LECCO – Un ulteriore aspetto elencato nelle scorse settimane per quanto riguarda il funzionamento della testa del campione è la concezione di sè nel tempo: “i campioni sono proiettati nel futuro, quando possibile pensano già alla prossima manche, alla prossima gara o alla prossima partita. Poco spazio alla ruminazione mentale sugli errori passati.”
Che cosa vuol dire da un punto di vista pratico? Beh, “semplicemente” consiste nel “quando” preferiamo vivere: nel passato, nel presente o nel futuro?
Restando nell’ambito sportivo possiamo dire che:
1) vivendo nel passato utilizziamo pressochè la memoria e le emozioni correlate agli eventi vissuti (ad esempio vittorie e sconfitte).
2) Nel presente ci concentriamo sull’azione corrente (gesto atletico).
3) Nel futuro visualizziamo quello che accadrà (azioni da compiere).
Quando si asserisce che il campione vive nel futuro non si intende che egli non pensi agli eventi passati, quanto piutttosto al fatto che abbia una predisposizione a collegare quegli episodi a situazioni future. Questa è la chiave di volta.
Nella cultura Italiana c’è l’abitudine di vivere nel passato, ricordando i tempi che furono, molto spesso come una forma di diletto nostalgico senza scopi particolari: un approccio che porta allo stallo e quasi sempre ad emozioni negative (amarezza, delusione, rabbia, etc.).
Questo si riflette anche nella vita sportiva, in particolare nelle situazioni negative per eccellenza: gli errori. L’errore è per molti un macigno, un difficile scoglio da superare che genera ruminazione mentale e può condizionare la prestazione sportiva fin dai primi istanti. E’ quello che succede osservando molti atleti: dopo le prime battute capisci subito se saranno “in giornata” oppure no. La realtà è che questo genere di sportivi si lascia dominare dalle prime sensazioni provate, che si trasformano in fretta nell’ossatura dell’intera prestazione sportiva: “sono stato il più veloce nel primo turno? Allora il week end andrà bene!” ma anche “ho sbagliato i primi 3 passaggi, ho già capito che sarà una partita di …”.
Ecco come il passato diviene il presente ed il futuro. Ovviamente ogni atleta si focalizzerà nel cercare risposte sul campo che confermino le percezioni iniziali e la prestazione non sarà nient’altro che una fotocopia dei primi 2 minuti. L’effetto è rafforzato nei casi di sensazioni negative, del resto le emozioni negative sono pregnanti, si immagazzinano in memoria facilmente (salvo poi decadere nel tempo per effetto dell’ottimismo mnestico).
Ora, cosa fa il campione? Beh, ha sempre la testa “oltre”: se i primi 3 dribbling sono andati male non si preoccupa perchè sa che ha 90 minuti di gioco davanti. Allo stesso modo il pilota primo nelle libere è consapevole che la strada che sta seguendo è giusta, ma che non basterà certamente solo quello per far bene durante il week end di gara.
Il campione guarda all’evento passato (negativo o positivo che sia) con una domanda in testa, sempre uguale: “a cosa può servirmi questo episodio per la prossima gara/partita/sfida?”
Le risorse psicofisiche sono tutte là, proiettate nell’azione da compiere e vengono perciò utilizzate nel momento in cui il piano futuro non fa altro che diventare l’azione corrente. Da un punto di vista materiale si tratta di veicolare gli sforzi proprio dove servono nel momento giusto: di fatto questa è l’ambizione più alta, non tanto della Psicologia dello Sport, quanto piuttosto del Mental Training in senso lato.
La proiezione nel futuro ha diverse implicazioni anche in aspetti come la definizione degli obiettivi sportivi che risultano essere più facilmente monitorabili dall’atleta stesso poiché è parte della sua natura farlo e soprattutto ha una forte connotazione all’idea di progressione nello sport, cioè quella sensazione di migliorare giorno per giorno nella propria disciplina, vivendo il piacere del “fino a dove posso arrivare”, “con chi mi posso confrontare” e “se posso superare i miei limiti”: ciò rappresenta il motore di ogni sportivo e quando si perde questa spinta… beh, di questo ne parleremo con calma nei prossimi articoli.
Dott. Mauro Lucchetta
Per domande o dubbi: mauro.lucchetta@psicologiafly.com
oppure visitate il sito: www.psicologiafly.com
ARTICOLI PRECEDENTI
9 aprile -Il fattore sfiga. Come acquisire la testa del campione
1 aprile – Come acquisire la testa del campione? Il pensiero controllato
25 marzo – Come funziona la testa del campione?
18 marzo – La definizione degli obiettivi sportivi
11 marzo – Prima di visualizzare: osservare!
5 marzo – Il dialogo interiore
27 febbraio – Introduzione alla psicologia dello sport