LECCO – Una lettera della GVM Care&Research, gruppo italiano proprietario della Clinica Mangioni di Lecco interviene a pochi giorni dalla delibera regionale con cui si è disposto la chiusura del Punto Nascita, il reparto di maternità, dove lavorano sette ostetriche e tre puericultrici.
Il gruppo, in una lettera che pubblichiamo integralmente, lamenta la modalità con cui Regione Lombardia ha agito, ovvero, dichiara il gruppo: “in assenza di un preventivo nostro confronto con l’assessorato regionale”, aggiungendo inoltre che la decisione è stata presa sula base di criterio “numerico” tralasciando gli aspetti qualitativi dei “servizi erogati alla mamma e al nascituro”.
Il gruppo GVM Care&Research si dice fiducioso e auspica che non venga depauperata “la capacità della nostra struttura di fare fronte al bisogno di salute dell’area lecchese”.
Sarà indubbiamente una lotta contro il tempo visto che la delibera ha decretato la chiusura del reparto di maternità con il mese di dicembre.
Di seguito la lettera integrale.
“La delibera regionale con la quale è stata disposta la chiusura dello storico ed apprezzato punto nascita attivo presso l’ospedale GB Mangioni di Lecco è intervenuta in assenza di un preventivo nostro confronto con l’assessorato regionale, ancorché fosse stato intrapreso da alcuni mesi un tavolo bilaterale con la ASL di Lecco finalizzato sia alla condivisione delle migliori modalità con cui dare garanzia di continuità e qualità alle gestanti assistite dalla nostra struttura, che alla coerente e funzionale ridistribuzione delle figure professionali nell’ambito delle attività assistenziali del punto nascita.
La decisione assunta dalla Regione Lombardia si inquadra in un percorso di razionalizzazione, con soluzioni di tipo aggregativo, dei luoghi ritenuti idonei al parto, fondando pertanto il criterio selettivo su base esclusivamente numerica, a prescindere dalla qualità dei servizi erogati alla mamma e al nascituro, elementi questi che hanno reso nota e apprezzata GB Mangioni sin dalle sue origini, tanto da registrare negli ultimi anni un numero crescente di parti, sempre prossimi alle 500 unità.
Fiduciosi del comune desiderio, nostro e della dirigenza ASL, di poter trovare una condivisa soluzione auspichiamo che, da un lato, non si depauperi la capacità della nostra struttura di fare fronte al bisogno di salute dell’area lecchese, mantenendone inalterate le attuali potenzialità e, dall’altro, non si determinino effetti sostanziali sul piano occupazionale. Ci riserviamo pertanto di svolgere ulteriori approfondimenti per il perseguimento delle migliori tutele dell’azienda e dei nostri lavoratori”.