Baronchelli, a Casa don Guanella un campione di sport. E nella vita

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Gianbattista Baronchelli con don Agostino Frasson nel laboratorio di "Casa don Guanella".
Gianbattista Baronchelli con don Agostino Frasson nel laboratorio di “Casa don Guanella”.

 

LECCO – “La conversione non si può descrivere. Per me è racchiusa in una data, il 4 aprile 2011. Alle 4.30 del mattino di quel giorno mia madre è andata in cielo e la mia vita si è ribaltata”. Gianbattista Baronchelli, campione di ciclismo degli anni Settanta e Ottanta, professionista dal 1974 al 1989, parla a “Casa don Guanella”.

Ospite d’onore, ieri sera, della cena solidale della comunità educativa lecchese impegnata in questi anni nel progetto di agricoltura sociale in fase di attuazione a Valmadrera, “Gibì” (come l’hanno sempre chiamato i suoi tifosi) si commuove.

“Auguro a ciascuno di voi di provare quello che io ho vissuto – dice – perché quando hai il Signore hai tutto”. Poi aggiunge: “Lui tante volte ci dà dei segni, ma non sempre noi sappiamo coglierli”. E rivolto a chi lo ascolta dice ancora: “La vera felicità è fare qualcosa per gli altri, perché ti eleva”.

Accanto a lui don Agostino Frasson. “Il ciclismo si lega a quanto c’è di spirituale in noi stessi – dice il direttore del “Don Guanella” – e Dio non ci abbandona mai. E non abbandona neppure chi non crede”.

 

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Poi il pensiero va a Claudio Pontiggia. E’ anche per lui, la serata di sabato 27 febbraio. Lui, grande amico della comunità di via Amendola e dei “suoi” ragazzi, è scomparso a fine gennaio. E qualche mese prima, quasi presagisse quanto stava per accadere, aveva contattato Tino Conti, ex ciclista professionista originario della terra lecchese (vive tuttora a Nibionno), e gli aveva fatto conoscere “Casa don Guanella”.

Tanto era bastato perché Conti, del quale gli appassionati di ciclismo ricorderanno in particolare il terzo posto ai Mondiali di Ostuni del 1976, prendesse a cuore ogni progetto di don Agostino e dei suoi collaboratori, fino a portarlo a frequentare settimanalmente la comunità educativa e a organizzare appunto la serata con Baronchelli.

Una serata che ha consentito tra l’altro di rivivere, attraverso un bel filmato, le glorie di un ciclismo oggi forse dimenticato e simpaticamente raccontato dal vivo da Baronchelli, classe 1953. “Sono partito quando mancavano due chilometri all’arrivo – ha detto mentre sullo schermo scorrevano le immagini del Giro di Lombardia del 1986 – e non mi hanno più ripreso”.

 

Da sinistra Tino Conti, don Agostino Frasson e Gianbattista Baronchelli.
Da sinistra Tino Conti, don Agostino Frasson e Gianbattista Baronchelli.

 

Nell’albo d’oro di “Tista” , come da sempre lo chiamano gli amici, ci sono più di 90 vittorie. Tra queste, oltre appunto al Giro di Lombardia dell’86, un altro “Lombardia” vinto nel ’77, sei Giri dell’Appennino e varie classiche del ciclismo italiano. E poi un indimenticabile secondo posto ai Mondiali su strada del 1980, unico tra gli italiani a tenere il passo di Bernard Hinault, in quegli anni indiscusso dominatore, fino al penultimo giro, quando il campione francese staccò tutti, arrivando al traguardo con poco più di un minuto di vantaggio proprio su Baronchelli.

Una carriera prestigiosa, dunque. Poi quella che lui non esita a definire la sua più grande vittoria, la “conversione”. “Quando si trova la strada giusta – ha detto il campione, nativo di Ceresara in provincia di Mantova – non bisogna più perderla”.

 

Baronchelli firma il murales dei campioni.
Baronchelli firma il murales dei campioni.

 

La strada che porta a “Casa don Guanella” l’aveva trovata, una decina di anni fa, Claudio Pontiggia. “E’ un gioco della Provvidenza se oggi ci troviamo a celebrare questa Eucarestia”, aveva detto don Agostino introducendo la messa che ha preceduto l’appuntamento conviviale. “Lui era l’“attore” delle nostre serate – aveva aggiunto – e oggi Claudio vive una profonda comunione con noi. Ci è accanto, è qui presente, anche se adesso vive con Dio, assieme ad altri nostri amici”.

Dopo il rito religioso un altro momento particolarmente significativo, con Romano Pontiggia, giunto a Lecco nel tardo pomeriggio da Moena, dove vive da alcuni anni, invitato da don Agostino a scoprire il bellissimo dipinto che ritrae appunto Claudio, suo fratello. Realizzato da Afran, è la naturale prosecuzione del murales dei campioni che Gianbattista Baronchelli ha poi autografato, facendo precedere la sua firma da un “grazie” e da una considerazione: “Ho vissuto questa sera un momento intenso”.

Quindi la cena e le foto di rito, prima del congedo da “Gibì”, campione di sport e nella vita.

DI SEGUITO, NEL SERVIZIO FOTOGRAFICO DI CLAUDIO BOTTAGISI, LE IMMAGINI DELLA SERATA SOLIDALE A “CASA DON GUANELLA” CON GIANBATTISTA BARONCHELLI