Una piccola folla di amici, giovedì scorso, ha partecipato alla presentazione del libro sull’alpinista Giuseppe Alippi, per tutti il Det. Il volume, edito da Montura, è stato presentato nel negozio Alp Station di Dolzago (dove si può acquistare il libro il cui ricavato verrà interamente devoluto in beneficenza). Un libro, un diario, disegni, fotografie e frammenti di storie di montagna che si incrociano nella storia firmata da Luisa Rota Sperti e Carlo Caccia e intitolata «La stella del cardo e il covone del fieno». «E’ un libro che nasce dall’incontro con l’alpinista Giuseppe Alippi. Ho cercato di rappresentare lo spessore di un personaggio che per me straordinario. E così, partendo da una leggenda ambientata sulle nostre Grigne, si è venuta a creare una ragnatela composta da tante persone che sono entrate a far parte di queste storie. Questo non è un libro per i bulimici della lettura, ma è sicuramente un libro da appoggiare sul comodino e assaporare poco alla volta».
L’introduzione è di Reinhold Messner e ospita una bella intervista del giornalista Carlo Caccia che delinea i tratti della figura del Det Alippi.
Un viaggio che può interessare anche i non alpinisti: «Per me è una specie di diario» ha commentato lo stesso Alippi. La bella chiacchierata col Det è stata introdotta dal giornalista e scrittore Roberto Mantovani che ha definito il libro come “un’opera da bottega d’artista”; mentre Carlo Caccia in una piccola intervista ha raccontato alcuni degli aneddoti più salienti della vita alpinistica (e non) del Det. Questo libro èuesto libroèQ sicuramente un modo per conoscere da vicino un alpinista che non è solo un alpinista ma, per usare le parole di Messner, è un uomo di montagna.
La ridistribuzione dei chiodi…
Durante la presentazione il pubblico ha potuto vivere una gustosa sorpresa preparata da un altro alpinista, Marco Anghileri. Il Butch, infatti, di recente è andato a ripetere due famosissime vie del Det: quella al Costanza e la via dei Corvi al Sasso Cavallo. Durante le due salite, però, non ha voluto lasciarsi sfuggire l’occasione di prendersi un paio di “ricordini”, ovvero un cuneo di legno e un chiodo che poi ha voluto riconsegnare al legittimo proprietario. “Anch’io da capocordata – ha ricordato Alippi – mi divertivo a schiodare… su certe vie i chiodi erano davvero molti. Poi, gli stessi chiodi li riutilizzavo su altre pareti”. “Insomma li ridistribuivi meglio” ha scherzato Anghileri… Per la cronaca il chiodo e il cuneo sono rimasti al Butch, un bel regalo del Det.