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LECCO – Sedersi sulla riva dell’Adda, guardare il Resegone e immaginare Lucia nel suo ‘Addio ai Monti’ mentre si allontana insieme a Renzo sulla barca per sfuggire a Don Rodrigo, percorrere la stradina dove Don Abbondio fa il suo incontro con i Bravi che lo attendono per una minacciosa pretesa (“Questo matrimonio non s’ha da fare”) e ancora salire al castello dell’innominato che dalla sua rocca domina il lago: a Lecco è possibile immergersi nell’atmosfera dei ”Promessi Sposi” e scoprirne i luoghi più suggestivi.

Proprio qui, in “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno” Alessandro Manzoni ha ambientato il più conosciuto dei suoi romanzi. A Lecco il maestro della letteratura italiana ha trascorso la sua giovinezza e qui, tra i viottoli dei rioni, dai panorami del Lario, lo scrittore ha tratto la sua ispirazione.

Posti che ancora oggi possono essere visitati girovagando per la città. Ecco quindi una piccola guida dei principali luoghi manzoniani.

VILLA MANZONI

Non possiamo che partire da qui, dalla residenza che ha ospitato il giovane Alessandro Manzoni, ora una casa museo: Villa Manzoni.

Situata nella zona del Caleotto, la villa è stata la casa di famiglia dei Manzoni per quasi due secoli. A Villa Manzoni hanno sede il Museo Manoniano, la Galleria Comunale d’Arte, la Sezione Separata d’Archivio, la Fototeca e la Biblioteca Specializzata, una sala per esposizioni temporanee nelle antiche scuderie, oltre agli uffici della Direzione del Si.M.U.L.

L’ingresso di Villa Manzoni

Il Museo Manzoniano preserva la memoria della giovinezza dello scrittore e delle sue opere più importanti. Diviso in 11 sale, il percorso espositivo è stato ristrutturato e ampliato con la recente inaugurazione dell’ottobre 2019.

Il tipico copricapo indossato da Lucia

Vi sono esposti la culla, il corredo battesimale, alcuni ritratti giovanili, oltre a quelli dei genitori e rappresentazioni di luoghi legati agli anni della sua infanzia e adolescenza, lo studio di Manzoni e il suo personale processo di scrittura durante la stesura del romanzo. Sono presenti alcuni oggetti personali, come la famosa tabacchiera, il ritratto che Giuseppe Molteni dipinse per lo scrittore e alcune stampe raffiguranti il territorio lecchese in epoche diverse.

Curiosando nel museo Manzoniano

In mostra anche le opere di diversi artisti dedicate ai Promessi Sposi e una piccola sala cinematografica dove è trasmesso il film muto “I Promessi Sposi” di Mario Bonnard del 1922.

PESCARENICO E IL CONVENTO DI FRA CRISTOFORO

Uno dei quartieri più caratteristici della città è Pescarenico, “un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare” come lo descrive il Manzoni.

Veduta di Pescarenico

Dal centro città lo si può raggiungere percorrendo il percorso ciclopedonale che dal Ponte Kennedy muove verso il Ponte Azzone Visconti, citato nel romanzo, e poi prosegue lungo la sponda dell’Adda.

L’addio ai monti interpretato dal gruppo folkloristico dei “Firlinfeu”

Proprio dalle rive di questo villaggio dei pescatori, Lucia e Renzo lasciano Lecco, su consiglio di Fra Cristoforo, per fuggire da Don Rodrigo. La bella Piazza Era è il luogo dove i due ‘promessi’ si sarebbero imbarcati nella notte per aggiungere la sponda opposta dell’Adda.

Pescarenico ospita anche la chiesa dei santi Santi Materno e Lucia e l’ex convento dei frati Cappuccini, il convento dove Manzoni collocava Fra Cristoforo, il religioso che si era prodigato in aiuto di Renzo e Lucia.

Il convento di Pescarenico

Il convento fu costruito nel 1576 per volere del governatore spagnolo Don Giovanni Mendozza e ospitò i frati Cappuccini fino al 1810, anno in cui Napoleone dichiarò la soppressione dell’ordine. Dell’antica struttura rimangono tracce nel cortile e nelle celle che un tempo ospitavano i frati, oggi riproposte nella loro essenzialità.

L’edificio è stato recentemente restaurato e visitabile nei giorni di apertura grazie ai volontari della parrocchia in alcuni fine settimana.

LA CASA DI LUCIA E LA STRADINA DEI BRAVI

“Aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino” scriveva Manzoni della Casa di Lucia e in città sono due i luoghi a cui viene attribuita la collocazione: la “presunta” Casa di Lucia nel rione di Olate e la ‘tradizionale’ Casa di Lucia ad Acquate.

La prima è posta in cima a via Caldone a pochi passi dalla chiesa parrocchiale di Olate, è un edificio rustico oggi residenza privata e non visitabile internamente.

La corte interna alla ‘presunta’ casa di Lucia

La tradizionale Casa di Lucia si trova invece in via Lucia, vicino alla chiesa di Acquate (la chiesa di Don Abbondio) in un edificio del 1600 dove oggi è attiva un’osteria.

Non lontano c’è Via Tonio e Gervasio, quella via pedonale che sale verso la chiesa di Acquate. Proprio qui il Manzoni avrebbe immaginato l’incontro tra Don Abbondio e i ‘Bravi’, gli sgherri di Don Rodrigo che lo attendevano per recapitargli il diniego del signorotto riguardo alle nozze che il sacerdote avrebbe dovuto celebrare.

 “Il curato, voltata la stradetta, e dirizzando, com’era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s’aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l’uno dirimpetto all’altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l’altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto”.

Quel tabernacolo è stato ricostruito ed è visibile percorrendo la stradina pedonale.

IL PALAZZOTTO DI DON RODRIGO

“Con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando un delitto”.

Villa Guzzi, una volta il palazzotto di Don Rodrigo

Oggi Villa Guzzi, situata in via allo Zucco, è tutt’altro che minacciosa: il vecchio edificio a cui fa riferimento il Manzoni quale “Palazzotto di Don Rodrigo” fu demolito su volere dell’industriale Ulisse Guzzi e il nuovo edificio fu realizzato nel 1938 su progetto dell’illustre architetto Mario Cereghini. Oggi è uno degli immobili di proprietà comunale più pregiati, immerso in un bellissimo parco.

Villa Guzzi ha ospitato in passato diverse associazioni ed enti, come il Coni. Al momento però resta chiusa.

IL CASTELLO DELL’INNOMINATO

Nella vicina Vercurago c’è uno dei luoghi ‘manzoniani’ più suggestivi: il Castello dell’Innominato.

“Il castello dell’Innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa” si legge nel romanzo: si tratta di una fortezza, con una torretta di segnalazione che si innalza sulla rocca al confine tra Lecco e Vercurago.

Il castello dell’Innominato

La fortezza, esisteva già ai tempi del Barbarossa. Del periodo successivo poco si sa; non è da escludere che la Rocca abbia avuto a che fare, al tempo delle lotte con i Visconti per il dominio nello stato Milanese, con gli spostamenti locali di Filippo Benaglio, comandante della resistenza Lecchese all’egemonia Milanese. Dal 1454 in via definitiva il territorio della Rocca passa alla Repubblica Veneta e Vercurago diventa località di confine sino alla caduta della Serenissima nel 1797. La fortezza fu distrutta nel 1509 dai francesi nella guerra contro Venezia, e di nuovo attaccata nel 1799 quando i cannoni russi, nel conflitto tra Napoleone, ne squarciarono il muro.

Le sue rovine, insieme alla cappella dedicata a Sant’Ambrogio, sono rimaste su quella rocca e sono visitabili. Si può raggiungere il castello dalla località Somasca di Vercurago, sede del centro spirituale dei padri Somaschi, e risalendo la via delle cappellette, realizzate dal 1837 nel terzo centenario della morte di S. Girolamo che utilizzò quella fortezza per ospitare gli orfano realizzando una scuola di grammatica.

Somasca San Girolamo
L’arco di ingresso al sentiero delle Cappellette

L’ultima cappelletta del percorso, l’undicesima, è situata sulla rocca dell’Innominato.

E’ possibile raggiungere il castello dell’Innominato anche da Lecco, percorrendo il sentiero del Rotary che dalla località Versasio (funivia dei Piani d’Erna) si snoda fino alle rovine di Somasca.