“Cadute del paziente in ospedale. Identificazione del rischio e prevenzione”
: questo il tema di un convegno promosso dall’Azienda Ospedaliera, in programma al Manzoni, il prossimo 10 maggio.
Il rischio di caduta in ospedale è ormai riconosciuto dalla letteratura scientifica, soprattutto in soggetti che hanno superato i 65 anni (persone fragili, magari con più patologie): le statistiche internazionali segnalano che il 40% di incidenti durante il ricovero ospedaliero è rappresentato da una caduta.
In questo ambito, al centro del confronto dell’appuntamento del 10 maggio, l’impegno dell’Azienda Ospedaliera, nella fattispecie del Dipartimento di Area Medica diretto da Agostino Colli, è particolarmente significativo.
“A differenza del passato – spiega Colli – oggi chi è ricoverato nei nostri reparti è sottoposto ad una serie domande da parte dell’operatore, un vero e proprio screening teso ad accertare se il paziente è a potenziale rischio di caduta”.
Identificato a rischio si adottano per lui particolari provvedimenti relativi alla degenza (regolarmente annotati nel diario clinico del ricoverato), gli si appone un braccialetto identificativo, lo si sensibilizza (insieme ai suoi congiunti) sul rischio di caduta : insomma, sembra dire lo specialista dell’Azienda Ospedaliera, è una sorta di osservato speciale per prevenire qualsiasi accidente e , sopratutto i danni conseguenti.
Vale la pena ricordare che quanto messo in pratica dai sanitari del Dipartimento è analogo a quanto segnalato dal Journal of the American Medical Association, rivista medico-scientifica americana tra le più autorevoli al mondo,.
Nel corso del convegno di martedì prossimo ci si confronterà su quanto è stato fatto sino ad oggi e su quanto si può e si deve ancora realizzare per migliorare lo stato dell’arte. “L’impegno – aggiunge Agostino Colli – è quello di rivalutare il rischio di caduta nel corso della degenza (fino ad oggi era soltanto al momento dell’ingresso nel reparto di Medicina ) e per una indicazione al medico curante ad un supplemento di somministrazione al paziente, una volta a casa, di vitamina D che, come noto, ha effetti benefici sulla prevenzione dell’osteoporosi e sulla forza muscolare della persona”.