Nord sono passati da 2.700 a 6.600 unità, mentre quelli dell’Africa Centro – sud sono passati da 2.700 a 6.500 unità.
Ai primi 4 posti secondo il Paese di provenienza sono: Marocco con 4.970 unità, Romania con 3.990 unità; Albania con 3.360 unità e Senegal con 2.340 unità. Seguono Kosovo1 Costa d’Avorio, Perù, Moldavia e Burkina Faso .

IRRREGOLARITA’ – L’evoluzione dell’incidenza dell’irregolarità all’interno della presenza straniera indica una riduzione del fenomeno rispetto all’anno precedente – complice la recente emersione dal lavoro irregolare – con un record di minimo dell’7% (totale 2.200).
Confrontando le macroaree, l’Est Europa ha il più basso tasso di incidenza di irregolari (5%), mentre tutte le altre aree hanno la stessa percentuale di irregolari (8%) .

CARATTERISTICHE STRUTTURALI (genere, età, istruzione, religione) – La composizione per genere evidenzia la presenza di un maggior numero di uomini, anche se si osserva un decremento nel corso degli anni (dal 70% nel 2002 al 52% nel 2012) a favore di un aumento della quota delle donne (dal 30% nel 2002 al 48% nel 2012).
L’età mostra che, a livello lombardo, Lecco ha l’età media più elevata di quella regionale sia per il genere maschile (38 anni – 3 anni al di sopra della media regionale), che per quello femminile (37 anni – circa 2 anni al di sopra della media regionale).
Il titolo di studio ottenuto dagli stranieri mette in luce una prevalenza di diplomi di scuola secondaria superiore e dell’obbligo (82%), mentre i senza titolo sono circa l’8%. La quota dei laureati si attesta al 11,4%.
La religione professata dagli stranieri evidenzia, dopo il massimo storico dei musulmani (65% nel 2010), una leggera diminuzione anche nel 2012 (56%) e un aumento degli stranieri che professano altre religioni cristiane (dal 3% nel 2011 al 12% nel 2012).Diminuiscono, inoltre, i cattolici (dal 27% nel 2011 al 24% nel 2012).

ANZIANITÀ – Il 43% degli immigrati presenti a Lecco vive in Italia da 5 – 10 anni, mentre il 44% vive in Italia da più di 10 anni. Per quanto concerne l’anzianità in provincia il 45% è presente da 5 –10 anni, mentre il 37,5% è presente da più di 10 anni.
Uno sguardo ad alcune nazionalità mostra come sia il Perù a registrare l’anzianità della presenza più alta (15 anni) seguito da Tunisia e Romania (13 anni).

LAVORO – La condizione lavorativa mostra come un immigrato su tre è occupato in maniera regolare a tempo indeterminato.
La quota di disoccupazione cresce dal 16,5 % nel 2011 al 18 % nel 2012. La maggior parte dei lavoratori maschi sono operai nell’industria (32%), mentre il 25% delle donne lavorano come assistenti domiciliari e addette alle pulizie e 7% di loro lavorano come interpreti o mediatori culturali. Lecco, inoltre, è tra le province con il tasso più basso di occupazione irregolare.
Uno sguardo alle macro-aree e alle nazionalità mostra come l’Asia ha la quota più bassa di disoccupazione (8%), mentre l’Africa Sub-sahariana ha la quota più alta (29%). A livello di nazionalità Costa d’Avorio mostra la quota più elevata di disoccupazione (37%).

ABITAZIONE E FAMIGLIA – Il dato sulla sistemazione abitativa mostra come la quota di chi vive in un’abitazione solo per se o con famiglia incrementi nel corso degli anni, passando dal 63% del 2001 all’88% del 2012.
Il confronto con le altre province lombarde pone Lecco al terzo posto della graduatoria per la percentuale di case in affitto (con 64,5% ossia 9 punti percentuali di distacco rispetto alla media regionale) e al quarto posto per la quota di case di proprietà (23,5%), elementi questi che parlano di un buon inserimento e integrazione della popolazione immigrata.
Per quanto concerne i dati relativi allo stato civile Lecco ha una prevalenza di coniugati con una incidenza di circa 62% sia per gli uomini che per le donne.
Per la coppia con figli Lecco è di 9 punti sopra la media regionale posizionandosi al primo posto (51%) nella classifica delle province.
Tra le nazionalità i cinesi mostrano la quota più elevata di coppie senza figli, mentre gli algerini e gli albanesi registrano la percentuale più elevata di coppie con figli (rispettivamente 94% e 79%). Infine il nucleo allargato è sperimentato principalmente dagli ivoriani (44%).

INTEGRAZIONE– Si osserva un incremento nel livello di integrazione all’aumentare dell’anzianità della presenza. Lo stato civile caratterizzato dalla più alta integrazione è quello dei coniugati per gli uomini e quelle delle divorziate/separate per le donne. Gli immigrati laureati e diplomati sono in possesso di un livello di integrazione più elevato. L’analisi per appartenenza religiosa non ha evidenziato effetti particolarmente significativi sul livello di integrazione. Infatti, i musulmani e i cattolici hanno un indice di integrazione intorno al 0,6.
In generale, l’indice di integrazione mette in luce come la provincia di Lecco si posiziona al terzo posto nella classifica lombarda per l’anno 2012.

MERCATO DEL LAVORO dal 2009 al 2012 –  I dati analizzati si riferiscono alle comunicazioni obbligatorie da aziende con sede operativa nella provincia di Lecco. Ne emerge che sono state effettuate oltre 75 mila comunicazioni obbligatorie di cui il 43% è relativo ad avviamenti-assunzioni , il 41% a cessazioni ed il restante 16% a proroghe e trasformazioni. Il 60% degli avviamenti avviene per gli uomini ed il 40% per le donne. La quota maggiore di avviamenti concerne i giovani tra 20 e 34 anni (54%). La cittadinanza prevalente è quella romena (16%) seguita da quella senegalese (10%), marocchina (9%), albanese, ivoriana (6%) e così via. Complessivamente gli avviamenti con contratti a tempo determinato occupano il 58%, mentre quelli a tempo indeterminato il 41%. Quest’ultimi sono calati del 25% nel periodo analizzato, mentre sono cresciuti del 14% gli avviamenti a tempo determinato. Gli avviamenti per settori indicano che il 59% avviene nel Commercio e servizi (in questo settore viene occupato l’83% delle donne), segue con il 31% l’industria e con l’8% le Costruzioni. Infine è stata analizzata anche la mobilità territoriale in collegamento con le figure professionali come capacità del territorio a soddisfare la domanda dei cittadini domiciliati in provincia.