Il critico d’arte ha presentato ieri il suo libro dedicato al Novecento e ha inaugurato la mostra sui Promessi Sposi a fumetti
Appassionato e coinvolgente, ha coinvolto e divertito il numeroso pubblico presente all’auditorium Spezzaferri
MERATE – Da Renzi che “è proprio disperato perché ha chiamato me anziché la Boschi” ai Promessi Sposi, di cui vorrebbe scrivere la parte finale con Lucia pentita di “non averla data a don Rodrigo”. Nel mezzo un’ora e mezzo di parole, provocatorie, dirette, profonde e intense per raccontare l’amore e la passione verso l’arte sommersa e spesso bistrattata del secondo Novecento. Invitato nel tardo pomeriggio di ieri, sabato, a Merate per presentare il suo ultimo libro e per inaugurare il Maggio Manzoniano, Vittorio Sgarbi è stato semplicemente Vittorio Sgarbi.
Imprevedibile, attento, curioso, capace di passare, da un secondo all’altro, dal linguaggio poetico della pittura a quello duro e crudo (e a volte un po’ volgare) della realtà senza mai perdere il filo del discorso. Critico d’arte dalla robusta preparazione, ha incantato, coinvolto e appassionato il numeroso pubblico accorso all’auditorium Spezzaferri raccontando, con tanto di immagini proiettate sullo schermo, pittori del secondo Novecento spesso nascosti dai nomi di Fontana, Burri e Manzoni.
Discorsi seri e profondi intervallati, tra una sistemata e l’altra al proverbiale ciuffo di capelli, da battute e aneddoti più pepati dove, raccontando di sé e della sua visione sul mondo, ha strappato più di una risata al pubblico.
Incontro promosso da Assocultura nell’ambito di Leggermente Off
L’incontro, organizzato da Confcommercio Assocultura nell’ambito di Leggermente Off, è partito con i saluti del sindaco Andrea Massironi e quelli del presidente di 50&Piu’ Confcommercio Lecco Eugenio Milani. Sul palco, a fianco di uno Sgarbi inizialmente indaffarato al cellulare (si è poi scoperto che stava sistemando un articolo sui furti di opere d’arte da pubblicare oggi su Il Giornale), Stefano Motta, preside del Collegio Villoresi.
Il direttore artistico del Maggio manzoniano ha deciso di iniziare subito in medias res proponendo al pubblico la visione di un breve spezzone tratto dal film con Alberto Sordi “Le vacanze intelligenti: la visita alla biennale”. Un inizio insolito e originale che ha permesso a Sgarbi di entrare subito nel cuore del suo discorso. E di raccontare così di un’arte perduta e in un certo senso tradita da chi, in nome forse della ricerca e della continua sperimentazione, ha fatto in modo che l’arte smettesse di parlare al cuore delle persone, creando un vuoto incolmabile tra artista e pubblico.
“E’ un film, anzi un documentario vero. Perchè uno va alla Biennale e non si ricorda niente. Guarda Botticelli o la cappella Sistina e ne rimane incantato. Vede un Raffaello e ne prova piacere. Ma non succede lo stesso se vede delle foglie secche su un pavimento come Sordi alla Biennale del 1978”.
Una deriva, quella presa dall’arte contemporanea (che altra cosa è rispetto all’arte tout court), dovuta anche per Sgarbi all’atteggiamento avuto da altri critici d’arte, definiti senza mezze misure delle capre totali. “Ci hanno catechitizzato portando a credere di non riuscire a capire l’arte presente nella merda d’artista di Manzoni o nella tela tagliata di Fontana. E hanno gettato discredito su chi, come Pietro Annigoni, dipinge come un maestro tradizionale, considerandolo antico”.
Ed è proprio ai pittori considerati minori che Sgarbi ha ridato dignità con queste nuove pubblicazioni, giunte dopo un meticoloso lavoro di ricostruzione delle loro biografie e dei percorsi artistici. “Molti li ho conosciuti di persona, per altri mi sono interfacciato con i parenti. E’ il caso di Domenico Gnoli, morto a soli 37 anni lasciando delle testimonianze di arte altissima. Mi fa piacere che ora Gnoli, a cui avevo dedicato un volume anni fa, sia quotatissimo. Una bella soddisfazione per uno come me di cui si dice che odia l’arte contemporanea”.
Scorrendo immagini una dietro l’altra, Sgarbi ha parlato anche del suo rapporto con Merate. “Una città bellissima che da tempo volevo visitare anche per vedere la villa della famiglia Brivio. Quando ieri sera ho visto scritto Merate sulla mia agenda, mi sembrava però un appuntamento consumato” tanto da chiedere conferma a destra e manca sul da farsi.
“Ho scoperto dal mio autista che dovevo presentare il mio libro e mi sono detto “bene, sono preparato”. Il noto critico d’arte si è fatto trovare preparato anche sul Manzoni, sfoderando una sua teoria personalissima sui Promessi Sposi. “Sono il racconto di due innamorati che cercano di sposarsi. Un racconto bellissimo, in cui succede di tutto, per poi concludersi con il matrimonio. Ovvero 40 anni di rottura di coglioni indicibile. Prima c’è la storia, poi nulla”. Sgarbi si è lanciato: “Vorrei descrivere la parte finale con Lucia che dice “poteva darla a don Rodrigo. Ora mi ritrovo con uno (Renzo) con cui non ho niente da raccontare, una noia mortale”.
Un tema quello della prosecuzione dei Promessi Sposi rilanciato da Motta, studioso esperto di Manzoni che ha colto la palla al balzo per ricordare come nella sceneggiatura dei Promessi Sposi di Piero Chiara Lucia era soprannominata la schiscia nus, per via delle capacità con le gambe. “Siamo allineati” ha concluso Sgarbi tra le risate del pubblico riprendendo poi in mano le pagine del suo libro. Un volume che vede protagonista anche Giancarlo Vitali, definito dal critico Giovanni Testori, il Bellanasco.
“E’ un pittore che ho conosciuto benissimo e che ha dipinto la vita. Un esponente dell’arte implicata, che è quella di chi sente di mettere il suo cuore nell’arte”. Un pittore autentico grazie al quale la pittura non è tramontata. “Nel secondo Novecento il conflitto era tra pittura e non pittura. Questa rischiava di essere dimenticata. Il mio compito era far vedere che essa non è morta”.
Al termine della conferenza Sgarbi ha poi inaugurato la mostra sui Promessi Sposi a fumetti. Ottanta tavole allestite metà nell’atrio del Palazzo del Comune e metà nei negozi del centro che hanno deciso di tributare un omaggio al grande Alessandro Manzoni.