Assistenza domiciliare Covid, “troppo pochi i medici assegnati”

Tempo di lettura: 2 minuti
Il sindaco Paolo Lanfrachi

La lettera del consigliere provinciale Paolo Lanfranchi alle istituzioni locali

“Malati Covid a casa, adeguare il numero di unità di assistenza al numero di abitanti”

LECCO – Fuori dagli ospedali, la battaglia contro il Coronavirus si gioca casa per casa e per questo l’Ats aveva dato il via alla creazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) per assistere a domicilio malati Covid. Il loro numero però, nel territorio lecchese, sarebbe insufficiente secondo il consigliere provinciale Paolo Lanfranchi che ha deciso di scrivere una lettera indirizzata ad ATS, Regione, Prefetto, Provincia e Ordine dei Medici.

“Le disposizione indicano di attivare un USCA ogni 50mila abitanti e quindi la nostra ATS ne dovrebbe prevedere 24 – scrive il consigliere e sindaco di Dolzago – dal comunicato ufficiale della nostra ATS si ricava che ne sono state create solamente tre: Lecco, Monza, (distretto Vimercate Concorezzo) e sono stati adibiti per queste tre USCA 36 medici e 3 figure professionali di supporto”.

“Considerato che l’ATS di cui facciamo parte registra una popolazione di 1.211.082 abitanti di cui nel distretto di Lecco 339.384 ( Ambito di Bellano 53.234 – Ambito di Lecco 166.038 – Ambito di Merate 120.112), tenendo conto che la Regione Lombardia ha disposto con un proprio atto di voler coprire il 4% della popolazione di ogni distretto, dovrebbero essere di conseguenza già attive molte più unità USCA di quelle segnalate dal comunicato della Direzione della nostra ATS”

Per questo Lanfranchi, segnalando la criticità, chiede di “adeguare il numero delle USCA agli abitanti, garantendone almeno due unità per ogni ambito territoriale con una dotazione organica e professionale su protocolli d’intervento chiari anche per un intreccio fattivo e coinvolgente dei medici di base” e di garantire “in continuità certa ai medici di medicina generale tutti i dispositivi di protezione individuale necessari oltre alle dotazioni strumentali, quali i saturimetri, quanto mai indicati per lo screening ed il monitoraggio dell’epidemia”.

Il consigliere provinciale chiede inoltre di “chiarire in modo definitivo le modalità di accesso al tampone per i pazienti, garantendo la presa in carico dei casi segnalati come sospetti dai medici di medicina generale” e “di effettuare i tamponi per il Covid-19 a tutte le persone che hanno terminato la quarantena, comprendendo anche i sospetti positivi, in modo da verificarne l’effettiva guarigione e la possibilità di riammissione”.

Da sindaco, Lanfranchi chiede di “procedere a un’ulteriore fornitura di mascherine a favore dei cittadini, alla luce del fatto che la precedente spedizione ai Comuni non ha coperto tutta la popolazione e che probabilmente dovremo indossare queste anche nelle prossime settimane”. Infine “di predisporre già da ora, prima dell’avvio della cosiddetta “fase 2” le disposizioni di prevenzione che le aziende devono adottare per garantire la salute di tutti i lavoratori”.