Donne, imprese e gender gap: a Lecco miglior performance delle giovani imprenditrici

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5.192 le imprese femminili, di cui 1.301 artigiane guidate da donne, 189 quelle gestite da giovani donne under 35

Le donne scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo

LECCO – Come hanno iniziato il 2022 le imprenditrici lombarde e lecchesi? Esaminando le risposte ottenute dalle imprenditrici artigiane lombarde alla survey di inizio anno sono essenzialmente due le parole chiave che se ne colgono: fatica e resilienza. Fatica, perché nonostante il 2021 è stato l’anno della ripartenza le MPI e imprese artigiane femminili non sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato pre crisi e hanno registrato una variazione media dei ricavi, nel 2021 rispetto al 2019, negativa del -9,7%, più pesante rispetto al -8,8% totale. Tale risultato trova spiegazione nella maggior presenza di artigianato capitanato da donne in alcuni dei settori più colpiti dalla crisi Covid-19 come quello della moda e del benessere.

Resilienza, perché anche se più colpite dalle conseguenze della pandemia le imprenditrici artigiane si dimostrano più combattive e pronte a reagire adottando, o esprimendo l’intenzione di adottare nel prossimo futuro, una o più azioni di sviluppo per riuscire a restare sul mercato incrementando la propria capacità competitiva, come dichiarato dal 61,2% di loro, quota superiore al 55% totale. Le azioni per ripartire maggiormente intraprese dalle donne a capo d’impresa sono: il miglioramento della qualità del personale attraverso la formazione o nuove assunzioni e il cambiamento dell’organizzazione interna all’impresa.

“La scelta a indirizzarsi principalmente verso questi due ambiti di sviluppo da evidenza di come le donne, più degli uomini, vogliono ripartire e recuperare il terreno perso partendo in primis dalle persone e non dall’integrare modifiche che riguardano prettamente l’organizzazione del business dell’azienda intervenendo su produzione, canali di vendita o clienti”, commenta Silvia Dozio, referente Movimento Donne Impresa Confartigianato Lecco.

La maggior fatica e il grado sempre più elevato di complessità che caratterizza il contesto in cui le imprese operano fa sì che siano proprio le imprenditrici quelle per cui si rileva una quota maggiore di incerte rispetto alla capacità di recuperare quanto perso a causa della volatilità odierna e futura che caratterizza, e caratterizzerà in futuro, il mercato (65,1%>58,7% totale). Mentre la quota di coloro che hanno già recuperato quanto perso si attesta al 16,5% e quella di coloro che pensano di essere in grado di recuperare i livelli pre crisi di fatturato entro la fine dell’anno in corso si attesta al 14,9%. Seppur molto incerte le donne che gestiscono imprese artigiane interrogate rispetto alla volontà di voler investire nel 2022 rispondono in modo affermativo nel 65,7% dei casi (> 62,9% del totale). Come per le azioni di sviluppo, anche rispetto alle aree di investimento si osserva una predisposizione maggiore della platea femminile a voler puntare su capitale umano e formazione.

Le imprese femminile artigiane in provincia di Lecco

Nel 2021 in provincia di Lecco sono 5.192 le imprese femminili, di cui 1.301 artigiane guidate da donne che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione. Nello specifico, 189 imprese artigiane sono gestite da giovani donne under 35 (14,5% incidenza su totale imprese artigiane femminili; 32,9% incidenza su totale imprese femminili gestite da giovani donne) mentre sono 128 le imprese artigiane gestite da straniere (9,8% incidenza su totale imprese artigiane femminili, 27,7% incidenza su totale imprese femminili gestite da straniere). Il valore percentuale delle giovani imprenditrici ci fa essere primi nella classifica regionale, superando la media lombarda che si attesta al 26,4%.

Uomini e donne a confronto

Persistono le medesime disparità tra uomo e donna raccontate un anno fa, come negli anni precedenti. Le donne, seppur fanno meglio degli uomini sul fronte istruzione e formazione, scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo. Difatti, la quota di donne con almeno un diploma si attesta al 69% superando di 6,8 punti quella rilevata per gli uomini (62,2%), quella di donne laureate si attesta al 38,3% superando di 10,8 punti quella rilevata per gli uomini (27,5%), quella di donne che hanno effettuato il passaggio all’università si attesta al 61,4% superando di 11,2 punti quella rilevata per gli uomini (50,2%). Mentre la quota di coloro che partecipano alla formazione continua eguaglia quella degli uomini (pari al 7,9% in entrambi i casi). C’è però un ambito dell’istruzione in cui le donne scontano un gap a loro sfavore rispetto agli uomini, quello del digitale: per quota di donne con competenze digitali elevate (per le donne si registra una quota del 23,4% inferiore di 6,3 punti a quella degli uomini di 29,7%) e per quota di laureate in discipline STEM (per le donne si rileva una quota del 10,3% inferiore 7,5 punti quella degli uomini di 17,8%). La platea femminile lombarda inoltre sconta condizioni peggiori degli uomini in tutti gli ambiti del lavoro e conciliazione con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 4,4 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro (pari al 12,9% per le donne> dell’8,5% degli uomini), di 3,8 punti per dipendenti con bassa paga (pari all’8,9% per le donne > del 5,1% degli uomini), di 1,4 punti per occupati sovra istruiti (pari al 22,8% per le donne >del 21,4% degli uomini) e di 12,2 punti per part time involontario (pari al 16,7% per le donne> del 4,5% degli uomini). Tutto ciò comporta una disparità uomo donna anche sul fronte della soddisfazione per il proprio tempo libero: le donne che esprimono livelli elevati di soddisfazione sono il 69,8% quota inferiore di 3,3 punti rispetto a quella rilevata per gli uomini (73,1%).

In provincia di Lecco persiste inoltre una disparità del 37,6% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini (media regionale 31,1%).

Alcune leve che favoriscono contesti a “Misura di donna”: istruzioni e servizi

“I dati a disposizione  – conclude Dozio – ci permettono di illustrare l’importanza e la centralità di alcune leve fondamentali per un contesto a “favore di donna” come l’istruzione e la diffusione capillare sui territori di servizi di assistenza negli ambiti della conciliazione (come i servizi per l’infanzia, asili nido), leve su cui poter e dover fare forza per incentivare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. I tassi di occupazione femminili sono più elevati nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea). Il Movimento Donne Impresa, in occasione dell’8 marzo, augura a tutte le donne di riuscire in tempi brevi a conquistare ciò che per loro è più caro, come autonomia, rispetto, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, tutele, opportunità, sicurezza, più tempo e tranquillità”.