I soci donatori risultano essere 15.272 (+1,82%) e i nuovi soci 1.269 (+2%)
Segnalato anche un +20% di donazioni plasma, anche se il timore è che possa esserne consentita la compravendita a livello nazionale
LECCO – Oltre 29 mila donazioni, 15.272 soci donatori e 1269 nuovi soci donatori. Incoraggiano i dati dell’AVIS provinciale di Lecco che, nel 30° anno di fondazione, si confermano in costante crescita anche per il 2024, sulla stessa linea degli anni precedenti. “Ancora una volta i soci donatori sono aumentati (dell’1,82%), non in maniera rilevantissima ma certamente assidua”, commenta così il presidente Bruno Manzini, nel corso dell’annuale appuntamento per presentare i risultati.
Solo il Covid aveva arrestato il trend positivo, portando i soci donatori da 15.349 (2015) a 14.771 (2020). I numeri hanno poi ripreso a risalire in maniera costante fino ad oggi. “Tutti segnali che la nostra attività sta andando nella direzione giusta – dichiara Manzini – se si registra un incremento costante vuol dire che stiamo operando con efficacia”. Guardando all’anno di fondazione dell’associazione, il 1995, i soci erano 9.500: catapultandoci in avanti, nel 2024, sono esattamente il 60% in più.
Come detto, anche i nuovi soci donatori sono aumentati (del 2% rispetto al 2023), e sono soprattutto giovani, “nonostante l’andamento demografico non proprio favorevole degli ultimi anni, e questo ci conforta molto perché significa che in futuro non avremo problemi a sostenere la richiesta di sangue”, sempre il presidente. 1/3 dei donatori infatti si trova compreso nelle fasce d’età 18-25 anni e 26-35 anni. In leggero incremento anche le donatrici rispetto agli uomini, pari al 38,77% del totale.
Un territorio generoso e sensibile, quello lecchese, verso la donazione di sangue e plasma, capace di contare circa 45 donatori ogni 1000 abitanti, molto più di quanti se ne registrano a livello regionale (26,13) e nazionale (21,35). Un dato che va a influire positivamente e per forza di cose anche sulle donazioni. Solidarietà che non si ferma solo a livello provinciale, ma guarda anche al resto dello Stivale: delle quasi 30 mila sacche di sangue infatti 18 mila sono state distribuite tra Milano, Lazio e Sardegna, mentre le restanti se le sono spartite gli ospedali del circondario.
“Per quanto riguarda la disponibilità di sangue possiamo dire che l’Italia è perfettamente autosufficiente, non possiamo dire altrettanto per il plasma (se ne raccoglie circa il 70-75% di quanto necessario a livello nazionale) che viene anche importato – precisa Manzini -. Di quest’ultimo le donazioni nel lecchese sono aumentate con fatica di oltre il 20% (da 3.548 a 4.325), sulla base di quanto richiesto dal Centro Nazionale Sangue che vuole portare l’Italia a essere indipendente anche per quanto riguarda l’approvvigionamento di plasma”.
Plasma che serve per produrre medicinali come albumina, per la cura degli ustionati, oppure farmaci per curare l’emofilia, dato in conto-lavorazione alle aziende farmaceutiche per creare questi plasma-derivati da fornire alle varie ASST. A tal proposito, c’è una questione di interesse nazionale che non mancherà di essere portata all’assemblea annuale dei soci fissata questo sabato 29 marzo e che sta destando non poca preoccupazione tra gli avisini.
“Alla fine di dicembre scorso, una modifica legislativa ha aperto alla possibilità di lavorare il plasma in regime di libero mercato. Questo potrebbe intaccare il sistema trasfusionale italiano basato sull’atto volontario, solidale e gratuito di donare perché le aziende farmaceutiche, qualora si arrivasse a poter effettuare una compravendita del plasma, potrebbero decidere di incrementarne l’acquisto anziché la raccolta proveniente da donazioni libere”, racconta il presidente dell’AVIS provinciale. Le conseguenze sarebbero importanti sia in termini etici che di costi (aumenterebbero i prezzi dei medicinali con plasma). Problematiche si avrebbero anche a livello pratico “basti pensare che durante la pandemia in Italia la raccolta di plasma è aumentata, mentre negli Stati Uniti, Paese dove si viene pagati per effettuare donazioni, questa è diminuita del 20%”, dichiara Manzini.
Tra le sue attività, l’AVIS provinciale cerca anche di diffondere la donazione tra gli sportivi, patrocinando alcune iniziative del CSI Lecco (che conta circa 20 mila tesserati), tornei di pallavolo e collabora anche con la FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) dei Comitati di Milano, Lecco e Monza. Senza dimenticare la Resegup, il cui patrocinio sarà garantito anche per l’edizione di quest’anno.
“Cerchiamo di avere un rapporto con i giovani, perché sappiamo che sono importantissimi per il futuro di AVIS e del nostro servizio sanitario nazionale. Ci occupiamo di svolgere anche attività di promozione nelle classi e nelle scuole”, conclude Manzini.