L’ex ministro Fornero è intervenuta giovedì sera al Palazzo del Commercio
La serata è stata organizzata da +Europa, il movimento di Emma Bonino
LECCO – “In uno Stato che deve fare i conti con un debito pubblico già alto, fare nuovo debito aiuta la crescita? La risposta è no. Si può creare un aumento della domanda per qualche mese, ma la crescita è una cosa diversa. Significa che ogni anno si produce un po di più, i redditi crescono e cresce anche il benessere”.
Parole di critica ma anche una lucida riflessione quella proposta da Elsa Fornero sulla manovra economica varata dall’esecutivo di Lega e Cinque Stelle. L’ex ministro del Lavoro del Governo Monti è stata ospite e protagonista della serata organizzata giovedì da +Europa, il movimento fondato dalla radicale Emma Bonino.
Una gremita sala conferenze ha atteso il suo arrivo al Palazzo del Commercio. “Emma ed Elsa, due donne coraggiose” le ha definite Luca Monti, referente lecchese del movimento europeista aprendo la conferenza, accogliendo sul palco anche il prof. Luca Puglisi, economista e docente dell’Università di Padova, e la giornalista Katia Sala, moderatrice della serata.
La legge di bilancio è stata al centro del dibattito, insieme ovviamente alle due misure ‘principe’ , reddito di cittadinanza e pensioni quota cento, “le bandiere di due partiti che lasceranno debiti in eredità ai nostri figli – è intervenuta in un video messaggio Emma Bonino – perché a debito si propongono queste due misure. Ci aspettano tempi duri. Si parla di stagnazione, un gioco di vocabolario per evitare di dire che le cose non vanno come devono”
Proprio da qui è iniziata anche la riflessione dell’ex ministro del Lavoro. “Da 25 anni, in Italia, la produttività è stagnante, non cresciamo come gli altri Paesi. La propensione al risparmio delle famiglie è ancora relativamente alta, sono capitali che servono a finanziare il nostro enorme debito pubblico. Eppure oggi la parola capitale e capitalista, imprenditori e banche sono messi in antagonismo con il concetto di popolo, senza comprendere che c’è bisogno di capitali e di imprese per creare lavoro e reddito, c’è bisogno delle banche per prendere quei risparmi e farli fruttare. La crescita è composta da tanti fattori che lavorano in sinergia tra loro. Le divisioni, al contrario, frenano lo sviluppo”.
Quale ricetta allora per la crescita il Paese? “Nessuno ha la bacchetta magica – ha proseguito Fornero – ma ci sono dei fattori da tenere presenti: la crescita professionale e la formazione, l’innovazione dei processi produttivi per creare nuovi prodotti ed una tassazione che non sia vessatoria, ma questo è difficile in un’Italia dove è ancora alta l’evasione fiscale e a pagare sono soprattutto i lavoratori dipendenti”.
“Si possono tagliare le spese, ci hanno provato tutti, ma dietro ogni taglio ci sono persone che perdono il posto di lavoro. Altrimenti fai debito pubblico come è stata la scelta di questo Governo”.
Quota 100? “Non è un abolizione della Fornero – la legge sull’innalzamento dell’età pensionabile che porta il nome dell’ex ministro – non sarebbe stato possibile. In questo Paese la tendenza è quella di una costante rincorsa a fare delle riforme che cancellino quanto fatto in passato, ma se avessero lasciato lo scalone Maroni non ci sarebbe stato bisogno della Legge Fornero”.
L’ex ministro ha ricordato le premesse che hanno portato alla passata riforma pensionistica e al suo arrivo al Ministero insieme al premier Monti:
“Sono stata chiamata nel novembre del 2011, ho avuto poche ore per pensare se accettare l’incarico. Tutti vedevamo le difficoltà del Paese. La nostra situazione finanziaria si sfilacciava, il termine spread è entrato prepotentemente nelle case degli italiani. La Banca Centrale Europea si era offerta di acquistare i nostri titoli di Stato, che ormai più nessuno comprava, a patto che l’Italia portasse a termine le riforme, quella delle pensioni, del mercato del lavoro, della giustizia civile… Il Governo dell’epoca sottoscrisse l’accordo ma non aveva la capacità politica, per le contrapposizioni al suo interno, di portare avanti decisioni difficili, impopolari. La regola del credito è però quella di essere credibili nei confronti dei propri creditori e noi avevamo 400 miliardi di debito l’anno di titoli da rinnovare”.
Servivano “medicine amare, per eliminare le tossine” ha spiegato l’ex ministro.
“I problemi dell’Italia non nascono nel 2008, sono strutturali ed esistono fin dagli anni Novanta – ha concluso Fornero – Si richiedono molti cambiamenti, molte sinergie. Non serve invece che, quando si fa un passo in avanti, altri, solo per agitare lo scampo dei predecessori, costringa il Paese a fare due passi indietro”.