LECCO – La Grande Guerra in mostra a Palazzo delle Paure: venerdì sera ha aperto i battenti l’esposizione delle fotografie di Giuseppe Pessina, scatti paesaggistici e della vita quotidiana in trincea a testimonianza di come il territorio, i soldati e i civili sono stati toccati e trasformati dalla violenza della Prima Guerra Mondiale.
Di fronte a un nutrito gruppo di appassionati, venerdì sera a Palazzo delle Paure, l’assessore alla Cultura Simona Piazza, la direttrice del Settore Cultura del Comune di Lecco Giovanna Esposito e la curatrice Barbara Cattaneo hanno inaugurato la mostra “Le fotografie di Giuseppe Pessina”, esposizione nata all’interno del più ampio progetto “La Prima Guerra Mondiale – Materiali per la Memoria nelle collezioni dei Musei di Lecco”, volto alla valorizzazione dei beni storici e dei fondi documentari, archivistici e fotografici conservati nei musei cittadini relativi alla Prima Guerra Mondiale, di cui quest’anno si celebra il centenario.
“Le opere esposte a Palazzo delle Paure – ha spiegato Simona Piazza – sono scatti realizzati dal fotografo Giuseppe Pessina, chiamato giovane al fronte e partito con ben sette macchine fotografiche per poter documentare la vita tra guerra e trincea. Pessina ha donato alla città una parte considerevole del suo archivio fotografico, che è depositato a Villa Manzoni, e ha lasciato in eredità anche alcuni importanti documenti e oggetti relativi alla Grande Guerra, attualmente esposti nella Torre Viscontea, grazie a lui è possibile andare a ricreare quella che era la vita quotidiana dei lecchesi durante quel periodo”.
Le opere di Pessina esposte a Palazzo delle Paure sono divise in tre sezioni e rappresentano un ampio documentario della vita durante e dopo la Prima Guerra Mondiale. La prima parte dell’epsosizione è dedicata alla paesaggistica e mostra l’ambiente alpino, la natura incontaminata delle montagne innevate, permettendo, così, allo spettatore di capire bene in quale contesto si trovavano i soldati chiamati a combattere al fronte. Nella seconda sezione, invece, si ha l’unione del paesaggio con la presenza delle figure umane: tende sparse in fitti boschi di conifere, pezzi di artiglieria disseminati nel verde, soldati chini sulle tombe dei compagni morti, alpini in fila con gli sci ai piedi o in marcia tra i sentieri innevati. La terza parte dell’esposizione, infine, è dedicata alla vita quotidiana in trincea: soldati che sorridono di fronte alla macchina fotografica nonostante la violenza della guerra. Particolarmente significative sono le immagini scattate subito dopo la disfatta di Caporetto che mostrano i civili in fuga, le case distrutte dai bombardamenti e i soldati disorientati e sconvolti durante la ritirata.
“A scuola tutti abbiamo studiato la battaglia di Caporetto – ha aggiunto Giovanna Esposito – la più grande sconfitta nella storia dell’esercito italiano. Con le sue immagini Giuseppe Pessina ci porta dentro al fronte, nelle trincee, sui campi di battaglia, sulle montagne innevate, nei luoghi reali dove infuriavano i combattimenti. Proprio per la natura delle immagini esposte, questa mostra ci costringe a guardare dritto negli occhi i pericoli, le sofferenze e le delusioni dei combattimenti spingendoci alla riflessione in un momento delicato come questi giorni che seguono gli attentati di Parigi e portando a galla l’umano sentimento della ‘pietas’, intesa nel suo significato originale di amore e rispetto”.
Per realizzare la mostra è stato svolto un lavoro di ricerca e digitalizzazione dei negativi originali su lastre di vetro al bromuro d’argento e non sono state effettuate post produzioni con Photoshop, fatta eccezione per l’autoritratto di Pessina. La mostra è stata curata da Barbara Cattaneo con l’aiuto di Carlotta Pasino, Federica Mapelli e di Daniele Re del Simul. Del comitato scientifico hanno fatto parte anche il fotografo Luigi Erba e l’esperto di fotografia Gianni Cattaneo.
Le opere di Giuseppe Pessina saranno esposte fino al 29 maggio 2016, accompagnate da conferenze e visite guidate già in programma per i prossimi mesi.
Ecco alcune immagini della serata di inaugurazione della mostra: