L’addio a Claudio Ghezzi: “Amavi la Grigna e te ne sei andato con lei”

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Basilica gremita questa mattina a Missaglia per il funerale di Claudio Ghezzi, morto domenica in Grigna

Sulla bara la picozza d’oro che gli amici del Cai Missaglia gli avrebbero regalato al traguardo delle 6mila salite al Grignone

MISSAGLIA – Gliela avrebbero regalata tra non molto tempo, al raggiungimento del traguardo delle 6mila salite in Grigna. Ora, quella picozza d’oro, voluta dagli amici del Cai Missaglia, riposerà sempre con lui. Era gremita questa mattina, martedì, la basilica in centro paese per l’addio a Claudio Ghezzi, il re della Grigna, l’alpinista di 69 anni che ha perso la vita domenica scorsa mentre stava percorrendo la ferrata al Sasso dei Carbonari sul Grignone. La sua montagna, la sua innamorata, come ricordato durante il rito funebre dalle tante persone che di Claudio amavano il carattere tanto solitario quanto generoso.

“Mi sento vicino a lui perché anche io ho rischiato la vita in Grigna durante un’escursione il 27 dicembre 1969” ha confidato il parroco don Bruno Perego durante l’omelia del funerale, concelebrato insieme a don Emanuele Colombo (per anni coadiutore dell’oratorio di Missaglia e ora parroco a Olgiate) e don Stanislao Brivio, sacerdote residente in paese.

Don Bruno ha poi proseguito la predica riflettendo su ciò che spinge l’uomo verso la montagna: “Non si va perché si è incoscienti ma perché si è attratti: la montagna è un simbolo, un segno del divino, del mistero e dell’assoluto. Oggi non siamo qui a celebrare un addio, ma siamo qui per affidare Claudio a Dio, a quel Signore che consapevolmente o meno ha cercato sulle montagne”.

Il sacerdote non ha potuto non citare poi le celebri parole del brano di Giuseppe De Marzi Signore delle Cime, splendidamente intonate poi al termine della funzione religiosa dai cantori del Coro Brianza. “E’ proprio così. Siamo qui per lasciare andare Claudio alle sue montagne. Questa vita è solo l’inizio di qualcosa di più grande”.
Non meno carichi di intensità e affetto i ricordi, a partire da quello di  Luigi Brambilla presidente del Cai Missaglia, i cui soci erano oggi in chiesa con la divisa rossa.  Brambilla ha ricordato i primi passi compiuti nel mondo dell’alpinismo da Ghezzi fino alla tragica morte, nel 1998, di Giacomo Scaccabarozzi. “Da quel momento Claudio ha avuto un motivo in più per andare, ogni giorno in montagna. Pensava, vestiva e agiva da alpinista. Con lui infatti si parlava sempre e solo di montagna anche se non ha mai trascurato i suoi affetti. Quanto ai vestiti, non l’abbiamo mai visto in “borghese”, ma sempre in tenuta sportiva anche nelle sue fugaci apparizioni in paese, dove passava veloce e leggero per poi tornare al suo rifugio Brioschi. Era sempre disponibile ad aiutare i propri compagni”.

Due nipoti hanno invece voluto condividere con le tante persone presenti in Basilica un ricordo più intimo e familiare del Re della Grigna. “Tutti ti ricordano come lo scalatore, ma per noi sei sempre stato lo zio, quello che ci portava al lago con il maggiolone cabrio. I giochi più belli ce li hai regalati tu. Poi è arrivata la passione per la montagna e te ne sei andato con lei. Era il tuo grande amore”. “Non eri un alpinista qualunque, ma un vagabondo alla ricerca della bellezza. In montagna hai portato tutto te stesso perché lì era casa tua. Eri così innamorato che hai scelto di vivere con la tua compagna di sempre”.

Giuseppe Orlandi, per tutti Calumer,ha poi letto la preghiera dell’alpinista ricordando di aver incontrato Claudio giusto venerdì, proprio in Grigna: “Fai buon viaggio, Claudio. Ciao!!”.

Per ultimo Franco Cazzaniga, socio del Cai Missaglia, ha voluto spiegare il senso della picozza d’oro posizionata davanti al feretro: “Avremmo voluto consegnartela al raggiungimento del tuo record delle 6mila salite al Brioschi. Ora sarà sempre con te” ha concluso emozionato, informando che prossimamente verrà organizzata un’iniziativa in memoria di Claudio Ghezzi.