Ieri sera, mercoledì, l’assemblea dei soci: astenuti Oggiono ed Ello
La proposta del CdA è quella di ripianare le perdite degli anni precedenti con gli utili dei bilanci 2021 – 2022
MERATE – Un ritocco delle tariffe di alcuni servizi e un incremento del contributo di funzionamento che ogni Comune eroga in base al numero di abitanti. Ma anche l’aumento del contributo dell’Ambito alle spese generali e le maggiori entrate conseguenti alla contrattualizzazione di nuovi posti al Cdd (centro diurno disabili).
E’ questa la strategia individuata dal consiglio di amministrazione per rilanciare Retesalute, l’azienda speciale partecipata da 27 comuni attiva nell’ambito dei servizi sociali, balzata agli onori delle cronache per un’importante situazione debitoria riferita agli anni precedenti.
L’assemblea dei soci
Ieri sera, mercoledì, l’auditorium di Palazzo Tettamanti ha ospitato l’assemblea dei soci, rappresentati dai sindaci o dagli assessori delegati (assente giustificato solo il Comune di Nibionno). All’ordine del giorno il preventivo economico 2020 – 2022 e l’atto di indirizzo al Cda per affidare a una società di revisione esterna l’analisi di quanto avvenuto nei cinque anni precedenti. In discussione, quindi, il futuro e il passato di un’azienda partecipata, sorta nel 2005, che si trova ad affrontare in queste ultime settimane una situazione di incertezza e difficoltà.
Il budget triennale
Non a caso, nella sua relazione iniziale, la presidente Alessandra Colombo ha parlato del grande impegno, esercitato tra novembre 2019 e maggio 2020, per analizzare la situazione dell’azienda attraverso diversi livelli di approfondimento, ritenendosi soddisfatta di essere riuscita a proporre un budget 2020 e un piano triennale senza deficit, contenenti anche delle linee strategiche di sviluppo. Colombo ha precisato di aver voluto chiarire il rapporto con l’Ambito, chiarendo la commistione economica e finanziaria, ritenuta uno dei motivi della controversa situazione contabile dell’azienda speciale.
Quanto agli obiettivi, la numero uno del Cda ha ribadito la necessità che Retesalute ipotizzi in prospettiva lo sviluppo di altre attività e incrementi l’erogazione diretta di alcuni servizi. “Andrà fatta anche una riflessione sui tanti contratti part time, così come sul fatto che la tutela cessi l’attività alle 14 del venerdì. E dovremo anche valutare la possibilità di ampliare l’offerta di servizi a vendita diretta, come ad esempio lo Spazio Neutro, anche a comuni limitrofi, che abbiano la stessa tipologia di tipo socio-assistenziale, minimizzando in questo modo i costi generali”.
La persona al centro
Tra gli obiettivi anche quello di tornare a ragionare sul modello dei Presst, i presidi socio sanitario territoriali, oltre al raccordo tra i molteplici attori territoriali. “L’obiettivo che ci siamo dati è la persona al centro del nostro sguardo perché disabili, minori, anziani, donne maltrattate abbiano una qualitativa e tempestiva riposta alle loro necessità. Il nostro primo obiettivo è la qualità del servizio, ma anche proporre tariffe coerenti con le medie regionali”.
Utili anche per ripianare le perdite
Laura Mattiello, responsabile amministrativa dell’azienda speciale, ha poi illustrato il conto economico previsionale triennale. “So di essere arrivata un po’ tardi con questo business plan, ma sono contenta di aver potuto lavorare su questo documento importantissimo insieme all’esperto Fabio Clerici”.
Prendendo come riferimento il 2021, anno (si spera) sgombro delle problematicità legate al coronavirus, Mattiello ha ipotizzato un risultato di esercizio pari a 112.926,69 euro, tenendo conto dei ricavi dati da margini di servizi, contributi ex articolo 14 e contributo ambito (che passa da 136.465 a 262.371 euro) e dei costi generali di funzionamento pari a circa 807mila euro.
Inalterata la tariffa dei servizi educativi
Ipotizzati diversi scenari, il consiglio di amministrazione si è poi focalizzato su quello che prevede nuove tariffe per alcuni servizi (Sad, servizi scolastici accessori, counselling) con il mantenimento, così come richiesto dai Comuni, del costo dei servizi educativi a 23 euro all’ora. Invariate anche le tariffe dei Cdd, dove l’obiettivo è quello di puntare su un incremento dei posti accreditati (5 nel 2021 e 4 nel 2022) con una conseguente riduzione del contributo a carico dei Comuni.
Da 2 a 4,30 il contributo pro abitante per i Comuni
Raddoppiato anche il contributo di funzionamento a carico dei Comuni. Dai 2 euro per abitante previsto nel 2019, si passa ai 4,30 del 2020, ai 4 del 2021 e al 4,6 del 2022.
“Con queste operazioni arriviamo a un sostanziale pareggio di bilancio nel 2020 (utile 6.782 euro), anno caratterizzato dall’emergenza Covid che ha scompigliato le carte. Per il 2021 e 2022 si chiude con un utile di circa 112mila euro, somma che si potrebbe utilizzare per ripianare gradualmente la perdita del 2019 (circa 500mila euro, ndr) e degli anni precedenti”.
Il mezzo passo di lato di Oggiono
Una ricca illustrazione che ha aperto poi il dibattito propedeutico poi al voto del budget triennale. Filippo Galbiati, sindaco di Casatenovo, ha, conti alla mano, sposato subito il nuovo documento: “Per Casatenovo parliamo di versare tra i 40 e i 50mila euro in più all’anno. Una spesa dovuta, sostenibile e che guarda al futuro”. Ha invece parlato di un “mezzo passo di lato” l’assessore Michele Negri di Oggiono, Comune entrato insieme a Ello, Nibionno e Sirone in Retesalute nel 2019. “Il nostro voto sarà di astensione perché questo budget comporta delle modifiche sostanziali, legittime e necessarie per il risanamento dell’azienda, ma sono cambiamenti che modificano il quadro dei servizi. Non vogliamo opporci, ma facciamo fatica a dare un voto positivo”.
Astenuto anche Ello
Astensione anche per il sindaco di Ello che, pur riconoscendo il lavoro svolto, ha chiesto approfondimenti sulla situazione pregressa a tutela del suo Comune. Un’attenzione, quella ai Comuni entrati da poco, promessa dal CdA con la presidente pronta a chiedere anche alla Provincia, socia fino a 2019, di contribuire al ripianamento delle perdite per quanto di competenza per gli anni pregressi.
Il no di Airuno e Cassago
Hanno invece votato no la sindaca di Cassago Roberta Marabese e il collega di Airuno Alessandro Milani. Marabese ha infatti contestato, a livello procedurale, l’aver portato il piano triennale prima in assemblea dei soci e non in consiglio comunale. Milani ha invece puntato il dito contro la mancanza di un vero cambio di passo. “Non basta aumentare le tariffe, occorre una revisione complessiva dei servizi”.
Sul passato mandato a una società esterna
Unanime invece la decisione di dare mandato al CdA per affidare a una società terza di consulenza la certificazione della situazione patrimoniale degli anni precedenti necessaria per appurare con precisione l’ammontare delle perdite. Già in possesso di alcuni preventivi di società di consulenza, il Cda tornerà a sondare il campo chiedendo ulteriori specifiche e valutando se far effettuare un’analisi a campione (più economica) oppure una revisione completa dei bilanci.
“E’ un’analisi necessaria anche per fare chiarezza per i Comuni dell’Oggionese da poco entrati” ha puntualizzato Colombo, riferendo di aver avuto martedì un incontro a Villa Locatelli con il presidente della Provincia Claudio Usuelli per parlare della compartecipazione dell’ex socio alle passività registrate. “C’è una sostanziale apertura a fronte però di una certificazione che attesti queste perdite”.
In conclusione dell’assemblea, ha preso parola anche il revisore dei conti Stefano Maffi: “Ho preso servizio nel novembre 2018 e subito mi sono accorto che qualcosa non andava. E’ importante affidarci a enti terzi che potranno ricostruire con esattezza l’ammontare di questi debiti e chiarire una volta per tutte se sono riconducibili a perdite gestionali”.
Un particolare da non poco conto che servirà anche per risolvere la questione, ormai di competenza dei tecnici, sul mantenimento dell’attuale Retesalute con il ripianamento delle perdite oppure la creazione di una nuova azienda speciale con la messa in liquidazione dell’azienda gravata dalle perdite (su cui i Comuni sono chiamati, comunque, ad accantonare le somme previste, così come ribadito in un parere della Corte dei Conti).