Lago e Adda in secca: “aprite le dighe!”

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LECCO – L’acqua si ritira, le spiagge si allargano e l’Isola Viscontea è sempre meno “isolata”: continua inesorabile la discesa del livello del lago, e se non bastasse l’occhio nudo per accorgersi del preoccupante fenomeno, un’ulteriore conferma è data dai –24,4 cm dallo zero idrometrico segnati mercoledì dalla stazione di rilevamento di Malgrate e riportati dal Consorzio dell’Adda. Dati ad dir poco critici, seppur lontani dai -30cm raggiunti nell’estate del 2003.

Eppure l’acqua c’è, denunciano in una nota congiunta il presidente di Coldiretti Lombardia e di Legambiente Lombardia , Ettore Prandini e Damiano Di Simine:

“Nel momento più critico di una siccità destinata a lasciare il segno, oltre 260 milioni di metri cubi d’acqua sono stoccati negli invasi idroelettrici del solo bacino dell’Adda (Valtellina e Valchiavenna, una parte anche in territorio svizzero). Si tratta di un volume enorme – spiegano – quasi dodici volte superiore alla riserva stoccata dall’intero lago di Como, che ha ormai trattiene solo 23 milioni di metri cubi sopra il livello della traversa di Malgrate”.

Insomma, mentre a valle abbiamo “campi riarsi e fiumi a secco – sottolineano i due presidenti – i gestori dei forzieri idroelettrici tengono chiusi i rubinetti, aspettando il momento in cui la vendita di corrente elettrica permette di massimizzare i profitti”.

“Chiediamo nuove regole per la gestione della risorsa idroelettrica lombarda – concludono – Il mondo della produzione energetica sta cambiando: l’ingresso di nuove fonti rinnovabili nel mercato ha ridotto i margini speculativi e le nuove centrali termoelettriche sono tutte modulabili e quindi anche la regolazione dei grandi bacini idroelettrici deve essere fatta tenendo conto dei diversi bisogni, sia energetici che idrici e non più, come è accaduto anche in questa estate, in funzione esclusiva del massimo profitto conseguibile dalle società energetiche”.

Anche la Coldiretti Como-Lecco  si unisce all’appello lanciato a livello regionale, di concerto con Legambiente, a “liberare l’acqua dai bacini di montagna”, sottolineando la necessità di “ripensare e riprogrammare anche il sistema irriguo del territorio interprovinciale”.

I danni principali, provocati dalla siccità, riguardano sopratutto le colture di mais: “ Molti hanno raccolto quello che c’è: poco e di scarsa qualità, con perdite di resa anche del 50%. Irrigarlo era diventato impossibile. Altrove, addirittura, è bruciato nei campi, arso da una siccità che davvero non ha precedenti sul territorio” ha spiegato  il presidente Fortunato Trezzi.

“Una situazione drammatica non solo nei campi” aggiunge il direttore Francesco Renzoni, riferendosi ai danni ribaltatisi a catena sulla filiera zootecnica: “Il caldo sta pesantemente condizionando la produzione di latte, con perdite dal 15% al 20% dovuti all’inappetenza e allo stress delle vacche. In più, le gravi perdite del raccolto cerealicolo in campo si ripercuotono sulle stalle: l’impossibilità di contare su raccolti propri obbliga infatti gli imprenditori ad approvvigionarsi esternamente, con prezzi schizzati alle stelle per quanto riguarda mangimi e farine, in particolare a base di soia”.

La speranza è tutta nelle annunciate piogge, che dovrebbero fare capolino sulla Lombardia nel prossimo weekend.