LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Donatella Biella, sfortunata protagonista dell’ennesimo episodio di disagio avvenuto su un convoglio Trenord sabato pomeriggio. Donatella avrebbe dovuto raggiungere Milano per cantare con altri coristi per un vecchio amico, Don Angelo, pronto ad accoglierli nel capoluogo con tutti gli onori del caso. A guastare la festa però ci ha pensato la soppressione del treno a Carnate, dopo che i minuti di ritardo avevano preso ad accumularsi e le comunicazioni sul motivo della sosta forzata a farsi frammentarie. Ciliegina sulla torta la mancanza di taxi, o altri mezzi sostitutivi del treno, che hanno costretto il gruppo a rimettersi in viaggio verso Lecco, perdendo la possibilità di esibirsi e di ritrovare il vecchio amico che nel frattempo li attendeva invano.
Trenord. Racconto di un ennesimo disagio: “E’ mancato il rispetto per le persone”
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“Siamo tutti e 17 puntuali alla stazione di Lecco alle 13.30. Dobbiamo prendere il diretto per Milano Centrale. Dobbiamo essere alle 15.30 in una chiesa di Via Monte Napoleone dal nostro amico don Angelo per fare un concerto di musica sacra. Lui, ultranovantenne, ci aspetta per le 15.30. Il concerto è previsto per le 16.00. Alle 17.30 la chiesa dovrà essere vuota. Abbiamo scelto di andare in treno, per evitare nebbia, traffico e buio, avendo tutti una certa età e sicuri che con i mezzi pubblici diamo una mano all’ecologia oltre che a noi stessi.
A Carnate il treno si ferma. Una voce asettica ma gentile ci avvisa che c’è un ritardo non quantificabile e ci rimanda all’app per avere notizie. L’app non ci dà notizie e noi aspettiamo, inizialmente fiduciosi. La voce ci rassicura più di una volta ma noi cominciamo ad innervosirci…perché “tempus inesorabile fugit”. Poi finalmente un annuncio…la corsa è soppressa…! Per informazioni (inesistenti, ormai lo sappiamo) si prega di consultare l’app di Trenord.
Con noi c’è in ex macchinista in pensione che scuote la testa, ma noi abbiamo ancora fiducia…Siamo in Lombardia, nel 2024, che sarà mai arrivare a Milano…Un altro gentile annuncio: per arrivare a destinazione dobbiamo cambiare treno e prendere il locale
per Porta Garibaldi.
In massa ci avviamo obbedienti al nuovo binario e ancora (anche se un po’ meno fiduciosi e un tantino più incazzati) saliamo sui nuovi vagoni in preoccupata attesa di un’altra comunicazione, che arriva dopo una manciatona di minuti per noi ormai molto preziosi: “Treno soppresso, per informazioni consultare l’app….. ecc, ecc. App del cxxxo!
Non c’è un riferimento in carne ed ossa e alla biglietteria non sanno che cosa consigliarci per risolvere la situazione.
A questo punto, sono ormai le 15.00, siamo ancora fermi a Carnate e scatta la corsa per trovare dei taxi che da lì raggiungano Milano. Tanti al cellulare, si chiamano più volte gli stessi operatori che pure si arrabbiano perché sono già stati interpellati da qualcun altro del gruppo. Nessuno è in grado di trasportare per tempo 17 persone alla destinazione prefissata.
Intanto nella chiesa del nostro ospite arrivano le persone che vogliono sentire il concerto.
Lui, il nostro amico plurinovantenne, ha preparato un rinfresco, un mazzo di fiori per la maestra del coro e dei libretti con le sue poesie da donarci. E noi siamo sempre più lì, a Carnate, senza un mezzo per raggiungere Milano, sempre più avviliti, mentre l’app rimanda i passeggeri su un altro binario e un altro treno che non raggiungerà mai la destinazione. Dopo aver tentato di tutto, senza speranza di soluzione, all’ultimo minuto saliamo sul treno del ritorno, un locale da Carnate a Lecco… Sono le 16.00. Solo il teletrasporto avrebbe potuto farci arrivare in Via Monte Napoleone per quell’ora.
Nella carrozza vuota cantiamo i brani che avremmo dovuto eseguire al concerto, mentre i pochi passeggeri, al sentirci, con sorrisini divertiti o di disappunto o semplicemente disturbati dal nostro bel canto, se ne vanno a cercare altri posti, grazie al cielo vuoti.
Arrivati in stazione, ci avvicina un ragazzo di colore che ci chiede di cantare nel nostro coro che gli è piaciuto tantissimo…gli siamo grati per averne apprezzato la bellezza improvvisata tra comunicazioni di servizio e brusche frenate.
In biglietteria, piuttosto su di giri, chiediamo il rimborso del biglietto: non per i soldi, ma per una questione di principio. A uno sportello ci viene risposto che dobbiamo mandare a Trenord una mail con PEC certificata, allo sportello attiguo il funzionario ritira tutti i biglietti e ce li rimborsa con santa pazienza.
Intanto abbiamo perso l’appuntamento con un amico, la gioia di renderlo felice ascoltandoci, la possibilità di un incontro con le persone che ci aspettavano e la festa di rivederci con chi ci ha permesso di coltivare in casa sua, tanti anni fa e per tanti anni, la nostra passione.
Cara App Trenord, sappiamo che gli incidenti possono capitare, ma la spersonalizzazione dei servizi è segno del fatto che a nessuno interessano le persone con le quali non si parla più. Al nostro amico Don che ci ha aspettato, alle persone che avrebbero voluto sentirci chiediamo scusa, perché ci riteniamo responsabili del fatto che deve partire da noi il proposito di cambiare le cose, non con le lamentele ma con la creatività che abbiamo ereditato dalla nostra storia, attenta all’umano per costume religioso e ricca di fantasia per dono di Dio.
Ciao Trenord, comincio a pensare che ti serva almeno l’intelligenza artificiale, visto che adesso manca del tutto quella umana. Così possiamo almeno incominciare dall’intelligenza e magari arrivare al rispetto delle persone, dopo una sana riflessione su che cosa voglia dire essere un sevizio per il cittadino.
Grazie al cielo, le vie del Signore sono infinite!”
Donatella Biella