Lecco ricorda Riccardo Cassin:
“Era un grande uomo”

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LECCO – “Alpinisti si nasce, come si nasce navigatori o poeti.” Inizia così “Dove la parete strapiomba”, il primo libro scritto da Riccardo Cassin nel 1958, al termine delle prime grandi imprese che lo portarono sotto i riflettori dell’alpinismo mondiale. Un accostamento bizzarro, quello tra alpinisti e poeti, ma perfettamente spiegato poche righe dopo dal “friulano che più che lecchese non si può”: “i poeti riescono ad uscire dalla grigia realtà di ogni giorno, sono dei sognatori che seguono un ideale che non dà profitti. Senza notevole dose di poesia non si affrontano le grandi fatiche (…)”

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da sinistra Daniele Redaelli, Rossano Libera e Alessandro Gogna

A “Dove la parete strapiomba” e al suo autore, Riccardo Cassin, è stata dedicata la serata di martedì 25 novembre presso la Sala Ticozzi dal titolo “Cassin, cento anni di vita, di avventure e di montagna”, voluta dalla Fondazione Riccardo Cassin in collaborazione con Alpine Studio: una serata che ha voluto ricordare l’uomo, le sue imprese ma soprattutto i suoi insegnamenti, attraverso le parole del suo biografo ufficiale, Daniele Redaelli, e di due noti alpinisti italiani, Alessandro Gogna e Rossano Libera (autore tra l’altro della prefazione alla nuova edizione di “Dove la parete strapiomba”), oltre che dei numerosi amici presenti in sala che con Cassin hanno avuto il piacere di condividere quelle straordinarie avventure.

serata in ricordo Cassin_Sala Ticozzi_nov 2014 (2)Tratto distintivo del grande alpinista, l’umanità col quale affrontava ogni impresa: “Riccardo aveva una certa maestria – ha ricordato Gogna – propria di chi ha qualcosa da insegnare, ma non si è mai voluto imporre, né ha mai voluto comandare. In lui, verso i suoi compagni di cordata o di spedizione, è sempre stato vivo l’affetto proprio di un padre: si entusiasmava per i giovani, vedeva in loro capacità, individualità e volontà.” Un ricordo condiviso anche da uno storico compagno di Cassin, Gigi Alippi, che con Riccardo ha vissuto tre spedizioni: “Era lui il capo spedizione ma quando bisognava decidere qualcosa se ne discuteva tutti insieme. Insieme eravamo in quell’avventura e insieme dovevamo procedere, pian piano, e conquistare la cima. Anche quando eravamo moralmente abbattuti Riccardo riusciva sempre a infonderci speranza. Ricordo, in una di queste spedizioni, eravamo finalmente arrivati in cima, c’era una tempesta incredibile, 30-40 gradi sotto zero, il morale era a terra e lui aveva detto “cià cià che se brasem sö un po’” (dai dai abbracciamoci): quel semplice gesto mi aveva riempito l’anima e ridato la forza che mi stava mancando. Cassin era un grande uomo, prima che tutto il resto.”

serata in ricordo Cassin_Sala Ticozzi_nov 2014 (11)È una frase, secondo Rossano Libera, a riassumere l’alpinismo di Cassin. 1934, Cimon della Bagozza: Cassin sta compiendo la prima ascesa dello spigolo nord e ad un certo punto vede dei chiodi lasciati dalle cordate precedenti, che segnano il punto dove i tentativi fino ad allora compiuti si erano interrotti. Guarda in alto e pensa: “È lì che non si passa, è lì che devo passare.

“Per essere grandi alpinisti serve la sofferenza – ha commentato Libera – Mi si chiede spesso perché io abbia salito le vie di Cassin, mi viene da rispondere perché lui è entrato nella leggenda: ma perché? Perché Cassin su quella montagna ha tracciato la via, quella più pura e logica. Vorrei ricordare che è stato lui a risolvere tre dei cinque problemi delle Alpi (Sperone Walker delle Grandes Jorasses, parete Nord-Est del pizzo Badile e parete Nord della cima Ovest di Lavaredo) e che insieme a Bonatti e Messner è uno dei più grandi alpinisti del mondo.”

cassin riccardoE alla domanda “è finito l’alpinismo?”  è ancora su Cassin che la memoria torna: “L’alpinismo riflette la società, che è cambiata, si è meno disposti a soffrire – ha dichiarato Libera – e le giovani generazioni non riescono più a fare a meno di qualcosa. Non ci sarà più un altro Cassin ma l’alpinismo non potrà mai morire.” “Se c’è una cosa che Riccardo ha sempre difeso – ha aggiunto Gogna – questa è la novità: diceva che non bisognava prendersela col cambio delle regole e ha continuato a dare ai giovani una grande fiducia. Solo i vecchi pensano che solo quello che c’era ai loro tempi era bello, ma Cassin non è mai stato uno di loro.”

Presenti in sala numerosi amici, compagni e ammiratori di Cassin: oltre Gigi Alippi, il “Det”, Tino Albani, Annibale Salsa, l’editore del libro “Dove la parete strapiomba” Andrea Gaddi, Danilo Valsecchi, Luigino Airoldi e il presidente dei Gamma Marco Corti.

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Guido Cassin consegna la medaglia all’alpinista Alessandro Gogna

La serata si è conclusa con la consegna ai due ospiti intervenuti da parte del presidente della Fondazione Riccardo Cassin Guido Cassin (il minore dei figli dell’alpinista), della medaglia coniata per i 100 anni di Cassin: con l’invito a tenere sempre viva la memoria del grande uomo, prima che alpinista, che fu Riccardo.