A tu per tu con il nuovo Prefetto Antonia Bellomo

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Il prefetto Antonia Bellomo

LECCO – A due settimane dal suo insediamento, avvenuto lunedì 14 maggio, abbiamo incontrato il nuovo Prefetto di Lecco, la dottoressa Antonia Bellomo che gentilmente ci ha aperto le porte del suo ufficio di corso Promessi Sposi. Dall’incontro ne è scaturita una piacevole chiacchierata durante la quale abbiamo avuto modo di affrontare diversi argomenti che riguardano il nostro territorio e non solo: dalla difficile situazione economico finanziaria che sta vivendo il Paese, alla lotta alla criminalità che, per il Prefetto Bellomo, deve inevitabilmente far leva sull’unità della società e sulla buona amministrazione; non è mancata una riflessione sui giovani e le loro difficoltà, ma durante l’incontro c’è stato spazio anche per scoprire che: la riservatezza dei lecchesi, la quale spesso si declina in diffidenza e chiusura, può essere vista come una virtù e, ancora, le buone nuove sull’ultimazione dei lavori della sede della Prefettura di via XI Febbraio dove troverà dimora anche il Prefetto abbandonando così la residenza di Acquate per traslocare all’ultimo piano dello stabile in fase di ristrutturazione, questo in linea con il piano di spending review dettato dal Governo Monti. Infine, abbiamo scoperto che anche il Prefetto Bellomo è sedotto da Facebook, ma è combattuto nell’esordire nell’universo mondo creato da Mark Zuckerberg… Tutto questo è altro ancora nell’intervista che segue.

Non possiamo esimerci dall’iniziare con il chiederle cosa ne pensa del “caso Maddaloni” (articoli, 1, 2, 3, 4, 5, 6) che ha fatto discutere l’intera provincia di Lecco.
“Non conosco la vicenda, quindi non posso entrare nel merito e men che meno dare una mia valutazione. Mi attengo alle decisioni del Ministro che prima di decidere avrà fatto le sue valutazioni”.

E cosa pensa invece della reazione del territorio, con un onorevole, un senatore, una trentina di sindaci oltre ad alcune associazioni che si sono schierate contro la nomina di Maddaloni a Prefetto di Lecco?
“La realtà dalla quale provengo è una realtà vivace, dove i determinati fenomeni sono più evidenti e la popolazione ha reazioni diverse. Come ho già detto non ho elementi per poter entrare nel merito della vicenda e anche in questo caso non conosco i motivi che hanno spinto i sindaci ad avere questa reazioni. Come il Ministro anche loro immagino abbiano fatto le proprie valutazioni, comportandosi di conseguenza”.

Lecco e la malavita, un binomio che d’acchito sembrerebbe impossibile e invece, anche in passato, nel nostro territorio il crimine organizzato si è fortemente radicato e ancor oggi non è stato estirpato. Lei ha già un quadro della situazione lecchese? Cosa intende fare?
Un quadro approssimativo me lo sono fatto in questi primi giorni. Pensare che Lecco costituisca un’enclave immune dalla criminalità credo sia assurdo. Lo stesso procuratore generale Antimafia Piero Grasso ha più volte sottolineato che non esiste zona in cui non vi sia criminalità. Tuttavia, credo che al di là delle operazioni importanti che hanno contrastato e neutralizzato la criminalità organizzata – oggi sempre più è interessata alle attività economiche e quindi presente laddove le attività sono floride e fiorenti –  è importante la reazione della cittadinanza verso i fenomeni di criminalità i quali vanno isolati affinchè non pervadano il tessuto sociale; ed è questo quello che noi dobbiamo assicurare. In questa direzione vanno le azioni di monitoraggio avviate dal mio predecessore (Marco Valentini, ndr) che ritengo debbano proseguire e vanno condivise.

Non crede che nella società di oggi serpeggi un atteggiamento mafioso anche là dove non vi è appartenza alla criminalità organizzata?
“E’ importante fare una distinzione. Parlare di mafia e atteggiamento mafioso implica una serie di cose che vanno dall’organizzazione criminale a un potere di intimidazione forte e molto altro ancora. Diverso invece parlare della singola estorsione, frutto di un atteggiamento che possiamo chiamare arrogante, prepotente ben diverso da quello mafioso. Su questi aspetti è bene fare attenzione e usare le giuste parole. Detto ciò, sono d’accordo sulla necessità della vigilanza, sul fatto di non abbassare la guardia e credo che buoni risultati si possono raggiungere solo se si trova l’appoggio di tutti: enti statali, istituzioni, amministratori, società civile, volontariato, solo con una forte unione si può garantire ai cittadini l’accesso ai propri  diritti in modo sereno, regolare e tranquillo. Credo inoltre che per arginare questi casi di atteggiamento violento e prepotente sia fondamentale anche con un’amministrazione che funzioni, che sia il più trasparente possibile e che non crei delle corsie preferenziali, come lo è a Lecco. Quest’ultimo in realtà è un po’ il problema del meridione, dove l’amministrazione funziona meno bene e la gente è costretta a rivolgersi all’amico piuttosto che al conoscente per avvalersi di quello che in realtà dovrebbe essere un suo diritto”.

Cosa ne pensa dell’Osservatorio sul credito?
L’Osservatorio sul Credito è stata una bella esperienza, ma il Prefetto non ha più questo potere che gli derivava da un accordo tra Mistero dell’Interno e associazioni bancarie; tra l’altro, è stato un ruolo abbastanza contestato perchè è la Banca d’Italia che vigila. Detto questo, è chiaro che il Prefetto non può esimersi dall’osservare la realtà, le difficoltà dei cittadini e delle imprese. Dire che su tutto ciò io abbia già un’idea precisa non sarebbe vero e nemmeno corretto, proprio per questo, lunedì incontrerò separatamente il mondo degli imprenditori e il mondo dei lavoratori attraverso i sindacati per acquisire le loro istanze, le loro aspettative, e valutare se in questo ambito è possibile operare e approcciare degli interventi. Discorso diverso è invece l’accesso al credito per le famiglie che viene gestito direttamente dagli istituti bancari. Anche in questo caso più che un intervento del Prefetto bisognerebbe pensare a interventi di mutualità, come per esempio gli confidi e le cooperative mutualistiche”.

Come vede il futuro del nostro Paese?
Mi ha scambiato per Monti?
(ride) Dobbiamo essere ottimisti, anche al convegno sull’economia che si è svolto la scorsa settimana alla Camera di Commercio, il segnale che ci è giunto è positivo. Abbiamo tutti i requisiti per potercela fare. Naturalmente ci sono stati chiesti dei grossi sacrifici, noi ci aspettiamo che i sacrifici siano fatti da tutti in maniera uguale e in maniera proporzionale, perchè chiedere a chi vive di uno stipendio di mille euro ancora dei sacrifici è impossibile. Tutti quanti è giusto che li facciano, ma è necessario che vengano create anche occasioni,  opportunità di sviluppo e di lavoro con un occhio di riguardo verso i nostri figli. Ognuno in questa fase storica è bene che faccia il suo lavoro nel migliore dei modi, in maniera corretta e trasparente; la stampa stessa gioca un ruolo importante perchè ha il compito di informare i cittadini e lo deve fare in modo corretto. Se ognuno fa il proprio dovere ce la faremo. So che voi lecchesi siete già abituati a fare, senza aspettare che qualcuno faccia per voi; sono convinta che se ciascuno farà il suo i risultati in un’ottica di medio periodo arriveranno”.

Cambiando discorso, che notizie ha riguardo i lavori della nuova sede della Prefettura che troverà spazio nell’immobile di via XI Febbraio?
“Al riguardo ho una riunione la prossima settimana con l’impresa e con il Provveditorato alle opere pubbliche per definire lo stato dei lavori e un cronoprogramma. Le notizie che ho avuto sono abbastanza favorevoli per un ingresso nella nuova sede entro l’anno, anche perchè sarebbe un’operazione in linea con la spending rewiev di cui si parla, in quanto l’operazione consentirebbe un significativo risparmio. Infatti, l’attuale sede della Prefettura e la residenza del Prefetto sono in locazione in  questo modo si andranno ad azzerare i costi perchè all’ultimo piano del nuovo stabile troverà spazio la nuova dimora del Prefetto e in secondo luogo l’immobile è stato dato in comodato d’uso dall’azienda sanitaria al Ministero dell’Interno il quale ha già investito le risorse, per cui, per 30 anni non ci sarà altro esborso di denaro. Mi auguro che sia da parte dell’impresa, che da parte della direzione lavori ma anche da parte del Ministero ci sia la volontà di portare a termine i lavori”.

Quando ha saputo che doveva venire a Lecco, come le hanno descritto la nostra città?
Con tutti coloro con cui ho parlato al riguardo mi hanno parlato di una città bellissima, che è anche meta turistica frequentata da italiani e stranieri, ma mi è stato anche detto che c’è una cittadinanza molto matura e responsabile anche in chiave politica.

Le hanno detto anche che i lecchesi sono molto chiusi?
Questo non è un problema, anzi, forse è un vantaggio. Gli amici non si inventano, prima bisogna conoscersi e poi se ci si piace puo’ nascere l’amicizia. Se poi trasliamo il tutto sul piano professionale, ritengo che una certa distanza e una determinata riservatezza siano più positive che negative. La troppa confidenza non va bene. Non che i pugliesi siano aperti, io sono pugliese e lo posso dire, anche noi siamo abbastanza chiusi magari un po’ più levantini per via dela vocazione commerciale dovuta al fatto che siamo sulla costa. Quindi, ritengo che questa chiamiamola chiusura la vedo come un pregio più che un difetto”.

Che rapporto c’è tra la società e i giovani?
I giovani fanno parte della società, non possiamo tenerli fuori. E’ risaputo che l’evoluzione generazionale oggi è molto più veloce; io posso ben dirlo, ho due figli che hanno quasi sette anni di differenza di età e nonostante ciò sono di due generazioni differenti. Devo dire che i giovani sono esposti a tanti rischi e per via della loro fragilità, sono incapaci di contrastare pericoli e difficoltà. Credo la colpa di tutto ciò sia di noi genitori che non abbiamo abituato i nostri figli a essere autonomi, insegnando loro a superare le difficoltà, abbiamo sempre cercato di evitargliele e anch’io in questo devo fare il mea culpa. Ritengo che i giovani siano lo specchio della società e per invertire la rotta a mio avviso è necessario recuperare i valori tradizionali, come la famiglia, i rapporti umani, poggi purtroppo per loro tutto è mediato dal sistema virtuale e questo tante volte li rende incapaci di gestire un rapporto interpersonale. Dobbiamo recuperare soprattutto il valore della centralità della famiglia. In questi anni credo che abbiamo sbagliato nel demonizzare ogni autorità possibile, arrivando a un punto in cui non pensavo si potesse arrivare come, per esempio, attaccare il Presidente della Repubblica. Forse anche questo è frutto di una maggior trasparenza della società, ma il lato negativo della medaglia è che ora non ci sono più principi e autorità in grado di guidare i giovani; tutto viene messo in discussione e questo per loro è un male perchè li disorienta, non hanno più punti di riferimento rendendoli ancora più vulnerabili. Per invertire la rotta, dobbiamo fare un passo indietro e rimettere al centro dell’attenzione la persona.

A proposito di realtà virtuale, il suo rapporto col Web com’è?
E’ un rapporto normale, lavoro con il pc per aggiornamenti professionali, utilizzo le mail ma a oggi non ho ancora superato l’empasse che mi frena dall’iscrivermi al social network Facebook; eppure ci sono amiche ed ex compagne del liceo che mi spingono e mi spronano a farlo. Effettivamente sono attratta, ma non sono ancora riuscita a superare questa titubanza; anche se non sono lecchese sono una persona molto riservata, quindi mi sento un po’ frenata… sto riflettendo”.