Fondazione Badoni: i primi tre “ponti” tra scuola e lavoro

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LECCO – Entrano nel vivo le tre attività della Fondazione A. Badoni per la salvaguardia della cultura industriale. Si tratta di progetti oggi in fase di avviamento, che verranno portati avanti nel corso del prossimo anno. I tre progetti si concentrano sui percorsi di stage dedicati ai docenti, sulla didattica laboratoriale e sullo studio e la sperimentazione di buone prassi del sistema di istruzione/formazione, il tutto con l’obiettivo di attivare una concreta e fattiva collaborazione tra scuola-studenti e lavoro-mondo delle imprese.

Il presidente della Fondazione Marco Campanari spiega: “Entriamo in una vera e propria fase progettuale ed operativa. Ognuno dei tre progetti, concentrandosi su aspetti specifici, punta all’obiettivo più grande di preservare le nostre migliori competenze e di sviluppare gli skill che il territorio già possiede per continuare a far crescere il nostro sistema produttivo ed anche ideare e costruire qualcosa di nuovo”.

Stage dedicati ai docenti – “E’ evidente – sottolinea il presidente Campanari – che il dialogo e la collaborazione tra scuola e impresa è fondamentale ed è stato rafforzato ancor più con la recente riforma scolastica. Il ruolo dei docenti nell’orientamento degli studenti è basilare. Ecco allora lo scopo degli stage: trasferire la conoscenza del sistema manifatturiero ai docenti, sostenendo così le scuole tecniche nelle azioni di orientamento attraverso un percorso di stage nelle imprese dedicato ai docenti. La conoscenza dei docenti stessi del mondo dell’impresa nel nostro territorio è già avanzata, ma visto che mondo e imprese cambiano velocemente riuscire a creare delle occasioni di confronto, incontro e formazione è molto utile perchè permette ai docenti di essere informati sempre più su come funziona e come viene impostata l’impresa oggi e nel contempo anche l’imprenditore stesso viene aggiornato a sua volta sul mondo della scuola e sugli studenti”.

Didattica Laboratoriale – “Sappiamo che al tema delle ore di laboratorio la riforma ha dato particolare accento per tutte le materie insegnate negli istituti tecnici – spiega Campanari – c’è però un paradosso: le ore destinate alle ore di laboratorio sembrano decrescere anzichè crescere. Allora abbiamo pensato che una via da percorrere per migliorare la situazione è data da un progetto che prevede il coinvolgimento di tecnici specialistici del mondo aziendale e tecnici lavoratori in uscita dal mondo dell’impresa affinchè possano mettere a diposizione degli studenti la loro grande competenza e professionalità acquisita nel corso degli anni supportando gli studenti nelle attività di laboratorio degli
istituti tecnici. Questo per raggiungere una migliore sinergia fra orientamento delle attività laboratoriali ed effettive esigenze delle aziende”.

Studio e sperimentazione di buone prassi alternanza istruzione e formazione – “Partiamo da un dato – premette Companari – nel 2010 il fabbisogno di diplomati nel mondo del lavoro in provincia di Lecco è stato pari a 1090 unità, mentre il numero degli studenti disponibili è risultato essere pari a 480. Da queste premesse abbiamo pensato che un progetto di studio di buone prassi possa essere qualcosa di molto interessante. Il progetto ha l’obiettivo di analizzare dal punto di vista normativo e dal punto di vista dell’attività pratica dei modelli di alternanza scuola-lavoro e di apprendistato che funzionino bene, facendo partire sul nostro territorio una sperimentazione virtuosa. A questo titolo abbiamo pensato al modello tedesco; la Germania, Paese estremamente evoluto in materia di apprendistato e nell’alternanza scuola e lavoro, vanta ogni anno un milione e mezzo di apprendisti mentre in Italia abbiamo valori che sono meno di un terzo rispetto al dato tedesco. Il risultato che ne consegue è che in Germania la disoccupazione giovanile (under 25 anni, ndr) è pari all’8%, nel nostro Paese è superiore al 35%. Ma al di là dei dati, emerge come l’apprendistato non va inteso come un contratto di lavoro tout court bensì come l’inizio di una crescita professionale e lavorativo e quindi una vera risorsa per il Paese. per questo motivo ci è sembrato che analizzare modelli tedeschi fosse interessante anche se nel concreto non per forza quelli che sperimenteremo in provincia di Lecco debbano essere identici, visto e considerato che ogni territorio ha la sua specificità”.

Su quest’ultima iniziativa, il professore Tiraboschi ha sottolineato: “Il tema dell’alternanza è importante per far parlare i due mondi: scuola e impresa/lavoro e farli conoscere. La scuola non deve essere al servizio dell’impresa ma del territorio e di un sistema produttivo. L’alternanza è una motodologia didattica consolidata e dà l’indicazione di come il tema occupazionale non si sviluppa solo sul mercato del lavoro ma viene anticipato con percorsi educativi formativi che sappiano confrontarsi con la vita vera, è qui che va esaltata la funzione delle scuole e delle università e la funzione dei docenti che fanno da ponte per lo studente tra scuola e lavoro. Io penso che con questo progetto si riesca a fare un passo concreto in questo senso”.

Tiraboschi ha poi ricordato come il modello tedesco è già stato sperimentato in Italia nella provincia di Bolzano: “Quello che è emerso è che decisiva non è tanto la legislazione più o meno moderna che vige su questi temi, quando il tema culturale; e il caso Bolzano ci indica che questi percorsi di apprendistato vengono seguiti da ragazzi di famiglia tedesca, mentre i ragazzi di famiglia italiana guardano come sfavore alla metodologia dell’alternanza preferendo percorsi formativi diversi, andando poi a infoltire le schiere dei disoccupati e dei disadattati del mercato del lavoro. E’ paradossale – ha concluso Tiraboschi – che in un periodo di crisi e di disoccupazione come quello che stiamo vivendo, ci siano da un lato giovani disoccupati che non trovano lavoro e dall’altro aziende che non trovano lavoratori. Per questo diventa fondamentale far conoscere queste buone pratiche”.

A supporto dell’attività della Fondazione Badoni a breve verrà messo online il sito internet: www.fondazionebadoni.it,  “Si tratta di un portale istitutizionale – ha spiegato Mario Goretti presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Lecco oltre che Amministratore Delegato del Gruppo Gr – che vuole essere un punto di riferimento per i progetti della Fondazione, ma anche un elemento formativo in linea con gli obiettivi delle nostre iniziative”.

Intanto, nelle scorse settimane, la Fondazione ha provveduto a ratificare il Comitato scientifico che comprende oltre al presidente della Fondazione l’ingegnere Marco Campanari, il professore Michele Tiraboschi ordinario di diritto del lavoro presso università dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore del Centro Studi Marco Biagi nonchè massimo esperto di alternanza scuola lavoro, il professore Marco Bocciolone pro rettore del polo di Lecco del Politecnico di Milano, la professoressa Miriam Cornara dell’Ufficio Scolastico provinciale di Lecco, l’ingegnere Marco Corti manager della Prym Fashion Italia, Giovanni Dell’Era consigliere della Fondazione, Mario Goretti presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Lecco oltre che Amministratore Delegato del Gruppo Gr e Stefania Palma responsabile scuola e formazione di Confindustria Lecco.

Ricordiamo che i Soci Fondatori della Fondazione A. Badoni sono Confindustria Lecco – promotrice dell’iniziativa fortemente voluta dal Presidente Giovanni Maggi e da tutto il Consiglio Direttivo  – Camera di Commercio di Lecco, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e un gruppo di Imprese associate a Confindustria Lecco.