Ance: “Vogliamo uscire dalla crisi, ma serve un’alleanza con le istituzioni”

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LECCO – Preoccupazione per una crisi che non accenna ad allentare la sua morsa, ma anche voglia di resistere nonostante tutto, per sé e per i propri collaboratori, preparandosi per la ripresa che, comunque, ci dovrà essere.

È questo il messaggio emerso nel corso della seduta del Consiglio direttivo di ANCE Lecco, allargata agli imprenditori iscritti, che si è svolta nei giorni scorsi nella sede di via Grandi, cui hanno preso parte una cinquantina di costruttori.

“La situazione è grave, come tutti sappiamo – afferma il presidente Mario Sangiorgio – Il mercato privato è tuttora fermo, a causa soprattutto della preoccupazione delle famiglie e dei contraccolpi sui loro bilanci dell’aumento del costo della vita e dell’imposizione fiscale. E sul fronte pubblico il Patto di Stabilità interno congela le risorse degli enti locali, oltre a mettere in grave difficoltà le imprese che hanno realizzato opere per le quali stanno ancora attendendo il pagamento. Ma ci sono studi e segnali importanti che fanno sperare in una prossima fine del ciclo recessivo nell’edilizia e in una ripresa. Non a breve, ma nel medio periodo. E c’è la voglia da parte degli imprenditori di non mollare. Questo è il dato più significativo”.

Voglia di resistere: un sentimento che Sangiorgio ha ascoltato dagli imprenditori intervenuti al Consiglio direttivo aperto: “Dicevo che è questo il dato più importante. Perché se un imprenditore molla e si lascia andare, allora non c’è futuro né per il nostro settore, né per il Paese. Tra noi costruttori c’è una consapevolezza: quella di essere pronti professionalmente ad affrontare le sfide che il cambiamento del mercato ci pone. Sappiamo bene che il mercato dell’offerta è finito. Occorre essere pronti al mercato della domanda. E questa domanda esiste: è come una molla che si sta caricando e che prima o poi dispiegherà le sue potenzialità. Chi si occupa di studiare le dinamiche del mercato ha individuato in 7 il numero degli anni del ciclo dell’edilizia. Quindi l’attesa è per il 2014. Intanto, però, come imprese stiamo preparandoci. Chiediamo che anche gli altri attori facciano la loro parte”.

Ma cosa significa per un’impresa edile prepararsi a questa attesa fase di ripresa? “Vuol dire stare sul pezzo, cioè conoscere quello che il mercato oggi chiede. Ovvero case che sappiano abbinare almeno quattro caratteristiche: efficienza energetica, sostenibilità ambientale, bellezza architettonica e qualità del costruito. Questa crisi ha in sé un elemento positivo: segna la fine della speculazione finanziaria in edilizia e il ritorno ad un protagonismo dei costruttori, dei veri imprenditori edili. Nel passato recente troppi intrusi si sono messi ad operare nel mercato immobiliare, senza avere un know-how specifico. Oggi non c’è più spazio per la speculazione. Sarà dura, ma il mercato tornerà ad essere gestito dalle imprese di costruzioni”.

Un cambiamento di cui già ora si iniziano ad intravvedere i primi segnali: “Eravamo arrivati ad una situazione in cui il valore delle aree e degli oneri per la costruzione pesavano il 60% sul valore complessivo di un immobile. Questo spiega il motivo per cui i prezzi degli appartamenti salivano. Oggi il valore delle aree sta scendendo. È necessario che anche la pubblica amministrazione riveda le proprie politiche di cassa sul mercato immobiliare. E i prezzi potranno scendere sensibilmente. Ovviamente parlo di nuovo mercato”.

Resta la difficoltà delle famiglie ad investire oggi sul bene casa: “Anche in questo ambito dobbiamo registrare segnali importanti. Innanzitutto le banche, almeno alcune, stanno rivedendo la loro politica dei mutui in modo positivo. E poi c’è una domanda che sta crescendo e che attende il momento propizio per ripartire. Certo, provvedimenti come l’IMU, almeno per come si presenta ora, non aiuta questa propensione all’investimento. Ma ci auguriamo che il Parlamento sappia rivedere le caratteristiche di questa tassa. E che il nuovo vento europeo permetta di abbinare ad una politica di rigore sui conti anche una politica di rilancio dell’economia”.

Un altro capitolo a cui il mondo delle costruzioni guarda con attenzione è quello della riqualificazione del patrimonio esistente: “Lo abbiamo detto più volte: il mercato della riqualificazione dello stock immobiliare esistente è la vera partita su cui tutti, a cominciare dai comuni, dobbiamo dimostrare di saper fare un vero e proprio gioco di squadra. In primo luogo perché significa rimettere in moto il mercato. In secondo luogo perché significa rimetter mano ad interi quartieri delle nostre città, adeguandoli ai nuovi criteri di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica: case ed abitazioni, oltre ad edifici pubblici e scuole, anche attraverso la creazione di nuovi poli dedicati altamente innovativi. E ciò in linea con quanto ci viene richiesto dal Protocollo di Kyoto e con la diffusa sensibilità che tende a penalizzare il nuovo consumo di suolo. Anche in questo caso è importante che tutti gli strumenti a disposizione vengano utilizzati dai comuni. Penso ai nuovi PGT in cui questa attività di riqualificazione va assolutamente incentivata, piuttosto che al nuovo Piano Casa regionale, che se applicato consentirebbe di rilanciare l’economia in generale, in quanto prevede agevolazioni ed incentivi interessanti per ampliamenti e riqualificazioni di numerose attività economiche”.

Ma i costruttori devono misurarsi anche con un importante stock di immobili invenduti: “In primo luogo occorre capire esattamente a quanto ammonta questo stock: dati, anche recentemente forniti, non ci convincono. Certo è che una parte di questo difficilmente troverà mercato, perché non presenta quelle caratteristiche che oggi le famiglie richiedono. L’idea potrebbe essere, allora, quello di riqualificarlo per destinarlo ad altre funzioni. È un progetto che richiede ancora una volta l’impegno di tutti, privati e istituzioni. Noi vogliamo reagire a questa crisi: abbiamo bisogno che anche il pubblico, soprattutto quello che opera a livello locale, ci creda. Serve un patto per il territorio, sottoscritto da tutti”.