Confindustria: pessima l’analisi congiunturale di aprile

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LECCO – Si è conclusa nei giorni scorsi l’edizione dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Confindustria Como relativo al mese di aprile 2012. Un mese che non ha portato svolte, anzi gli indicatori esprimono elevate propensioni al rallentamento della domanda a cui fanno seguito contrazioni dell’attività produttiva e del fatturato, rivelando uno scenario in linea con quanto segnalato dal Centro Studi nazionale.

Il mercato interno resta stagnante e si registrano segnali di contrazione anche per l’export che conserva tuttavia una maggior dinamicità. Il grado di utilizzo degli impianti produttivi segna un peggioramento rispetto a marzo mentre le aspettative economiche e occupazionali per le prossime settimane continuano ad esprimere incertezza. Permangono inoltre le criticità legate alle situazioni di insolvenza e ai ritardi di pagamento, alla volatilità dei prezzi delle materie prime e ai rapporti tra imprese e istituti di credito.

Di seguito l’analisi nel dettaglio

GLI ORDINI
Gli ordini registrati dalle imprese di Lecco e Como rivelano, in aprile rispetto al mese precedente, un marcato segnale di arresto che oltre ad interessare il mercato nazionale, influenza quello estero.

La domanda italiana, già in sofferenza secondo i risultati dell’indagine sul mese di marzo, mostra un’ulteriore fase di rallentamento per quasi la metà del campione (il 46,8% contro il 37% registrato nella precedente edizione), mentre il 40,4% delle imprese indica stabilità.

Limitato invece il numero di soggetti che comunica di aver ampliato il proprio portafoglio ordini nazionale (12,8%).

Le esportazioni si rivelano stabili per il 48,4% delle aziende (il 35,5% in precedenza) e in crescita per un’impresa su cinque (20,4% rispetto al 32,3% di marzo). Il 31,2% delle aziende segnala, per contro, un raffreddamento degli scambi (era il 32,3% nella scorsa edizione).

“Lo scenario che si registra a livello lecchese assume gli stessi toni – commenta il Presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi – e mostra una stagnazione sul mercato nazionale a cui si affianca un export meno vitale di quello vissuto negli scorsi mesi. Pur in presenza di circa il 65% di soggetti che hanno mantenuto (44,6%) o, in misura minore, consolidato (20%) la propria presenza sui mercati esteri, il 35,4% del campione ha comunicato un rallentamento delle vendite all’estero rispetto a quanto registrato a marzo. La propensione all’export è uno dei principali fattori che hanno garantito, nel corso degli anni, il successo del settore manifatturiero lecchese; i dati che emergono dall’Osservatorio restituiscono un’approssimazione di quanto il momento congiunturale sia complesso”.

LA PRODUZIONE
Attività produttiva in significativo rallentamento per le imprese di Lecco e Como: solamente il 14,7% del campione ha segnalato un aumento in aprile su marzo, mentre per il 44,1% si è registrata una generale stabilità. Il restante 41,2% ha comunicato invece una diminuzione, contrazione che risulta ancora più evidente dal confronto con il mese precedente in cui i giudizi indicanti il rallentamento erano bilanciati dai giudizi positivi (24,5% in entrambi i casi).

In riduzione anche la percentuale sulla saturazione degli impianti di produzione che, dopo il 74% registrato a marzo, scende nuovamente al 72,3%.

Anche per le imprese di Lecco si rileva una marcata contrazione della produzione, confermata dall’ampio divario tra i giudizi di rallentamento dell’attività e quelli positivi. Oltre un terzo delle imprese (37,7%) comunica infatti una diminuzione, a fronte di una più limitata percentuale di giudizi positivi (11,6%).

IL FATTURATO
A livello congiunto si segnalano rallentamenti anche sul fronte delle vendite. Il fatturato del mese di aprile, rispetto a quanto vissuto in marzo, mostra infatti una diminuzione per poco meno della metà del campione (47,2%) a fronte di un aumento del giro di affari indicato da quasi un’azienda su cinque (il 19,4%). In un caso su tre (33,3%) le imprese non hanno segnalato variazioni rispetto ai livelli di marzo.

“I dati del territorio lecchese descrivono uno scenario in linea con quello complessivo delle due province ed indicano un diffuso rallentamento del fatturato che interessa il 52,7% delle aziende, mentre si attesta al 20,3% la percentuale di imprese che comunicano di aver aumentato il fatturato – sottolinea Giovanni Maggi. La dinamica assunta dall’indicatore si rivela purtroppo in linea con quanto emerso sul versante della domanda”.

LE PREVISIONI
Per le imprese lecchesi e comasche si delinea un quadro di incertezza per le prossime settimane: a fronte di un 66,4% di aziende che indicano di attendersi una situazione pressoché stabile e di un 9,3% che prevede invece una crescita, un’impresa su quattro ipotizza un ulteriore rallentamento, così come era già avvenuto nella rilevazione del mese precedente.

In controtendenza invece, rispetto a marzo 2012, il dato sulla visibilità delle attività. L’orizzonte temporale si estende ad oltre un trimestre per il 20% delle aziende (in precedenza lo stesso dato era del 14,1%), anche se permane una visibilità limitata a poche settimane (44,8% del campione) o comunque inferiore al trimestre (35,2%).

A livello lecchese si rileva una percentuale maggiore di giudizi indicanti una stabilità per le prossime settimane (72,6%), ma allo stesso tempo le previsioni di crescita scendono al 4,1%, di cinque punti percentuali inferiori rispetto alla precedente rilevazione.

Anche per le imprese della provincia resta limitato l’orizzonte di visibilità delle attività, che supera il trimestre solo nel 22,2% dei casi.

LE MATERIE PRIME
Il costo associato all’approvvigionamento delle materie prime continua ad essere un elemento di attenzione per le aziende di entrambe le province. Ad aprile un’azienda su quattro (24,5%) ha segnalato, infatti, di aver dovuto far fronte all’aumento dei prezzi delle commodities (aumenti rispetto ai livelli praticati dai fornitori in marzo) mentre nel 70,6% dei casi è stata comunicata stabilità dei listini. Residuale la percentuale di soggetti che ha segnalato una diminuzione (4,9%) dei prezzi.

Il quadro del territorio lecchese conferma lo scenario generale.

LA SOLVIBILITA
Circa il 70% del campione continua a registrare situazioni di ritardo nei pagamenti e casi di insolvenza, in linea con i dati del mese precedente. Anche in aprile non si sono registrati miglioramenti in tal senso, ma si segnalano al contrario ulteriori aggravi nel 30,3% dei casi.

Situazione analoga per le imprese di Lecco, anche se con una minore percentuale nelle segnalazioni di peggioramento delle situazioni di insolvenza (25,4%).

“Gli imprenditori stanno attraversando una fase paradossale – rileva Giulio Sirtori, Direttore di Confindustria Lecco. In un periodo difficile come questo l’acquisizione di nuovi ordini è indubbiamente un fatto positivo, che dimostra come le imprese siano in grado di attrarre il mercato nonostante la difficile situazione congiunturale. Tuttavia, le incertezze legate alla solvibilità dei clienti generano timore che un fatto di per sé positivo possa in realtà trasformarsi in un danno per l’azienda, che potrebbe essere penalizzata da eventuali casi di insolvenza”.

I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
L’analisi dei rapporti tra le imprese e gli Istituti di Credito continua a mostrare, a livello congiunto, elementi di criticità. Rispetto alle condizioni praticate nel mese di marzo, è stato segnalato un aumento degli spread e dei tassi applicati nel 30,8% dei casi e un incremento delle spese e delle commissioni bancarie per oltre 4 imprese ogni dieci (il 42,9%).

I casi riguardanti le richieste di aumento delle garanzie (12,6%) e la restrizione dei fidi (7,5%) sono stati invece più limitati.

Per un’azienda su quattro (27,8%) inoltre si registra un allungamento dei tempi di delibera per la concessione dei fidi.

Le imprese lecchesi, pur rivelando una diffusione del fenomeno meno ampia, confermano il peggioramento delle condizioni riguardanti spese e commissioni bancarie (42%) e dei tassi applicati (28,6%). Per quanto riguarda le tempistiche di delibera per la concessione dei fidi, i casi di prolungamento hanno pesato invece sul 26,6% delle imprese.

L’OCCUPAZIONE
I dati sull’occupazione confermano un calo per le imprese di Lecco e di Como, anche se per la maggior parte dei casi si registra stabilità. I giudizi indicanti una diminuzione si sono attestati al 9,3%, rivelandosi superiori ai giudizi di crescita (pari al 7,5%). Per l’83,2% delle aziende la situazione occupazionale è invece rimasta invariata rispetto al mese precedente.

Per i prossimi mesi non si prevedono particolari miglioramenti e la situazione di contrazione dovrebbe protrarsi, così come indicato nel 22,2% dei casi.

Permane, tuttavia, un numero elevato di giudizi improntati alla stabilità (70,4%) e si segnalano anche giudizi che prevedono un aumento dell’occupazione (7,4% del campione), decisamente in controtendenza rispetto alla precedente rilevazione nella quale non si registravano giudizi positivi.

Anche per le aziende di Lecco si evidenzia lo stesso andamento con una contrazione leggermente più accentuata, con giudizi negativi pari all’11% e quelli indicanti una crescita al 6,8%.

Nell’82% dei casi le imprese comunicano una conservazione dei livelli occupazionali.

Nel caso delle imprese associate, esaminando le dinamiche dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e valutando gli occupati coinvolti rapportati a zero ore, si sono registrati, in aprile, aumenti di circa il 70% rispetto ai livelli del corrispondente mese 2011, nel caso della cassa integrazione ordinaria, e di oltre il 65% nel caso delle forme più gravi (cassa integrazione straordinaria, cassa in deroga e contratti di solidarietà).

Rispetto alla chiusura dello scorso anno, invece, i livelli di utilizzo della cassa integrazione si sono rivelati stabili.

“A tal proposito – commenta Giulio Sirtori – occorre considerare che un maggior ricorso agli ammortizzatori sociali, registrato proprio nel mese di aprile, contribuisce a far apparire “stabile” lo scenario occupazionale anche quando nella realtà dei fatti le criticità sono di fatto cresciute con l’incremento dei ricorsi alla cassa straordinaria e ai contratti di solidarietà”.

A livello previsionale la situazione è invece ancora più simile a quella generale, con giudizi di crescita di circa mezzo punto percentuale più elevati (8,1%).