“Era il settembre 1973 quando per la prima volta ho incontrato il Cardinale Karol Woitjla, arcivescovo di Cracovia, con il suo segretario don Stanislao a Seregno giunto in visita dopo il gemellaggio avvenuto con la parrocchia di san Floriano di Cracovia – ricorda don Carlo – Portava come dono alla mia parrocchia nativa le reliquie di San Floriano come ringraziamento per il concerto di campane fatto pervenire in Polonia. Questo incontro fu il primo di tanti altri. Allora frequentavo l’ultimo anno di teologia nel seminario di Venegono. Gli altri incontri avvennero tutti a Roma con Karol Woitjla, eletto Papa Giovanni Paolo II, tranne uno avvenuto ancora a Seregno quando il Papa Giovanni Paolo II, mantenendo una promessa fatta
al termine dell’udienza speciale concessa ai 3000 Seregnesi nella sala Clementina in Vaticano, venne a Seregno per, così dire, restituire la visita, fermandosi per alcune ore nella basilica di san Giuseppe. Io ero già prete ed esercitavo il mio ministero presso la parrocchia di sant’Ambrogio in Seregno. Ho avuto, dunque, tante volte l’occasione, anzi la grazia, di incontrarmi personalmente con il Santo Padre. Di tutti questi incontri ne voglio ricordare tre”.
Il primo incontro
“Ero parroco, il più giovane di tutta la diocesi, di una parrocchia di Vimercate quando ricevo il graditissimo invito da parte di don Stanislao di recarmi a Roma portando i chierichetti perché mi avrebbe fatto incontrare con il Papa. Detto fatto (era il settembre del 1993, ndr). Il papa ci si fa incontro e vedendoci già schierati per la foto disse: “Ecco qui una foto con i miei piccoli cardinali”. I chierichetti indossavano tutti una tunica rossa sormontata da uno stolone dorato. Ci diede la Sua benedizione, si fermò a parlare un po’ con me interessandosi del mio ministero sacerdotale, espresse il Suo apprezzamento per la veste originale dei chierichetti e chiese al fotografo ufficiale del Vaticano di fargli avere la foto perché l’avrebbe autografata. E così avvenne”.
Il secondo incontro
“Era il marzo 1998, con i ragazzi di III media per la prima volta avevo deciso di portarli a Roma per far compiere la loro professione di fede sulla tomba di San Pietro. Con
me portai, adagiato nel bagagliaio del pullman, il grande Crocifisso ben imballato: desideravo farlo benedire dal Papa. Avviso della mia partenza don Stanislao. Dopo l’udienza generale, il Papa si avvicina al grande Crocifisso che sostenevo con viva trepidazione; spiego al Papa dell’originale “peregrinatio Crucis” che desideravo compiere in tutti i rioni della parrocchia per preparaci all’anno santo ed ecco avvenire, per una trentina di secondi, un colloquio silenzioso tra il Crocifisso e il Papa. Avrei voluto conoscere il contenuto di questo colloquio … Certo che in quello sguardo fisso, dolce, sereno e penetrante del Papa c’era tutto il mistero della divina presenza di Cristo”.
Il terzo incontro
“Era precisamente il 14 aprile 1999: informo il segretario del Papa, che nel frattempo era stato consacrato Vescovo, della mia presenza in Roma con i miei parrocchiani.
Subito mi invita nel palazzo apostolico per un colloquio con Lui e poi mi propone di celebrare il
mio 25° di sacerdozio concelebrando l’indomani la santa Messa con il Papa nella Sua cappella privata al terzo piano del palazzo apostolico. Ciò che ho provato in quella occasione e nel colloquio avvenuto al termine della celebrazione stessa è secretato nel mio cuore. Una esperienza di cielo unica e non descrivibile con le parole. Percepivo in quella cappella la presenza della Chiesa sparsa in ogni dove e tutto il mondo raccolto in unità nella preghiera e nel sacrificio eucaristico celebrato dal Papa. Dico appena che ho potuto “respirare” un po’ della santità di Giovanni Paolo II mentre era immerso nel dialogo con Gesù, una preghiera contagiosa a tal punto da far “parlare” le lacrime che sgorgavano copiose dal mio volto e raggiungevano la profondità del cuore”.
Intervista e foto gentilmente concesse dal sito www.madonnaallarovinata.it