Il sindaco di Calolzio: “Il fatto preoccupa, saremo parte civile”

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Il sindaco Cesare Valsecchi
Il sindaco Cesare Valsecchi
Il sindaco Cesare Valsecchi

CALOLZIO – “Speravamo che le indagini precedenti avessero debellato questa situazione, di certo il fatto preoccupa ma va anche detto che le persone coinvolte sono le stesse che in passato erano già state interessate da inchieste analoghe. Il problema non si è allargato ad altri soggetti e il tessuto sociale ed economico calolziese fortunatamente non è stato intaccato”.

Cesare Valsecchi, sindaco di Calolziocorte, commenta così la notizia degli arresti per associazione mafiosa a carico di alcuni personaggi residenti nella sua cittadina e nei Comuni vicini. Le indagini, condotte dalla DDA di Milano, avrebbero infatti permesso di scoprire un “locale” calolziese legato al clan di Giffoni, paese in provincia di Reggio Calabria dal quale in passato sono giunti a Calolzio diversi degli indagati.

Un gruppo che vedrebbe a capo Antonino Mercuri, detto anche “Pizzicaferro”, 64enne residente a Airuno. Lui si foggiava del titolo di capo locale mentre Antonio Mandaglio detto “Occhiazzi”, residente a Carenno, era il “capo società”.

Quest’ultimo, pensionato 60enne, era già stato coinvolto e poi assolto, nell’indagine del 1994 sulla ‘ndrangheta in Lombardia nota come “Fiori della notte di San Vito”.

“Un intervento così massiccio da parte delle autorità non può che preoccupare riguardo alla presenza del fenomeno sul territorio, per questo il Comune sta valutando la possibilità di farsi parte civile nel futuro processo”.

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