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Problemi di concepimento e l’aiuto della fecondazione assistita

Intervista al dott. Nikos Prapas, esperto di Ostetricia e Ginecologia

 

LECCO – Sempre più coppie scoprono di avere difficoltà di concepimento: una questione delicata che si antepone alle aspirazioni di genitorialità, dunque ai progetti di famiglia e che può essere causata da un fattore di infertilità in uno dei due partner.

“E’ un problema sempre esistito in una percentuale stabile della popolazione, ma che negli ultimi decenni è accresciuto e dovuto in particolare all’età, sempre più alta, delle donne che provano ad avere un bambino, per questioni di carriera lavorativa ma anche per divorzi da precedenti rapporti e l’intenzione di concepire un figlio con il nuovo compagno. Altre volte può esistere una patologia specifica in uno dei due partner” ci spiega il dott. Nikos Prapas, professore di Ostetricia e Ginecologia, esperto di fecondazione assistita di fama internazionale.

Laureato in medicina presso l’Università Aristotele di Salonicco (Grecia) con specializzazione in Ginecologia e Ostetricia, il dott. Prapas ha approfondito i suoi studi di Fecondazione assistita in Italia  e in America. Ha inoltre svolto un ruolo di primo piano nell’affermazione del metodo della fecondazione in vitro (FIVET) occupandosi nello specifico di Fecondazione assistita, Riproduzione assistita, Indagine sull’infertilità, Congelamento di materiale genetico e Indagine sulla ipofertilità maschile.

Da luglio dello scorso anno, il dott. Prapas è nel team del Centro polispecialistico “In Salus” di Lecco. Lo abbiamo incontrato per un’intervista sul tema.

Il dott. Nikos Prapas
Quando e perché è bene rivolgersi ad un esperto in concepimento e fecondazione assistita?

“E’ fondamentale rivolgersi ad un esperto e non ad un qualsiasi ginecologo perché un medico specializzato in problemi di fertilità può cogliere dei dettagli importanti della situazione clinica, capire se c’è effettivamente bisogno – oppure se non vi è necessità – di una terapia e può individuare meglio il giusto percorso da affrontare, personalizzarlo in base alla esigenze della coppia.

Il fattore tempo, in particolare per una donna, è importante: fino ai 35 anni si può attendere anche un anno senza ottenere gravidanza prima di interpellare il consulto di un esperto, tra i 35 anni e i 40 anni meglio non andare oltre i sei mesi, oltre i 40 anni invece il più presto possibile”.

Quali sono le maggiori patologie femminili e quali maschili che rendono difficile il concepimento in modo naturale?

“Come anticipato, l’età della donna è un elemento da tenere strettamente in considerazione. Con l’avanzare degli anni cala la qualità degli ovociti prodotti. Per l’uomo invece è diverso: a qualsiasi età è possibile estrarre almeno due o tre spermatozoi tramite biopsia e questi sono sufficienti, grazie al progresso della medicina, per poter inseminare gli ovuli.

Parlando però strettamente di patologie, nella donna può riscontrarsi la chiusura delle tube che può essere superata tramite fecondazione assistita. Un secondo problema sono le anomalie ormonali, che possono dare come conseguenza anche anomalie del ciclo e in questo caso si può intervenire con delle terapie farmacologiche che riportino i valori sotto controllo.

Non può essere purtroppo corretta, invece, una terza causa di infertilità ovvero le aderenze uterine: delle cicatrici dovute ad interventi chirurgici precedenti che impediscono all’endometrio di crescere.

Nell’uomo invece il problema può essere legato al numero di spermatozoi e la loro mobilità progressiva, oltre che la loro morfologia ovvero se regolare o corrotta da anomalie. Con le tecniche attuali, riusciamo ad innescare il processo di produzione di spermatozoi anche in casi di completa azoospermia, se non ci sono grossi deficit dal punto di vista ormonale nel paziente”.

Quali sono le principali tappe di un percorso di fecondazione assistita?

“Innanzitutto la diagnosi: la coppia si reca in studio e parla con lo specialista del problema e alla luce degli esami effettuati si cerca di capire quale sia la strada più giusta da intraprendere: una terapia farmacologica oppure se può essere sufficiente la sola inseminazione artificiale, ovvero la collocazione di un campione seminale dell’uomo nell’utero della donna, infine se necessaria la fecondazione assistita per i casi più gravi.

Prima di arrivare ad una diagnosi è necessario che entrambi i partner si sottopongano a diversi test,  l’ecografia per la donna e lo spermiogramma per l’uomo, analisi del sangue ed esami ormonali, isteroscopia della cavità uterina, ricerca di eventuali malattie genetiche ereditate in ambito familiare.

Si decide dunque la terapia che, in caso di prescrizione di farmaci a base di ormoni, può essere portata avanti dalla stessa paziente effettuando lei direttamente le punture sottocutanee, in maniera molto semplice allo stesso modo delle iniezioni di insulina auto-praticate dal paziente diabetico. Questa terapia dura una decina di giorni e durante questo periodo si effettua un monitoraggio attraverso ecografie per verificare se vi è crescita di ovociti.

Quando questi sono maturi, a 36 ore dall’ultima iniezione, viene effettuato il prelievo. L’operazione avviene con parziale anestesia e dura pochi minuti. L’embrione viene generalmente impiantato nell’utero della donna al quinto giorno di coltura, quando raggiunge lo stato di blastocisti. Il test di gravidanza confermerà il successo oppure l’insuccesso.

La percentuale di riuscita dipende sempre dall’età della donna: è stimata intorno al 50% fino ai 35 anni d’età, tra il 18 e il 20% se la donna ha fino a 40 anni e scende al 5% oltre i 43 anni. Un consiglio che credo sia interessante dare, soprattutto alle donne impegnate in una carriera lavorativa, è quello di congelare i propri ovociti presso centri specializzati, in modo da preservarsi dalla futura sterilità. Un ovocita congelato si conserva fino a 25 anni”.

Come si svolge la visita al Centro In Salus?

“La coppia deve portare tutti gli esami che ha già effettuato in modo da poterli visionare insieme e verificare se vi è la necessità di effettuare ulteriori controlli. L’appuntamento dura almeno un’ora durante la quale parliamo con entrambi i partner, spieghiamo loro quale percorso poter intraprendere e lo percorreremo insieme, passo dopo passo”.

E’ possibile effettuare il consulto anche on-line?

“Certamente, se l’utente lo richiede possiamo effettuare un colloquio anche on line attraverso Skype, lo facciamo già con diverse coppie e dopo il lockdown dovuto al Covid è sicuramente diventato più frequente”.

Ci sono esami o test da eseguire prima di recarsi per un consulto di PMA?

“Sicuramente uno spermiogramma per l’uomo, da effettuarsi a tre giorni di astinenza sessuale e per la donna invece sarebbe opportuno effettuare un profilo ormonale e in particolare un test antimulleriano per verificare la presenza o meno di ovociti. Bastano questi per iniziare”.


In SalusDott. Nikos Prapas
Riceve presso
In Salus – Centro Medico Polispecialistico
Lecco – Corso Carlo Alberto 17/A
Tel. 0341 367512