Coe: successo per l’incontro con Ignazio Marino e mons. Giudici

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LECCO – “Cooperanti professionisti vs volontari missionari”. Questo il titolo dell’incontro che nel pomeriggio di sabato ha visto l’Auditorium della Camera di Commercio di Lecco accogliere il senatore nonché chirurgo di fama internazionale Ignazio Marino e il vescovo della diocesi di Pavia, monsignor Giovanni Giudici, entrambi chiamati a intervenire proprio sul tema del volontariato e della cooperazione. L’appuntamento, promosso dal Centro Orientamento Educativo in ricordo del recentemente scomparso cardinale Carlo Maria Martini, ha visto la partecipazione di numerose autorità, a partire dal senatore Antonio Rusconi e dalla deputata Lucia Codurelli sino al sindaco Virginio Brivio e al prevosto di Lecco, monsignor Franco Cecchin.

Sul palco accanto al senatore Marino e al vescovo Giudici anche Sergio Marelli, esperto in politiche e relazioni internazionali, il quale ha moderato gli interventi dei due ospiti d’eccezione, che hanno entrambi fornito il loro personale ricordo del cardinal Martini. “Credo che gli insegnamenti di Martini – ha commentato monsignor Giudici – siano ancora più fecondi oggi. Dalla sua morte si sono, infatti, moltiplicati gli incontri volti ad approfondire i temi a lui cari, il suo modo di approcciarsi al mondo, le sue idee. È come se Carlo Maria Martini ci avesse dato una luce che con il tempo sta diventando sempre più luminosa. Se si pensa al popolo di Dio che si è mobilitato per partecipare ai suoi funerali o per dare un ultimo saluto alla sua salma, verrebbe da domandarsi il perché di un così appassionato affetto. Personalmente credo che Martini abbia riconosciuto nell’educazione il cammino che Dio fa fare al suo popolo, aspetto che in parte ha contribuito a creare questa ammirazione nei suoi confronti”.

Anche il senatore Marino ha, quindi, proposto ai presenti il suo ricordo di Martini: “ho avuto la grande fortuna – ha raccontato – di conoscere il cardinal Martini e di trascorrere del tempo con lui. La cosa che lo caratterizzava maggiormente era la sua capacità di spingere l’interlocutore verso il dialogo, nella convinzione che nessuno sia depositario della verità assoluta. Martini – ha continuato – non parlava solo alla Chiesa, bensì a tutte le persone e questo era visibile nel suo rispetto delle altre confessioni religiose come nel suo voler dialogare anche con me, uomo soprattutto di scienza”.

In seguito il convegno ha puntato l’attenzione sulla tematica che gli ha dato il titolo, ossia quali siano le peculiarità di coloro che lavorano per la cooperazione, mettendo la loro professionalità al servizio di chi ha bisogno, e di coloro che, invece, si danno da fare volontariamente. “In entrambi i casi – ha spiegato il vescovo di Pavia – siamo in presenza di persone che intervengono per modificare una situazione e per cercare di rendere meno drammatica una problematica del nostro pianeta. Ciò che, però, fa la differenza è la vocazione dei secondi: se anche i professionisti della cooperazione partono e colmano la distanza con il luogo in questione per andare a fornire il loro supporto, bisogna evidenziare come questi siano comunque inseriti in una struttura ben organizzata, in grado di dare sicurezza e protezione al lavoratore. Diversa è, invece, la condizione di lavoro di un volontario, che lascia tutto non per una posizione certa e retribuita. Potremmo dire che la globalizzazione abbia dato il via a due fenomeni diversi: da un lato la ricerca di nuove opportunità di lavoro e dall’altro la voglia di raggiungere i paesi che vivono situazioni difficili per aiutarli a svilupparsi”.

E sul tema dello sviluppo interviene anche il senatore Marino, il quale racconta ai presenti come “spesso il mondo ricco si riveli incapace – afferma – di fornire un reale supporto ai paesi meno sviluppati. In Africa mi è capitato di vedere, ad esempio, una serie di strumentazioni moderne inviate dall’Unione Europea e accantonate su dei bancali negli ospedali in quanto all’interno di questi ultimi mancavano beni di primaria necessità come l’acqua o la corrente eletrica. Ritengo che l’aiuto non si debba concretizzare nell’invio di strumentazioni di ultima generazione, bensì nel creare le condizioni per dare il via a un reale processo di sviluppo in loco”.