“Lavoro!”. L’urlo dei dipendenti König in corteo a Lecco

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I lavoratori della Konig protestano, l'azienda annuncia chiusura e licenziamenti



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LECCO – E’ partita dalla stazione di Lecco la marcia dei lavoratori Konig: un centinaio hanno sfilato per le strade del capoluogo lunedì pomeriggio, tanti quanti gli esuberi annunciati nelle scorse settimane dall’azienda che ha deciso di delocalizzare la produzione in due stabilimenti n Carinzia e in Repubblica Ceca.

Una doccia fredda per i centosei dipendenti, su un totale di 130 circa, che rischiano di ritrovarsi senza lavoro dopo una vita al servizio della storica fabbrica di catene che, proprio quest’anno, a Molteno, avrebbe festeggiato i suoi primi 50 anni.

C’è chi alla Konig ha avuto la sua prima occupazione e ancora continua a lavorarci da 37 anni, “E’ la mia seconda casa” ci spiega un operaio che tra cinque anni avrebbe dovuto andare in pensione.

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“In un attimo ha cancellato oltre cento posti di lavoro e al giorno d’oggi sarà difficile trovare un altro impiego” ci dice Marco Ratti, da dieci anni al lavoro nella fabbrica di catene.

Eppure la fabbrica è in salute, sottolineano i lavoratori, e il cambio di proprietà solo lo scorso settembre dalla Thule al gruppo Pewag era stata vista con favore dai dipendenti: “Eravamo felici, sono state fatte delle promesse, invece han fatto i barboni fino alla fine – racconta con amarezza Corrada Rotini, da 21 anni dipendente Konig – abbiamo ricevuto una bella bastonata”.

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Il pensiero, invece, affettuoso dei dipendenti va ad uno dei fondatore dell’azienda, Romolo Airoldi, oggi 80enne di Lecco (Rancio), che ha condotto la Konig insieme ai soci fino al 2004 per poi vendere a Thule: “Siamo qui oggi e lottiamo anche per lui – spiegano i lavoratori – Perché, se fosse ancora il titolare, non permetterebbe quanto sta accadendo, ci voleva bene”.

Il sindaco Mauro Proserpio
Il sindaco Mauro Proserpio

Una fabbrica che per cinquant’anni ha dato lavoro a tante famiglie residenti nella Brianza lecchese ed in particolare a Molteno e il sindaco Mauro Proserpio conosce gran parte di loro:

“Konig è un patrimonio di occupazione e di vita per la nostra comunità – ha sottolineato il primo cittadino –da sempre Konig ha prodotto lavoro e ricchezza per le nostre famiglie. Perdere il posto di lavoro è un problema sia economico che di vita, di collocazione per queste persone all’interno della società. Gli strumenti con i quali il Comune può intervenire sono praticamente ridotti a zero, possiamo solo essere totalmente a disposizione, a condizione che da parte dell’azienda ci sia la volontà di rimettersi in gioco”.

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Per questo è stato convocato il tavolo di confronto in Provincia tra azienda, istituzioni locali e sindacati. Lì, nella sede di corso Matteotti, si è diretto il corteo dei lavoratori, bandiere in mani e fischietti tra le labbra, al grido di “Lavoro!”.

Il sindaco Cesare Galli
Il sindaco Cesare Galli

I sindacati chiedono continuità all’azienda: lo hanno ribadito Luigi Panzeri della Fiom Cgil, Giovanni Gianola della Fim Cisl ed Enrico Azzaro della Uilm nell’incontro in Provincia. Una soluzione proposta dai sindacati è quella di convertire l’attività produttiva, consentendo oltretutto di chiedere la cassa integrazione per fornire un ammortizzatore sociale ai dipendenti, cosa dal 2016 non più possibile per crisi aziendale

Già annunciato un nuovo momento di confronto, il 19 maggio, in Regione, mentre la trattativa prosegue. Anche il sindaco di Vendrogno, Cesare Galli, si è unito ai lavoratori, suoi ex colleghi: “Ho lavorato in Konig da 1986 al 1995, credo sia un dovere essere qui con loro. Un’azienda così sana, possiamo capire il problema dei costi, ma hanno acquistato il marchio sei mesi fa ed ora dicono di voler spostarsi dall’Italia. Se si ragiona insieme, una soluzione si può trovare”.

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