Carenza di personale, lo chef Di Bella: “Cucina italiana destinata a scomparire”

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Vincenzo Di Bella
Lo chef Vincenzo Di Bella, presidente dell'Associazione Cuochi Lecco e Provincia

L’allarme lanciato dal presidente dell’Associazione Cuochi Lecco e Provincia in una situazione pardossale

Poco personale nonostante i molti iscritti nelle scuole. “Una buona dose di colpa è imputabile a certi programmi televisivi”

LECCO – Uno scenario apocalittico quello che potrebbe dover affrontare il settore della ristorazione a causa della carenza di personale sia in sala che in cucina, e questo nonostante la paradossale situazione in cui, negli ultimi anni, si è registrato un aumento considerevole di iscritti alle scuole alberghiere.

Nell’intervista realizzata ieri sera, lunedì, durante la prima Cena di Primavera organizzata dall’Associazione Cuochi Lecco e Provincia, il presidente Vincenzo Di Bella è stato schietto e diretto: “Di questo passo tra qualche anno la cucina italiana è destinata a scomparire”.

Parole forti, comprovate da una situazione ben nota a chi lavora nel settore, come spiega lo stesso Di Bella: “C’è carenza di personale. Le persone preparate e con voglia di lavorare sono sempre meno. Questo vale sia per il personale di sala e bar che per quello di cucina: cuochi, aiuti cuoco, eccetera”.

Nonostante i numerosi iscritti alle scuole alberghiere che si sono registrati negli ultimi anni, al lato pratico mancano camerieri e chef.

Una situazione paradossale che Di Bella motiva così: “Una buona dose di colpa è imputabile a certi programmi televisivi, che hanno presentato il nostro lavoro in modo distorto. Dipingono gli chef come dei vip, che svolgono una professione facile, spassosa, leggera. La realtà, per chi lavora in un ristorante è ben altra, a cominciare dal fatto che si lavora il sabato, la domenica, le feste e per chi è impegnato sui due turni, pranzo e cena, gli orari sono tutto fuorché ‘comodi’. Ad esasperare la situazione sono stati i social network, molto seguiti da giovani e giovanissimi, che con questo nuovo modo di fare informazione hanno contribuito in modo sostanziale a distorcere la realtà”.

Un problema non locale ma nazionale: “Siamo spiazzati da questa carenza, perché non è un problema lecchese ma nazionale e non solo”, puntualizza il presidente Di Bella.
Poi lancia un appello alle scuole: “Devono essere più selettive – aggiungendo – Devono portare avanti solo gli studenti veramente interessati a questa professione – spiega – Sono troppi coloro che scelgono questa strada perchè la reputano un ripiego, arrivando poi al termine degli studi per nulla preparati, svogliati e disinteressati nell’intraprendere una carriera lavorativa nel settore della ristorazione, dove la passione è fondamentale e necessaria. Questo è un male per il nostro settore, ma soprattutto per questi giovani che hanno buttato al vento tre o cinque anni della loro vita”.

L’Associazione Cuochi Lecco e Provincia è inoltre convinta che nella scuole alberghiere e professionali con corsi di formazione per ristorazione, sala e bar, sia necessario incrementare il numero di ore dedicate alla pratica. “Queste scuole devono essere imperniate sulla professione. Chi viene formato deve uscire con basi pratiche solide, cosa che non sempre avviene. Ma anche l’aspetto psicologico è importante perché è doveroso che gli alunni sappiamo e siano pronti ad affrontare professioni che richiedono molti sacrifici”.

Per questo motivo il presidente cuochi della Regione Lombardia Alberto Somaschini nel prossimo incontro in Regione è stato incaricato di farsi promotore di questa richiesta nei confronti dei vertici regionali con l’auspicio che venga recepita.

E in questo contesto critico, il presidente di Bella lancia un allarme: “Di questo passo, tra qualche anno, la cucina italiana è destinata a scomparire”. “Il patrimonio gastronomico che ha l’Italia, l’Arte Culinaria che ci contraddistingue in tutto mondo, è a rischio e stiamo facendo poco nulla per preservarlo e salvaguardarla. Con la carenza di personale professionalmente qualificato e preparato si apre uno scenario alquanto difficile e il rischio è quello di perdere buona parte della nostra lunga tradizione culinaria. Se noi ieri abbiamo raccolto il testimone lasciato da chi ci ha preceduto, oggi siamo in seria difficoltà perchè ci sono ben poche persone, preparate, in grado di poter fare lo stesso”.