Trincavelli (5 Stelle): “Ecco perché vogliono cambiare la Costituzione”

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Giovanni Trincavelli
Giovanni Trincavelli

MANDELLO – Con questo intervento inviato al nostro quotidiano online, il candidato sindaco dei 5 Stelle alle elezioni comunali mandellesi del 2015, Giovanni Trincavelli, torna sul referendum e sulla riforma della carta costituzionale. Di seguito il testo della sua lettera:

Questo mio intervento è dovuto anche alla riflessione seguita a una  conversazione avuta con un anziano e appassionato leghista preoccupato dall’arrivo e dall’accoglienza riservata ai migranti e anche della situazione generale italica.

Questo signore mi faceva notare come sia difficile avere dibattiti costruttivi tra persone di idee politiche differenti. A dire la verità è difficile averlo anche con persone di idee identiche! E’ una peculiarità nostrana. Salutandomi, mi chiedeva di fare qualcosa in questo senso. Ci proveremo!

Con l’aiuto del parlamentare europeo Movimento 5 Stelle Marco Zanni, che ringrazio, abbiamo cominciato un’analisi approfondita di temi di attualità: euro e referendum.

Prima di cominciare mi ha consigliato di leggere il libro”Rottamare Maastricht – Questione tedesca e crisi della democrazia in Europa”, in modo da avere una serie di spunti. Tema ostico da comprendere.

La costruzione europea nasce attorno al proposito di realizzare il mercato comune e dunque un’integrazione economica che attualmente fa riferimento a uno schema delineato nel Trattato di Maastricht, che formalizza il percorso verso l’Unione economica e monetaria, punto di partenza per gli sviluppi attuali. Lì si è consolidato il meccanismo per cui le politiche monetarie sono di competenza esclusiva del livello europeo, che affida a una tecnocrazia le politiche economiche  affidate agli Stati membri.

Questi ultimi hanno però un vincolo che è il pareggio di bilancio. Se uno Stato ha bisogno di assistenza  finanziaria, questa è concessa in cambio di riforme strutturali, cioè quelle intese a ridurre la spesa sociale, a privatizzare beni e a liberalizzare servizi pubblici, precarizzare e svalutare il lavoro.

Queste indicazioni sono volte a spoliticizzare l’ordine economico per tenerlo lontano e al riparo dal conflitto sociale e più in generale dalla volontà di ripristinare livelli accettabili di ridistribuzione della  ricchezza. E in ultima analisi inserirlo nell’ordinamento politico o addirittura sostituirlo. Inquietante, ma è quello che sta avvenendo!

Questo modello non prevede spazi per  la costruzione dell’Europa sociale com’era nei principi originari, ma solo quella dei “mercati”. Il tutto dominato da un mondo finanziario incontrollato, costruito su regole matematiche.

La nostra Costituzione, nata in seguito all’esperienza fascista, è costruita con testi in cui si recupera, accanto alla democrazia politica, anche la democrazia economica. In sostanza, la disciplina del mercato non deve mirare a prevenire o rimediare i suoi fallimenti, bensì a promuovere lo sviluppo  della persona.

Di qui il contrasto con la costruzione europea, quella in cui si scambiano soldi in cambio di riforme strutturali. E’ per questo che si vuole cambiare la nostra Costituzione: per togliere gli articoli scomodi ma fondamentali e dare via libera alle speculazioni su qualsiasi cosa (aria, acqua, energie, salute).

Potete capire ora le falsità che si dicono  per nascondere gli interessi che ci sono dietro. Ed è per questo che consideriamo le riforme proposte una farsa. E questo che contestiamo a numerosi politicanti nostrani, nazionali ed europei remunerati lautamente a nostre spese, che passano gran parte del loro tempo sdraiati in salotti radical chic.

Votare no significa costringere il nostro caro Matteo, o il suo sostituto, ad andare a rinegoziare questi trattati che ci penalizzano fortemente e, se necessario, a uscire dall’unione monetaria e obbligare il parlamento a fare una riforma elettorale seria, che porti gente seria e onesta negli organi decisionali (se ancora esistono).

La mia speranza è che degli eventi tragici che abbiamo vissuto in passato e che hanno visto il soccombere molti nostri cari rimangano solo queste parole: “Eravamo inferiori per numero e per mezzi, ma abbiamo vinto”.

Giovanni Trincavelli, simpatizzante Movimento 5 Stelle