MOLTENO – Non ci sarebbero molti margini per far ottenere la cassa integrazione straordinaria per gli oltre cento dipendenti della König: è quanto emerso dall’incontro tra sindacati e la direzione di ARIFL, l’Agenzia regionale per la formazione, l’istruzione e il lavoro per discutere della situazione dei lavoratori dell’azienda di Molteno dopo l’annuncio del trasferimento della produzione nell’est Europa.
Un incontro tecnico quello in Regione, al quale hanno preso parte i sindacalisti lecchesi Luigi Panzeri (Fiom), Giovanni Gianola (Fim) ed Enrico Azzaro (Uilm) che puntano preservare la forza lavoro e, nella concreta eventualità della chiusura del sito moltenese, di tutelare le maestranze con un ammortizzatore sociale.
Cosa non semplice alla luce delle nuove normative: da quest’anno, infatti, il Job Acts ha infatti escluso la copertura con la cassa integrazione in caso di crisi aziendali, quindi, in caso di licenziamento, ai lavoratori König non resterebbe che la mobilità.
“L’unica strada percorribile – ha spiegato Azzaro a margine dell’incontro – è quella di una convocazione al Ministero per tentare di far cambiare idea alla proprietà – il gruppo Pewag – trasformando il piano di dismissione in un progetto di riconversione industriale visto che Pewag è leader nella produzione di catene anche per trattori e per sistemi navali. In quel caso si potrebbe ottenere una cassa integrazione per riorganizzazione aziendale, che potrebbe tutelare i lavoratori per un periodo più lungo. Serve però una richiesta unitaria al Mise da parte dei sindacati”.
Nel frattempo, il prossimo 9 maggio, è previsto il primo tavolo in Provincia sul caso Konig ed è previsto un presidio dei lavoratori.
“Se l’intenzione dell’azienda resta tale è impossibile ottenere la cassa integrazione, bisogna quindi portare la proprietà a rivedere la sua idea e guardare ad una continuità, una conversione consentirebbe di ottenere un ammortizzatore sociale – spiega Luigi Panzeri di Fiom Cgil – Da sottolineare che oggi non c’è nessuna procedura aperta quindi esiste ancora la possibilità di sensibilizzare l’azienda verso una soluzione che accontenti tutti, i lavoratori per primi”.