Il risultato dell’ultimo studio del ricercatore e designer brasiliano Átila Soares Da Costa Filho
Il metodo “Luminari”, ulteriormente affinato, conferma una probabilità di compatibilità al 92%
LECCO – Un interesse sempre più crescente quello degli studiosi attorno al Cristo di Lecco, tanto che il disegno a sanguigna attribuito alla mano di Leonardo Da Vinci sale alla ribalta delle cronache ormai quasi quotidianamente. L’ultimo studio è quello del ricercatore e designer brasiliano Átila Soares Da Costa Filho che ha reso noto il suo ultimo esperimento con l’Intelligenza Artificiale.
Soares aveva già avuto l’opportunità di sottoporre il disegno ad analisi utilizzando un software di Intelligenza Artificiale (IA) da lui sviluppato per l’autenticazione delle opere d’arte, denominato “Luminari”. In quella occasione, la sfida era quella di creare un algoritmo “addestrato” per trovare la compatibilità tra le informazioni incrociate, estratte dalla produzione artistica di un particolare pittore o disegnatore in tutto il suo modus operandi. Con queste nozioni (valori matematici) il software doveva sottoporre un’opera casuale al proprio setaccio con l’architettura di un sistema di reti neurali convoluzionali.
All’epoca, i risultati con il ritratto di Lecco avevano indicato 92% di probabilità che il disegno fosse stato realizzato direttamente dalla mano di Leonardo. Si ricorda che è universalmente accettato che un tasso di compatibilità del 75% con un autore è sufficiente per dichiarare un’opera autentica.
Man mano che le ricerche di Átila sono proseguite, la diagnostica del progetto è diventata sempre più promettente. Oggi il ricercatore ci rivela i nuovi risultati ottenuti dall’analisi svolta sul disegno dopo l’aggiornamento della sua tecnologia (in pratica, l’inclusione di un bilanciamento “intelligente” nel dataset di addestramento X test): “Quello che posso dire è che lo stesso 92% di prima è nuovamente indicato dalla IA dopo questo aggiornamento del sistema. È uno strumento che non fa altro che aggiungere valore al già vasto arsenale a disposizione del connoisseur per l’autenticazione di un’opera. Il futuro dell’umanità è innegabilmente l’intelligenza artificiale e il lavoro di attribuzione delle opere d’arte non verrà affatto tralasciato”.
Uno dei contributi della metodologia “Luminari”, secondo lui, è quello di affrontare la sfida di artisti scarsamente prolifici, la cui produzione non è compatibile con il numero minimo soddisfacente di opere da analizzare. Per dare un’idea, lo stesso Leonardo ha solo 15 dipinti universalmente accettati, mentre Picasso ha circa 50.000 opere. Una delle competenze di questo sistema è quella di anticipare una situazione del genere, riuscendo a creare tempestivamente la possibilità di fornire una risposta. La formula, una tecnica privata ed esclusiva che “Luminari” porta sullo scenario dell’expertise per opere d’arte, è protetta per motivi di proprietà intellettuale. La stessa formula è stata applicata a un dipinto di Michelangelo, tema del suo articolo pubblicato sulla rivista Conservation Science in Cultural Heritage. La rivista accademica internazionale – rinomato punto di riferimento del settore – è curata e pubblicata da Gangemi Editore (Roma) e Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e si avvale della collaborazione di rinomati enti tra cui Sapienza Università di Roma, Università di Bari, Università di Palermo e Università di Siviglia.
Átila Soares da Costa Filho, che è anche l’autore della ricostruzione del volto della Vergine Maria partendo dal volto della Sindone, sempre ad opera della IA, è membro del Consiglio Scientifico nella Mona Lisa Foundation (Zurigo), nella Fondazione Leonardo da Vinci (Milano), nel progetto L’Invisibile nell’Arte / c/o Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali (Roma), nel Centro Studi Leonardeschi (Varese, Italia) e nella rivista internazionale storico-tecnica, Conservation Science in Cultural Heritage, pubblicata dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Bologna.