Abbadia. Preghiere e le note di Vasco Rossi per l’addio a Michele

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Chiesa parrocchiale di Abbadia Lariana gremita, oggi, per l'estremo saluto a Michele Barra, morto a soli 10 anni.
Chiesa parrocchiale di Abbadia Lariana gremita, oggi, per l’estremo saluto a Michele Barra, morto a soli 10 anni.

 

ABBADIA LARIANA – “E’ un giorno triste, perché nessuno di noi voleva perdere Michele, che dalla vita è stato soltanto sfiorato e per il quale in questi ultimi mesi, sapendo dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, ci siamo tutti impegnati a chiedere una grazia. L’abbiamo chiesto con insistenza, il miracolo. Ma il Signore, che aveva un altro disegno per Michele, non ci ha ascoltato”.

Sono le parole con cui don Vittorio Bianchi ha introdotto l’omelìa pronunciata oggi, venerdì 27 novembre, al rito funebre di Michele Barra, morto ieri ad Abbadia Lariana.

Aveva soltanto 10 anni, Michele, ma tanta voglia di vivere. Di giocare, di conoscere, di stare con gli amici, di imparare. Gli piacevano il calcio e la musica. E non a caso al termine della celebrazione eucaristica, mentre la bara si apprestava a lasciare la chiesa di San Lorenzo, sul sagrato della parrocchiale sono risuonate le note di Anima fragile, di Vasco Rossi. “E tu chissà dove sei, anima fragile che mi ascoltavi immobile ma senza ridere – recita la canzone – E ora tu chissà dove sei…”.

Ma a quell’interrogativo una risposta, don Vittorio, l’aveva data poco prima. “Michele adesso è nel regno di Dio – aveva detto il parroco, che all’altare era affiancato dai sacerdoti del Vicariato di Mandello – e oggi ci ricorda una bella e consolante verità, ossia che il Signore ci ama, nonostante tutto, e che in questo mondo non siamo soli”.

“La morte non è che un passaggio obbligato per tutti – aveva aggiunto il celebrante – ma ci dischiude a un’eternità di vita presso la casa del Padre, perciò apriamoci a questa consolante fiducia”.

 

La bara di Michele, con sopra le maglie del Lecco e del Centro Sport Abbadia, lascia la chiesa di San Lorenzo.
La bara di Michele, con sopra le maglie del Lecco e del Centro Sport Abbadia, lascia la chiesa di San Lorenzo.

 

Aveva parlato anche di Michele, don Vittorio, nella sua omelìa. “Oggi è lui – aveva spiegato – a dirci che a conoscere il Vangelo sono le persone più semplici. Lui che ha saputo donarci sorrisi, gesti affettuosi e slanci di generosità. E tante altre cose belle”.

“Facciamo allora in modo che la sua presenza riviva in mezzo a noi – aveva concluso il parroco – e così, dall’alto, Michele ci ringrazierà”.

Significativi anche i canti scelti per accompagnare la celebrazione eucaristica: da quello d’ingresso – Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo, avevi scritto già la mia vita insieme a te, avevi scritto già di me, recitava il ritornello del brano Il disegno – fino a quello eseguito durante la Comunione: E ti rialzerà, ti solleverà su ali d’aquila, ti reggerà sulla brezza dell’alba, ti farà brillare come il sole, così nelle sue mani vivrai”.

All’uscita del feretro dalla chiesa, prima del brano di Vasco Rossi, l’altoparlante ha diffuso il canto eseguito dai compagni di classe di catechismo di Michele, quell’inno in cui le parole Io ho una gioia nel cuore si sono mutate in Io ho Michele nel cuore, tristezza nel cuore, Michele nel cuore e dentro me. E ancora: Io ho Michele nel cuore, l’amicizia nel cuore, l’amore nel cuore e dentro me.

Poi un lungo applauso, le lacrime dei compagni di scuola e dei giovanissimi portacolori del Centro Sport Abbadia. E sulla bara di Michele, idealmente “scortata” dentro la chiesa da quattro volontari della Protezione civile, due maglie: quella bluceleste del Lecco e appunto quella del Centro Sport. Appoggiato al muro della chiesa un cuscino di fiori, a forma di cuore. Un cuore grande, sussurrava una mamma, come quello di Michele.