In pizza Garibaldi la benedizione degli ulivi impartita dal prevosto di Lecco Monsignor Davide Milani, poi la processione fino alla Basilica di San Nicolò
“Con questo rito, compiuto con fede e in tanti, abbiamo dichiarato che la pace verrà e la pace è in Gesù Cristo”
LECCO – Si è celebrata anche a Lecco la Domenica della Palme, inizio della Settimana Santa che si conclude con la Passione del Signore e poi la Pasqua di Resurrezione: cuore della fede cristiana.
Questa mattina alle 9.30, nella centralissima piazza Garibaldi, davanti al Teatro della Società, il prevosto di Lecco Monsignor Davide Milani ha benedetto gli ulivi, simbolo di pace. Come ha ricordato lo stesso prevosto, oggi si celebra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme a dorso di un asino, acclamato da una folla festante che lo accoglie come re della pace. Quella pace che oggi più che mai viene invocata davanti agli orrori della guerra in Ucraina.
Dopo la benedizioni degli ulivi, la processione si è mossa imboccando via Roma per poi sfilare nelle piazze XX Settembre e Cermenati e guadagnata la scalinata ed il sagrato ha fatto ingresso nella Basilica San Nicolò dove si è celebrata la messa.
Durante l’omelia, Monsignor Milani ha ricordato come: “vorremmo comprendere tutto della nostra vita mentre ci capita. Vorremmo comprendere perchè soffriamo, perchè attraversiamo delle prove, perchè stiamo male, perchè popoli interi soffrono per la violenza di alcuni squilibrati, perchè esiste il dolore degli innocenti, il dolore delle persone buone e giuste, vorremmo sapere perchè noi che desideriamo il bene a volte ci comportiamo male. Vorremmo capirlo subito”.
Monsignore ha bollato questo atteggiamento come “il male dei nostri tempi che mette la nostra mente al centro di tutto. Ognuno di noi – ha continuato – è tentato di erigersi come metro delle cose, come criterio di comprensione di tutto. Le cose esistono se le capisco io e come le comprendo io. Degli altri non mi fido, gli altri tramano un complotto alle mie spalle, non mi comprendono, io sono la misura di tutto anche se mi intendo di ben poco. Questo modo di ragionare ci porta ad invocare risposte e comprensioni subito. Queste risposte esistono nel momento in cui riesco a pensarle, ma la realtà non è così, il piano di Dio non è così”.
Monsignore facendo un parallelismo con quanto accaduto alla folla entusiasta e ai discepoli che hanno accolto festanti l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ha ricordato come anche loro non compresero fino in fondo i segni e gli accadimenti che Dio che conduce la storia aveva messo sul cammino del popolo. “Videro sì Gesù come una speranza incarnata, ma nel volgere di quei pochi giorni che lo separano dalla sua Pasqua, non comprenderanno. Lo lasceranno da solo. Anzi questa folla si rivolterà contro Gesù che verrà tradito e quando le Autorità chiederanno: chi liberiamo, Gesù o il ladrone Barabba? Sceglieranno di liberare Barabba”.
Monsignore ha ricordato quindi come diventa fondamentale “accogliere i segni della vittoria di Dio in Gesù Cristo e i segni della speranza capace di vincere tutto quello che ci opprime e che ci fa del male. Questi segni sono offerti e dobbiamo accoglierli e mettere tutta la nostra vita a servizio di questi segni come fa il contadino in questa stagione, che mette i propri sforzi, le proprie braccia, la propria intelligenza, la proporia speranza al servizio del seme che pone nella terra. E quello di seminare è un atto folle, ma è nel seme che c’è il futuro che darà la vita”.
Quindi Monsignore ha proseguito: “Con questa processione, con questo rito compiuto con fede e in tanti, noi abbiamo dichiarato che la pace verrà e la pace è in Gesù Cristo. Certo è folle pensarlo”, e facendo riferimento all’attuale guerra in Ucraina e a tutti i conflitti in atto nel mondo, ha concluso: “Ci è più logico pensare di salire su qualche mezzo blindato, mandare armi, invocare che i dittatori vengano violentemente abbattuti, sembra più funzionale, ma ragionare e agire in questo modo vuol dire non essere veramente cristiani. La pace autentica viene come il seme, che dobbiamo accogliere come il segno e del quale noi dobbiamo metterci a servizio. La pace intesa non solamente come cessazione del conflitto, ma la pace autentica che abbiamo nel cuore quando la nostra vita funziona, quando la nostra vita è compiuta. La pace non è solamente il contrario della guerra. Sentiremo al termine di questa settimana che Gesù Cristo, quando appare, come prima cosa dirà: ‘Pace a voi’, Quella pace che abbiamo invocato con la nostra processione riguarda sì quei Paesi come l’Ucraina dove c’è la guerra, ma riguarda quella pace che anche noi vogliamo invocare nel nostro cuore ed è quando Gesù dice che la morte è vinta”.