La maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Torino
Anche nel lecchese alcune aziende acquistavano il materiale ferroso, ignare della sua illecita provenienza
LECCO – E’ stata nominata “Ferramiù” l’operazione della Guardia di Finanza di Torino, svolta in stretta collaborazione con le Fiamme Gialle di Napoli e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha portato all’arresto di 15 persone (di cui cinque ai domiciliari) sgominando un’associazione criminosa dedita al traffico illegale di rifiuti, all’autoriciclaggio e falsa documentazione.
E’ stato inoltre disposto il sequestro di beni per oltre 130 milioni di euro, tra cui disponibilità finanziarie, immobili, veicoli e quote societarie riconducibili agli indagati.
Secondo le indagini, il gruppo sotto accusa, per la maggior parte si tratta di persone residenti nel casertano, si occupava di acquistare rifiuti metallici ‘in nero’ per poi predisporre poi la “copertura” documentale e contabile per farli apparire come rottami lecitamente acquistati da imprese aventi sede all’estero, che ne attestavano quindi falsamente la regolarità secondo i requisiti richiesti dalla normativa dell’Unione europea.
Gli stessi rifiuti venivano poi consegnati a fonderie o altre società commerciali del settore per essere reimmessi nel circuito produttivo. Numerose sono le province in tutta Italia dove questi acquisti venivano compiuti e tra queste compare anche la provincia di Lecco, sede legale di alcune aziende che avrebbero comprato il materiale metallico all’apparenza regolare.
Nella nostra provincia non risultano indagati. Le aziende del lecchese, alcune anche di grandi dimensioni, che avrebbero acquistato il metallo, sono destinatarie di ordine di consegna della documentazione richiesta dal magistrato inerente alle cessioni di questo materiale.
“Non ci sono elementi per credere che queste aziende fossero a conoscenza della provenienza illecita del materiale ferroso – spiega il Capitano Anna Ewelina Cagni della Gdf di Torino, che ha condotto l’operazione – anche perché una delle prime cose di cui si occupava l’associazione criminosa era quella di predisporre una documentazione apparentemente in regola, seppur artefatta”.
Complessivamente, alla luce di quanto ricostruito nel corso delle indagini, dal 2018 sarebbero state movimentate circa 18.000 tonnellate di rifiuti metallici.