Schianto aereo sul Legnone, otto indagati

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La carcassa del jet precipitato sul Monte Legnone: era il 16 marzo del 2022

L’incidente di tre anni fa costò la vita al pilota inglese David Alexander Ashley

Chiuse le indagini preliminari, gli indagati sono tutti dipendenti della Leonardo Spa

LECCO – Otto indagati per l’incidente aereo avvenuto tre anni fa, il 16 marzo 2022, sul monte Legnone in cui perse la vita il pilota inglese David Alexander Ashley. Questo l’esito delle indagini condotte dalla Procura di Lecco e concluse lo scorso 18 marzo. Degli otto indagati, sette sono dirigenti della società Leonardo mentre uno è il pilota collaudatore, sempre dipendente della società, sopravvissuto allo schianto, Giampaolo Goattin. Contestate, a vario titolo, le ipotesi di reato di disastro aviario colposo e omicidio colposo, derivante dalla violazione delle norme antifortunistiche. Per il Procuratore Capo Ezio Domenico Basso, che ha preso in carico il fascicolo dall’ex collega Andrea Figoni, insieme alla pm Chiara Stoppioni, la morte del pilota inglese rientrerebbe infatti nell’ambito dell’infortunio sul lavoro. La stessa società Leonardo Spa è coinvolta nell’indagine per la responsabilità amministrativa legata alle norme antinfortunistiche.

Erano da poco passate le 11.30 del 16 marzo 2022 quando il velivolo, un Jet M346, aereo militare della Leonardo Spa, decollato dall’aeroporto di Venegono (Varese) per un volo di addestramento, si schiantò contro la parete nord del monte Legnone. I due piloti a bordo (Ashley, dipendente di una società esterna e Goattin, pilota collaudatore della Leonardo) erano riusciti ad eiettare i sedili ma mentre il paracadute di Goattin si era impigliato in uno sperone di roccia, salvandogli la vita, Ashley era precipitato in un canale. Il suo corpo venne recuperato non distante dall’aereo dai soccorritori dopo lunghe e difficoltose operazioni.

Il Procuratore Ezio Domenico Basso

Le indagini, come spiegato dal Procuratore Basso, sono state molto complesse ed articolate, non tanto per ricostruire la dinamica dell’incidente – per la quale la Procura si è avvalsa anche della consulenza dell’Aeronautica Militare – ma per arrivare a determinare le eventuali responsabilità penali ed amministrative per la morte del pilota.

In conferenza stampa, giovedì mattina, il dottor Basso ha così ripercorso i tre lunghi anni di indagini. La prima data ‘chiave’ è il 23 giugno 2023 quando sette dirigenti di Leonardo Spa vengono iscritti nel registro degli indagati con l’invio degli avvisi di garanzia. “A quel punto, però, era necessario valutare la sussistenza di un’eventuale responsabilità della società rispetto all’accaduto  – ha detto il Procuratore – ad ottobre dello stesso anno abbiamo quindi nominato un collegio di consulenti per poter approfondire questo tema”. Le indagini proseguono, con anche diverse perquisizioni nelle diverse sedi della Leonardo Spa (Roma, Torino e Venegono). A gennaio 2025 la Procura richiede al Gip del Tribunale di Lecco l’incidente probatorio per disporre una perizia sui fatti e le responsabilità. Richiesta che però viene rigettata. Il 18 marzo, tre anni e due giorni dopo l’incidente, è stato firmato e notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari con l’iscrizione al registro degli indagati di un ulteriore soggetto, portando il totale a otto (sette dirigenti e il pilota, appunto), nonché della società Leonardo quale persona giuridica.

Come detto, le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono disastro aviatorio colposo e omicidio colposo per violazione della normativa anti infortunistica.

La coltre di fumo sul Legnone che si era alzata dopo lo schianto del jet sulla montagna

Secondo la ricostruzione della Procura di Lecco l’aereo precipitato non era pronto quando si è alzato in volo perché non completo in termini di assemblaggio. “In quell’assetto, l’aereo non era idoneo alla formazione del pilota Ashley che avrebbe poi dovuto a sua volta formare gli altri piloti della committenza (l’Aeronautica del Turkmenistan, ndr) che aveva acquistato quello e altri cinque aerei” ha spiegato il Procuratore. Per evitare di incorrere in pesanti sanzioni, previste dal contratto stipulato con gli acquirenti, la Leonardo avrebbe quindi ‘accelerato’ le procedure di allestimento e assemblaggio del velivolo per riuscire a consegnarlo in tempo.