MERATE – “Non è sbagliato proporre i Promessi Sposi a fumetti. Il primo che l’ha fatto è stato lo stesso Manzoni. Queste vignette, a cui mancano solo le parole per definirle fumetti, parlano da sole”.
Diretto, chiaro, pacato Stefano Motta, direttore artistico del Maggio manzoniano meratese, ha parlato ieri, domenica, nella splendida cornice della Villa Confalonieri, del codice Manzoni. Un altro appuntamento importante, dopo il sold out registrato all’auditorium Giusy Spezzaferri con l’intervento di Vittorio Sgarbi. Motta ha proposto al pubblico aneddoti, racconti e testimonianze grazie al suo continuo lavoro di ricerca e approfondimento su quello che è considerato il maggiore scrittore dell’Ottocento italiano. Dopo una veloce ricostruzione del lungo “parto” che ha portato, dopo vent’anni, alla pubblicazione dei Promessi Sposi, Motta ha spiegato come Manzoni avesse scelto di corredare il libro di illustrazioni per garantirne l’autenticità.
“A quei tempi non vigeva il diritto d’autore e succedeva spesso che le opere di maggior successo venissero ricopiate e rivendute al pubblico in edizioni pirata”. Oggi, queste belle illustrazioni servite da antitaccheggio, testimoniano ancora la ricchezza e la profondità di un romanzo che ha fatto conoscere la città di Lecco in tutta Italia e non solo. Vignette che quindi autorizzano e connotano come una scelta appropriata quella di proporre nell’ambito del Maggio manzoniano merate, nell’atrio del Comune e nei negozi del centro, le tavole, curate da Paolo Piffarerio e Claudio Nizzi in cui i Promessi Sposi vengono proposti appunto a fumetti.
“Non abbiamo fatto una boiata a trasporre la prosa del romanzo a fumetti – ha ribadito il preside del Collegio Villoresi -. Ci ha autorizzati lo stesso Manzoni, uno scrittore dallo spiccato taglio cinematografico”. Lui che, alle vignette del grande Hayez, ha finito poi per preferire quelle di Francesco Gonin, illustratore al lavoro con un’equipe di collaboratori per corredare tutte le pagine con i volti di Renzo, Lucia e don Abbondio. Ed è proprio a causa della presenza di più mani che alcuni particolari di don Abbondio o di Renzo cambiano di pagina in pagina, dando un tocco di artigianalità e genuinità al romanzo.
Profondo conoscitore dell’opera del Manzoni, Motta ha regalato al pubblico numerose chicche, chiudendo l’intervento facendo notare come Manzoni avesse previsto per i 38 capitoli sei intestazioni diverse, posizionate in un ordine apparentemente disordinato. “C’è una storia diacronica, che va cioè dal primo all’ultimo capitolo del romanzo e una sincronica, che, seguendo le sei diverse intestazioni, permette di leggere una storia un po’ diversa, dove Renzo non è solo sfortunato e don Rodrigo è ben di più di un don Giovanni. “I Promessi Sposi sono un romanzo con dentro qualcosa di più” la conclusione, appassionata e vibrante, del professore.
Motta ha poi voluto chiamare in sala i ragazzi dell’istituto di formazione professionale del Clerici che hanno deliziato i presenti con le gustose praline al cioccolato realizzate con l’orto del Manzoni.
Nell’atrio della Villa poi il gruppo folcloristico Firlinfue La Brianzola di Olgiate Molgora ha allietato il pubblico proponendo walzer e marce con i mitici flauti di pan.