Lettera. “Rancio deve tornare libero”

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LECCO – Riceviamo e pubblichiamo

“Cara Redazione del quotidiano online Lecconotizie,
La educata e per certi versi romantica lettera dell’insegnante Redaelli sui problemi di convivenza “notturna” nel quartiere di Rancio sconta la distorsione del tempo che fu e del tempo che passa. Il Circolo Libero Pensiero è stato un luogo formativo, indispensabile, per la città e per i suoi frequentatori per decenni, per generazioni. Un valore aggiunto.
Come lo è stato, quasi a pari modo, il Circolo Luigi Bonfanti ora, disgraziatamente in chiusura. E lo testimonia con correttezza giustamente la signora Redaelli.
Però così, oggi, non lo è più. Non lo può nemmeno essere più. Non è più possibile. E’ la società così cambiata che non lo permette più. Non è sufficiente riempire un bar, un locale per fare aggregazione. Si è tanti numeri primi ma pochissime somme.
Nostalgicamente e, mi sia permesso, un poco ideologicamente, vedere in un circolo operaio, resistente e partigiano, un luogo automaticamente di aggregazione e protetto è errato.
Se si hanno occhiali con lenti rosa tutto il mondo ci parrà rosa. Ma così, purtroppo, non è.
Non si può legittimare quello che avviene ed è stato denunciato da oltre 150 residenti del quartiere di Rancio in prossimità e a causa dei frequentati – ovviamente non tutti – del Circolo solo perché Rancio è un quartiere dormitorio. Tra l’altro se si “ravviva” solo di sera, al venerdì e soprattutto in quel modo.
Il Circolo poi non può lavarsene le mani, pilatescamente, come fosse un bar qualsiasi perché caos, intemperanze, ed anche peggio, non avvengono nei suoi locali ma fuori in strada.
Non deve ridurre il danno o diluire il tempo con assemblee deve risolvere il problema, perché il problema è evidente.
Va bene tutto però bisogna essere anche un poco onesti nei principi e nelle regole.
I giovani si devono divertire, non solo è un loro diritto ma oserei dire è anche un loro dovere. Non è accettabile però che questo avvenga a prescindere appunto dalle regole. Già le regole.
Mia figlia Laura e poi direttamente anch’io quando sono andato alcune volte a prenderla al termine della serata, abbiamo potuto costatare che la volgarità, la mancanza di educazione, l’arrogante inciviltà e è una costante diffusa e tollerata. Vociare, urla, musica alta, litigi, insulti, vomito e, mi sai permesso, piscio e cagate (non di animali quadrupedi) in mezzo alla strada, sono prassi comune soprattutto i venerdì sera.
A malincuore ho voluto e dovuto proibire a mia figlia, poi compreso anche da lei, la frequentazione di quel ritrovo.
Mi domando ma i genitori dove sono? Se fossi menefreghista potrei dire, meglio lì a Lecco a Rancio che davanti a casa mia, sotto le mie finestre ma sarebbe un discorso da adulti, responsabile?
Il Circolo non ha colpe assolute, ma il dio denaro e la necessità di far dané, con palese evidenza, favorisce indirettamente questi esiti.
I liquori e gli alcolici, basta vedere le facce, sentire i discorsi e non ultimo vedere le vomitate sull’asfalto e nel parcheggio, non sono come si può dire, calmierati. Fumo e assembramento non sono episodi sporadici.
I giovani sembrerebbe proprio che abbiano come priorità quella di non rispettare le regole e ubriacarsi e la festa, il partecipare alle serate, sia solo lo strumento per poterlo fare. Il mezzo che permette il fine.
Provi il Circolo Libero Pensiero per 6 mesi a non vendere più birre e alcolici e vediamo se la partecipazione e il valore aggregativo che oggi, con educazione e romanticismo, la signora Redaelli rivendica, sarà ancora uguale.
Sono troppi i ragazzi e le ragazze che con i loro comportamenti rendono invivibile i quartieri e, come evidenziato dalla petizione dei residenti, insopportabile anche la notte.
Come si trovava scritto una volta negli stessi Circoli dei lavoratori o nelle botteghe di quartiere: “per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno”.
Se i gestori del Circolo Libero Pensiero non sono in grado di continuare ad educare i loro frequentatori come facevano qualche decennio fa – e non arrivano nemmeno ad ammettere l’ evidente problema – forse è il caso che si ponga rimedio finché si è in tempo.
Il Circolo è un bene comune? Bene. Tantopiù il quartiere di Rancio. Ancor di più la collettività in generale.
Parafrasando mia figlia: ‘Rancio deve tornare libero’ “.

Beppe Gilardi

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