Inceneritore di Valmadrera, i risultati dello studio epidemiologico

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L'inceneritore di Valmadrera

L’analisi dell’impatto sanitario delle emissoini dell’inceneritore Silea

“Nessuna correlazione con i tumori al fegato”

VALMADRERA – Si conclude con numeri e analisi approfondite lo studio epidemiologico sull’impatto sanitario delle emissioni dell’inceneritore Silea di Valmadrera, condotto dall’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza, con il supporto tecnico dell’Università di Torino e altri enti. Avviato nel 2017 e concluso nel 2018, il progetto si è focalizzato sulla popolazione residente in un’area di 169 km², coinvolgendo sette Comuni e un totale di oltre 100.000 residenti nell’arco di quattordici anni (2003-2016).

Il modello di dispersione degli inquinanti ha classificato le aree in tre livelli di esposizione al PM10, sostanza utilizzata come tracciante principale delle emissioni:

Bassa esposizione: PM10 < 15 ng/m³.
Media esposizione: PM10 tra 15 e 40 ng/m³.
Alta esposizione: PM10 > 40 ng/m³.

Nel 2016, l’inceneritore aveva ridotto le sue emissioni di polveri del 93,4% rispetto al 2005, passando da 6.700 kg a soli 441 kg. Tuttavia, lo studio si è concentrato anche sulle potenziali conseguenze delle emissioni storiche, più alte, degli anni precedenti.

I numeri dello studio

La ricerca ha preso in esame indicatori di mortalità, incidenza oncologica, ricoveri ospedalieri e condizioni perinatali. In particolare:

Sono stati analizzati i dati di 100.576 soggetti, pari alla popolazione residente nell’area di studio per almeno un anno. I risultati includono oltre 1.000.000 di anni-persona di osservazione, con analisi dettagliate suddivise per genere, età ed esposizione ambientale.

Le analisi non hanno mostrato aumenti significativi di rischio per la maggior parte delle malattie studiate, ma emergono alcune criticità:

– Tumori al fegato e vie biliari: questi tumori hanno mostrato rischi significativamente più alti nelle aree a maggiore esposizione. L’Hazard Ratio (HR), che misura l’associazione tra esposizione e rischio, è risultato di: 2,67 (IC95%: 1,36-5,27) per le donne residenti nelle aree ad alta esposizione; 2,13 (IC95%: 1,21-3,75) per gli uomini nella stessa area.

Su questo aspetto, un’integrazione dello studio chiarisce che “i risultati suggeriscono l’assenza di una relazione chiara e ben caratterizzabile tra residenza in aree a differente ricaduta di inquinanti emessi dall’impianto di incenerimento situato nel comune di Valmadrera e l’insorgenza di patologie ad essa correlabili, con l’eccezione, come sopra riportato, dei tumori del fegato e vie biliari. L’eccesso di tali tumori in residenti nelle aree a più elevata ricaduta delle emissioni può essere spiegato, in quanto il nesso causa-effetto è decisamente accertato dal punto di vista delle conoscenze scientifiche, dal riscontro della prevalenza di esenzioni per HCV più che doppia nell’area con alta ricaduta rispetto all’area a bassa ricaduta: si tratta cioè di una spiegazione semplice e che si basa su evidenze scientificamente certe per il riscontro di rischi elevati di insorgenza del tumore del fegato”.

– Malattie respiratorie: tra gli uomini si registrano incrementi significativi per broncopneumopatie croniche (HR: 1,30) e asma (HR: 1,83) nelle aree a esposizione media e alta. Tra le donne, invece, sono emersi rischi per tumori della pleura (HR: 2,59) e per malattie tumorali del sistema nervoso centrale (HR: 1,68).

  • Esiti perinatali: non sono state rilevate differenze significative nei neonati per malformazioni congenite o altre condizioni associate alla nascita.

Un contesto complesso

Lo studio sottolinea come il contributo dell’inceneritore alle concentrazioni di PM10 nell’area sia minimo rispetto alle altre fonti locali di inquinamento, quali traffico veicolare e riscaldamento domestico. Inoltre, le emissioni odierne dell’impianto sono significativamente inferiori rispetto al passato, ma gli effetti cronici di lungo termine richiedono un’analisi retrospettiva prudente.

Pur rilevando alcune associazioni significative, soprattutto per i tumori al fegato e vie biliari, i ricercatori invitano alla cautela nell’interpretazione dei dati. “Non esistono evidenze consistenti in letteratura che supportino una relazione causale tra queste patologie e le emissioni degli inceneritori moderni”, si legge nel rapporto. Rimane la necessità di ulteriori studi per chiarire il ruolo di altri fattori ambientali e socioeconomici.

Questo studio rappresenta comunque un importante passo verso la comprensione degli impatti sanitari legati agli inceneritori, contribuendo al dibattito pubblico sulla gestione dei rifiuti e la tutela della salute.

QUI IL REPORT COMPLETO