Tratta delle “schiave” nigeriane: 3 casi scoperti nel lecchese

Tempo di lettura: 6 minuti
Duccio Facchini e Ilaria Sesana, relatori dell'incontro alla Casa sul Pozzo
Duccio Facchini e Ilaria Sesana, relatori dell'incontro alla Casa sul Pozzo
Duccio Facchini e Ilaria Sesana, relatori dell’incontro alla Casa sul Pozzo

 

LECCO – Se fatta male l’accoglienza dei migranti crea un terreno fertile per le infiltrazioni criminali, dal lavoro nero alla prostituzione, con inevitabili ripercussioni negative sul territorio che ospita. E’ questa la riflessione emersa durante la serata organizzata mercoledì da L’Altra via e la comunità di via Gaggio nella sala conferenze della Casa sul Pozzo.

I giornalisti Duccio Faccini, esponente di Qui Lecco Libera, e Ilaria Sesana di Altra Economia, relatori dell’evento, si sono concentrati in particolare sulle “vittime della tratta”, ovvero le donne nigeriane che approdano in Italia e finiscono nel giro della prostituzione. Le schiave del mercato del sesso sono una di quelle realtà abitualmente percepite come distanti, ma nel vero molto più vicine a noi, difatti nel corso della serata è emerso che nel centro di accoglienza di Sueglio, paesino della Valsassina, si sono verificati ben tre casi di donne accolte come  richiedenti asilo, fortunatamente allontanate da un più tragico destino: vendere il proprio corpo per pochi euro.

 

I partecipanti alla serata su immigrazione e nuove schiavitù
I partecipanti alla serata su immigrazione e nuove schiavitù

 

Secondo l’analisi degli organizzatori dell’incontro, le criticità dell’accoglienza trovano le loro radici nella gestione del fenomeno come uno status di emergenza, nonostante in Italia si parli di immigrazione da almeno 20 anni, e la mancanza di trasparenza da parte delle Prefetture e degli altri soggetti coinvolti nella gestione del sistema di strutture preposte a identificare, ospitare e reindirizzare tutti i migrati che continuano a sbarcare sulle coste della nostra penisola, esempio lampante la non pubblicazione dei bandi di assegnazione alle cooperative vincitrici delle gare per l’accoglienza dei profughi destinati ad un determinato comune.

Un esempio di come il fenomeno immigratorio sia trattato in regime di emergenza vi è anche nel territorio lecchese dove vi sono grossi Cas (Centri di accoglienza straordinaria), come ad esempio il campo del Bione, che ospitano la maggior parte dei richiedenti asilo, mentre si è al lavoro per realizzare un programma di accoglienza diffusa, votato nell’ultima assemblea dei sindaci, che prevede per ogni Comune l’assegnazione di tre richiedenti asilo ogni mille abitanti.

Rocco Briganti
Rocco Briganti

“Il programma di accoglienza diffusa – spiega Rocco Briganti, sindaco di Olginate, in una video intervista – è in attesa della validazione da parte del Ministero, ma al momento non c’è stato grande impegno da parte di tutti i Comuni, chi si ostina a dire ‘a casa mia non accolgo’ lo fa sulle spalle degli altri. Con il coefficiente previsto dal nuovo programma, ogni Comune verrebbe ad ospitare un piccolo numero di richiedenti asilo, per alcuni basta un trovare un solo appartamento, non è un grosso sforzo e non farlo significa andare ad aggiungere difficoltà a quei territori che già ospitano molti profughi. Bisogna, poi, pensare alle prospettive per chi esce dal circuito di accoglienza una volta scaduti i termini perché è li che si crea una zona d’ombra in cui si vanno ad insediare quei fenomeni di sfruttamento, come il lavoro in nero, che trovano mercato e in tutto questo non vanno dimenticati gli aspetti umani di queste persone, il processo di accoglienza non si deve chiudere quando termina l’erogazione dei 35 euro al giorno da parte dello stato, ma si deve concludere quando tutto è realmente ben definito”.

Duccio Facchini
Duccio Facchini

Un regime di accoglienza fatto in emergenza e con tante (troppe) zone d’ombra cui prodest? Senza dubbio alla criminalità, ne sono un esempio “mafia capitale” con la tristemente famosa intercettazione “gli immigrati rendono più della droga” oppure l’inchiesta sulla tratta delle schiave nigeriane della giornalista Ilaria Sesana.

“L’Italia affronta fenomeni migratori da più di 20 anni – spiega la giornalista di Altra Economia – eppure si parla ancora di emergenza e quando si lavora in stato di emergenza scatta la fretta e non si fa caso a tutta una serie di fenomeni illegali che riescono a collocarsi in questi ambiti. Se fatta bene l’accoglienza crea posti di lavoro e riesce a combattere lo sfruttamento, in caso contrario ha un risvolto sociale negativo che solleva legittime proteste da parte dei cittadini”.

Così come negli ultimi tre anni è cambiato il flusso migratorio verso il nostro Paese, così si sono adeguati al cambiamento anche i fenomeni di criminalità legati all’immigrazione: se prima le vittime della tratta partivano dalla Nigeria a bordo di un aereo con un passaporto falso, ora salgono sui barconi insieme agli altri disperati e proprio nei Cas iniziano il loro calvario.

Ilaria Sesana
Ilaria Sesana

“La modalità della tratta sono cambiate – racconta Ilaria Sesana – prima erano poche donne che arrivavano in Italia con l’aereo, ora il numero è aumentato spropositamene, la loro età si è abbassata e il loro ingresso nei centri di accoglienza peggiora il loro destino perché a tutti gli effetti possono stare sul territorio con un documento in regola e i loro sfruttatori non corrono il pericolo che vengano espulse. Queste donne vengono adescate in Nigeria con la promessa di un lavoro e, una volta in Italia, sono costrette a vendere il proprio corpo per ripagare il debito per le spese di viaggio, vengono ricattate con la minaccia di riti vodoo (credenza molto radicata in Nigeria), vivono in uno stato segregazione e violenza di fronte alla ‘cecità’ dei loro clienti, normalissimi uomini di ogni estrazione sociale”.

Graciela Roger
Graciela Roger

Le schiave del mercato del sesso non sono un qualcosa di ipotetico e distante, ma sono reali e vicine al nostro quotidiano, come denuncia Graciela Roger, della cooperativa Arcobaleno che opera nel centro di accoglienza di Sueglio:

“Nel nostro centro abbiamo riconosciuto donne vittime della tratta delle schiave, la loro storia è esattamente quella di tante donne raccontate da Ilaria Sesana: sono state adescate in Nigeria con la promessa di un lavoro, ma poi qui ci sono persone che le vogliono obbligare a prostituirsi in strada con minacce di vario tipo. Le abbiamo convinte a sporgere denuncia, la Questura e la Prefettura sono a conoscenza dei loro casi, ma per pensare a un programma di protezione abbiamo dovuto rivolgerci a una struttura di Sesto San Giovanni perché Lecco è sola, per queste persone non ci sono programmi e non ci sono risorse”.

Il problema che riguarda tutti i territori che accolgono i migranti, dunque, non è l’ospitare in sé, ma è il farlo nel modo sbagliato perché lascia troppo margine alle attività criminose, come in ultima analisi spiega Ilaria Sesana: “Non è l’accoglienza che crea problemi, ma la mala accoglienza. I criminali cercheranno sempre di insediarsi in questi campo, specialmente perché i migranti sono soggetti deboli e facilmente sfruttabili, ma accogliendo in modo corretto si impedisce alle mafie di trovare spazio e si combatte ogni fenomeno di sfruttamento”.