“Quando il rischio è vita”, Carlo Mauri torna in libreria

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La copertina della nuova edizione di "Quando il rischio è vita" di Carlo Mauri, a giorni in libreria per le Edizioni Corbaccio.
La copertina della nuova edizione di “Quando il rischio è vita” di Carlo Mauri, a giorni in libreria per le Edizioni Corbaccio.

LECCO – Un libro che racconta il “Bigio”, uno tra i più grandi alpinisti e esploratori di tutti i tempi. Un libro destinato ad appassionare, a commuovere e a insegnare. Si intitola Quando il rischio è vita e sarà a giorni in libreria per la collana “Exploits” delle Edizioni Corbaccio.

Alpinista, viaggiatore, navigatore e, come detto, esploratore, Carlo Mauri fu soprattutto un uomo dalla curiosità insaziabile nei confronti del mondo e degli uomini che lo abitano.

Quando il rischio è vita – scritto dallo stesso Mauri nel 1975 e ora riproposto in una nuova edizione con prefazione dello scrittore bellanese Andrea Vitali, con nuove fotografie e un’appendice sull’esperienza del “Bigio” in Unione Sovietica – a quarant’anni di distanza non ha perso nulla della freschezza e del fascino originari, proprio come tutti i grandi classici.

“Penso e scrivo la mia storia – si legge nel libro – come se scrivessi e pensassi di un altro uomo…  O meglio di altri uomini, di tanti quanti in ogni atto, avvenimento, caso o avventura si sono trasfigurati in me: diventando un alpinista delle Alpi, uno sherpa sull’Himalaya, un eschimese in Groenlandia, un discendente degli Incas sulle Ande, un masai sul Kilimangiaro, un uomo primitivo tra gli indiani d’Amazzonia e fra gli aborigeni del deserto australiano”.

Francesca Mauri, figlia del "Bigio", accanto a un ritratto del padre.
Francesca Mauri, figlia del “Bigio”, accanto a un ritratto del padre.

“A volte – sono sempre parole del “Bigio” – per adattarmi all’ambiente ho dimenticato la mia cultura e sono sopravvissuto meglio con il solo istinto: come un animale. Ho immaginato di essere un pinguino all’Antartide e anche un delfino, quando navigavo a vela nelle acque tempestose di Capo Horn…”.

Poi un’altra riflessione: “Così non pongo limiti all’esistenza e proseguo, resisto, superando il caso che sembrava incredibile: in questo modo si compie il miracolo di scoprirmi la forza che genera in me la ‘fede’, che è fiducia, lealtà, impegno e adesione fervida a un ideale. È una forza misteriosa che hanno certi popoli del deserto o della foresta e anche i pescatori in mare, i contadini sulla loro terra e tutti gli uomini nella loro infanzia e che poi lasciano condizionare e atrofizzare insieme con gli altri cinque sensi e con la fantasia”.

Carlo Mauri in parete con la sua inseparabile macchina fotografica.
Carlo Mauri in parete con la sua inseparabile macchina fotografica.

Nato a Lecco il 25 marzo 1930, Carlo Mauri fu protagonista negli anni Cinquanta del secolo scorso di eccezionali prime scalate in solitaria o in cordata con Walter Bonatti sul Bianco e in Dolomiti, ma anche di spedizioni extraeuropee, tra cui quella guidata da Riccardo Cassin che lo portò – sempre con Bonatti – in vetta al Gasherbrum IV.

In seguito, alla ricerca di avventure e di nuovi mondi da esplorare, il “Bigio” attraversò l’Oceano Atlantico con il “Ra”, un’imbarcazione in papiro, percorse a cavallo la “via della seta” con il figlio adolescente, fu in Patagonia e lungo il Rio delle Amazzoni, realizzando documentari e reportage per la Rai.

Morì a soli 52 anni, un giorno di fine maggio dell’82, stroncato da un infarto sulla ferrata del Pizzo d’Erna.

Quando il rischio è vita (pagine 200, 18 euro) sarà presentato alla Libreria Cattaneo di Lecco giovedì 7 maggio alle ore 18, presenti tra gli altri lo scrittore Andrea Vitali e Francesca Mauri, figlia del “Bigio”.