LECCO – “Il tempo trascorre inesorabilmente ma il riscatto sociale di Wall Street tarda a prendere forma”.
E’ la denuncia racchiusa in una lettera diffusa da Qui Lecco Libera, l’associazione che più di ogni altra negli ultimi anni ha tenuto alta l’attenzione sulle sorti dell’ex pizzeria confiscata al clan dei Coco Trovato nel 1996 e da allora rimasta chiusa senza che gli annunciati progetti di riutilizzo dell’immobile per fini sociali abbiamo potuto prendere forma.
Come ricordato dall’associazione sono trascorsi quasi 9 mesi dal decreto di destinazione firmato dal direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati che prevedeva il trasferimento dell’immobile dalla Prefettura di Lecco al patrimonio indisponibile del Comune.
“Il Comune di Lecco avrebbe potuto finalmente riappropriarsi dell’immobile, sulla base della ‘concreta ipotesi progettuale’ formulata, in solitaria ed anche questo abbiamo criticato da Libera. A quasi un anno da quella decisione possiamo dire che le nostre perplessità avevano solide fondamenta ”.
La sezione lecchese di Libera, associazione contro la mafia fondata da Don Luigi Ciotti, ha infatti avanzato il progetto di trasformare il bene confiscato nella “pizzeria della legalità” trovando d’accordo l’Amministrazione Comunale e presentandolo alla cittadinanza lo scorso settembre con un aperitivo proprio nel cortile dell’immobile di via Belfiore. Il costo stimato è di circa 500.000 euro che Libera pensa di recuperare grazie a fornitori, ai fondi della Regione Lombardia o a fondazioni come la Fondazione Cariplo.
Sarà questo il tema che verrà affrontato nell’incontro di domani, come confermato dall’amministrazione comunale, tra il sindaco Brivio e i rappresentanti di Libera.
Ancora oggi però, denuncia Qui Lecco Libera, “la Prefettura di Lecco non ha smontato lo scantinato/archivio-deposito” e il sindaco non avrebbe ancora ricevuto le chiavi dell’immobile. Inoltre l’associazione fa sapere di aver chiesto per due volte alla Prefettura di poter partecipare al percorso di rinascita del bene e di poter effettuare un sopralluogo, senza però aver ricevuto risposta.
“Fu fatto credere all’opinione pubblica che tutto fosse stato risolto, riservando applausi e ringraziamenti al Prefetto – spiegano – A sei mesi dalla festicciola tutto è rimasto come prima. Comprese le nostre ragioni e le domande che, da soli, rivolgemmo al Prefetto quel pomeriggio d’agosto. Entro quali tempistiche precise la Prefettura ha intenzione di liberare Wall Street? È possibile effettuare un sopralluogo per prendere atto delle condizioni del bene e quindi contribuire a formulare proposte per il riscatto sociale di Wall Street?”