Omicidio Regeni, Amnesty: “Continuiamo a chiedere verità”

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Giulio Regeni
Giulio Regeni

LECCO – Un vasto pubblico venerdì sera era presente al circolo Arci La Ferriera di San Giovanni  all’iniziativa “Verità per Giulio Regeni”. Dopo una breve introduzione alla serata da parte di Carotenuto Claudia, referente politiche Culturali e Comunicazione di Arci Lecco e di Federico Carroccio Presidente del Circolo La Ferriera, è stata la volta dell’intervento del Sindaco Virginio Brivio,  che ha espresso la  volontà della giunta comunale lecchese di aderire alla campagna oggetto della serata.

La parola è poi passata ad Amnesty International: secondo il relatore, l’avvocato Flaminio Maffettini, Giulio Regeni era forse una pedina inconsapevole di un grande puzzle.
“Sicuramente nel suo caso si possono trovare coincidenze che lasciano perplessi ha detto il legale — la contestuale presenza di un membro apicale dei servizi segreti italiani in Egitto nel momento della sua sparizione, il licenziamento di decine di membri dei servizi segreti italiani all’inizio di quest’anno, i fortissimi interessi economici che legano società italiane alla scoperta in Egitto del più grande giacimento di gas del Mediterraneo, la ritrosia dell’Università di Cambridge nel fornire informazioni ai PM italiani, la società di consulenza geostrategica Oxford Analytica – una delle più grandi al mondo – per cui Regeni ha lavorato…Tutti pezzi di un puzzle che fanno temere che la verità non verrà fatta emergere”.
Ciò che gli è successo e che sconvolge, però, è realtà quotidiana in Egitto e in molte altre parti del mondo. Centinaia di persone ogni anno fanno la sua fine, vengono arrestate, muoiono sotto tortura, e le loro famiglie non hanno nemmeno un cadavere su cui poter piangere.
Coinvolgendo i presenti in un “gioco” l’avvocato Maffettini ha quindi individuato alcuni tra gli ascoltatori che avevano qualcosa di “sbagliato”: c’era chi portava gli occhiali (in Cambogia quarant’anni fa fu sterminato un terzo della popolazione poiché portava occhiali da vista e quindi incarnava la figura dell’intellettuale che doveva essere eradicata dalla società), o chi – donna – era venuta all’incontro non accompagnata.
Amnesty International per maratona Write for Rights

 

“In molti stati quelle che noi diamo per scontate libertà (per un uomo decidere se rasarsi o far crescere la barba, per una donna uscire di casa da sola o portare i pantaloni) sono comportamenti che potrebbero portare a gravissime conseguenze – ha detto Maffettini – ma l’involontario sacrificio di Giulio Regeni non può essere lasciato senza un senso: abbiamo il dovere di essere attori e non spettatori passivi e quindi complici”.
Amnesty International può essere lo strumento per ciascuno nel suo piccolo per tutelare i Diritti Umani – hanno detto dall’associazione – gli appelli di Amnesty, come quello per la verità su Giulio Regeni, sono più efficaci di quanto di possa pensare perché qualunque governo, anche quello più sprezzante nei confronti dei diritti, è sensibile alla propria reputazione poiché intrattiene rapporti con il resto del mondo: di natura politica, economica, turistica”.
Per questo motivo – hanno concluso – dobbiamo continuare a chiedere verità per Giulio Regeni e per le altre vittime della repressione in Egitto e altrove”.
L’appello di Amnesty presentato durante la serata, e sottoscritto da molti dei presenti, è stato da tramite per la liberazione di “Shawkan”, fotogiornalista arrestato il 14 agosto 2013 mentre stava seguendo il violento sgombero di un sit-in convocato dalla Fratellanza musulmana al Cairo, occasione durante la quale le forze di sicurezza egiziane uccisero oltre 600 manifestanti, e da allora incarcerato con pesanti accuse pretestuose che potrebbero procurargli la pena di morte.