Speciale Paralimpiadi: il Villaggio Olimpico e problemi sulla lunghezza

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Le paralimpiadi sono tra noi! Ah! E che si può dire?! Innanzitutto c’è una buona copertura media (tutto sommato) e soprattutto c’è anche una bella presenza di pubblico! E’ una piacevole sensazione vedere gli spalti pieni (ovviamente siamo di fronte all’evento sportivo più importante nell’arco di 4 anni) e questo fa capire che l’interesse su questo segmento sportivo sia vivo e anzi stia crescendo di edizione in edizione. Faccio lo stesso ragionamento usato per le Olimpiadi: quando sento un suocero lamentarsi perchè Pistorius ottiene “solo” un argento nei 200 capisco che le cose vanno per il verso giusto!

Questa prime giornate paralimpiche ci hanno regalato diversi temi interessanti, alcuni davvero inaspettati:

– “Non usate la parola disabile, questo è sport!” Sir Philip Craven, presidente del Comitato Paralimpico Internazionale, presenta così i giochi. E’ chiaro il messaggio che lancia, non è tanto il fatto di non usare la parola disabilità in sè, quanto piuttosto quello di capire come le paralimpiadi e gli atleti in gara siano sport e sportivi di assoluto livello, in ognuna delle loro specialità proposte. Perciò, soprattutto voi giornalisti, fate un buon lavoro e utilizzate un linguaggio adeguato!

C’è un nuoto italiano che risorge! La Camellini fa il pieno con 2 ori (con tanto di record del mondo) e un bronzo inaspettato, oltre alla possibilità di vincere 2 ulteriori medaglie. C’è da dire che la ragazza non è nuova a simili risultati, del resto si presentava ai giochi con titoli europei e mondiali sulle spalle (in particolare nei 100 stile dove domina la scena dal 2009). Però vediamola così, è forse un passaggio di consegne Pellegrini-Camellini? La prima non è riuscita a ripetersi, laddove la seconda ha probabilmente raggiunto l’apice della sua forma (ed ha soltanto 20 anni). L’Italia del nuoto c’è, forza!

– A proposito di Pellegrini… voglio dire De Pellegrin! Il nostro portabandiera onora al meglio i gradi di capitano e uomo simbolo dell’Italia: oro nell’arco e conclusione, con il sorriso sulle labbra, di una magnifica carriera. Gran bella pagina di sport!

– E poi c’è un “Villaggio” olimpico, che però in questo caso si chiama Paolo ed è un noto attore italiano: “Le Paralimpiadi di Londra fanno molta tristezza, non sono entusiasmanti, sono la rappresentazione di alcune disgrazie e non si dovrebbero fare perche’ sembra una specie di riconoscenza o di esaltazione della disgrazia” concludendo con “La mia non è crudeltà ma è crudele esaltare una finta pietà”.

Ora, non apriamo facili discussioni e concentriamoci invece sul senso delle cose poichè, queste dichiarazioni sono in realtà utili per capire 2 o 3 cose essenziali dello sport: l’atleta per chi fa sport? Per il pubblico che guarda? Io credo che lo sport sia per sè e quando si fa qualcosa che si ama si riesce anche a generare interesse nelle persone che poi eventualmente lo guardano, il tutto prende forma, si struttura, diventa ufficiale, nascono regole, etc. Se delle persone in carrozzina amano giocare a basket lo fanno perchè… amano giocare a basket! Sono gli atleti che fanno lo sport, non viceversa. Quando questo sport ha un seguito vuol dire che piace anche agli osservatori. Se l’osservatore prova tristezza è perchè questa percezione lui non ce l’ha. Lui. Sarebbe un bene ricordarlo spesso e non confondere le proprie credenze con quelle degli altri.

– Infine ecco Pistorius: sconfitto in finale dei 200 (nonostante un record del mondo ottenuto in batteria) dal brasiliano Oliveira. Ne nasce una polemica legata alla lunghezza delle protesi del vincitore e la memoria torna a precedenti diatribe.. quelle in cui si dichiarava che Pistorius fosse avvantaggiato dalle sue protesi rispetto ai normodotati. E’ la storia che si ripete, in un altro contesto, con una forma diversa ma con lo stesso principio: come fare a creare pari condizioni e a valutare il puro talento? E chi lo sa! Proprio per questo: benvenuti nello Sport!

Dott. Mauro Lucchetta – Psicologo dello Sport

 

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