“Claudio della Grigna”: il ricordo dell’amico Mauro Lanfranchi

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Claudio Ghezzi e Mauro Lanfranchi
Claudio Ghezzi e Mauro Lanfranchi, durante una salita invernale al Grignone

Il fotografo lecchese lo ricorda in occasione dell’uscita del libro dedicato all’alpinista Missagliese scomparso

LECCO – Proprio nei giorni scorsi, a Missaglia, è stato presentato il libreo dedicato a Claudio Ghezzi, per tutti il “custode” del Grignone con le sue 5600 e più salite. Un alpinista con esperienze in spedizioni all’estero, ma prima di tutto un amante della montagna.

A ricordare Claudio, in occasione dell’uscita del libro, è anche l’amico Mauro Lanfranchi, pregevole e instancabile fotorgafo innamorato dei monti, come Claudio, soprattutto delle cime lecchesi.

E proprio sulla via invernale che sale al Grignone, Lanfranchi ricorda l’incontro con l’amico Ghezzi del quale porta con sè bellissimi ricordi, come quel giorno… ” ‘Ven chi che fem ‘na foto insemm’. Così esordì Claudio quando lo incontrai lungo la traccia invernale per le Baite Comolli. Non avrei mai pensato che una semplice immagine potesse divenire un ricordo indelebile di tanti anni di lunga amicizia. Da pochi giorni è uscito un magnifico volume ‘Claudio della Grigna‘ un racconto avvincente con la testimonianza di tanti amici che l’hanno conosciuto. Avevo fotografato Claudio moltissime volte sul suo amato Grignone, in particolare vicino alla Croce quando era gonfia di galaverna. Avrei decine di aneddoti da raccontare, mi è rimasto però impresso quando anni fa, raggiunsi con degli amici i Comolli sommersi da 5 metri di neve. Esausti per aver battuto la traccia e decisi di rinunciare, arrivò lui che con forte determinazione, con le sue enormi ciaspole, ci spronò a proseguire lungo la sua pista e a fatica, riuscimmo a raggiungere il rifugio Brioschi ricoperto da una corazza di ghiaccio. Il destino poi volle che casualmente mi trovassi ad assistere, pur non sapendo che si trattasse di lui, ai due incidenti in cui venne recuperato con l’elicottero, il primo lungo la via della Ganda e il secondo, quello fatale sulla Cresta dei Carbonari. Mi ero completamente dimenticato di quell’immagine, per me così ricca di significato. Quando poco tempo fa, mi è apparsa sullo schermo, mi ha provocato una forte emozione. Carissimo Claudio, voglio ricordarti col tuo sorriso e la tua positività, come l’ultima volta che ci siamo incontrati all’alba all’attacco della Sinigaglia, pochi giorni prima della fatale caduta. Caro Claudio, le Grigne e i tanti amici, si ricorderanno di te per tutta la vita”.